La via verso la felicità: dicembre


la strada verso la felicità ha un cammino lungo e imprevedibile e passa attraverso la costruzione di piccoli mattoni costruiti a mano, pressati, levigati, trascinati, essiccati e poi riposti in luoghi sicuri.

Ho fatto un Natale bellissimo questo Natale.

Ho cominciato a costruirlo a novembre, che quest'anno non avevo nessun freno che mi diceva che era presto, dispendioso, difficile da fare, incerto, inutile, dal risultato scarso, sfuggente e pieno di obblighi.

Quest'anno ho ordinato il kindle (è un lettore di libri elettronici) on line: il modello Graffite, ho preso, che Figlio si era comprato il suo on line ed era un modello usato, e aveva messo via con pazienza i suoi 100 euro e poi lo aveva atteso parecchio che chi glielo aveva venduto non lo spediva mai, e infine lo aveva ricevuto, e goduto solo per pochi giorni, che poi lo aveva ficcato nello zaino e portato a scuola, ma si sa, un kindle senza custodia è fragile come il mio cuore adesso, e quello ha preso un colpo, si è rotto irrimediabilmente, e anche il mio cuore ha preso un colpo, ma non so nulla del mio cuore io, mentre il Kindle ho potuto comprarlo: il modello ultimo a cui ho aggiunto una custodia di pelle nera. D'artagnan mi ha aiutato nella ricerca del modello, nella scelta del tipo, nell'acquisto, lo ha pagato e ha messo il proprio indirizzo, che certo io non potevo farmelo recapitare a casa, una scatola che arrivava da Londra con su scritto Kindle. Ho passato così 3 settimane a pensare al regalo che sarebbe arrivato da Londra per me, passando per le mani di D'artagnan per finire in quelle ormai grandi di Figlio. Sono sicura che gli piacerà, mi dicevo, sono sicura sicura che sarà felice. Ho passato tre settimane a pensare al viaggio di questo oggetto, che ero certa sarebbe finito in tempo sotto il mio albero di natale, così ben addobbato quest'anno, con le luci bianche e rosse che lampeggiano, e quelle fisse bianche e intense le ho attaccate alla finestra, che voglio che il mondo veda che qui è Natale, quest'anno, Natale davvero. La costruzione della felicità è stata anche questo, la certezza che sarebbe arrivato in tempo. Poi il 23 mattina, appena dopo che avevo sentito che i magazzinieri mi dicevano che a mezzogiorno del 23 i corrieri non correvano più, ho ricevuto il messaggio da D'artagnan, che erano le 12.23 (1,2,3, del 23-12, sarebbe piaciuto al Semprequello questa combinazione), ho ricevuto un sms che diceva: - è arrivato il pacco!- Io ero in piedi, nel mio studio nuovo, davanti alla mia enorme scrivania nera, e ho esultato, da sola, ho sentito la felicità che arrivava e me la sono tenuta stretta, che tutto vabene per lisciare e solidificare i miei mattoncini di felicità. Sono quelli che metterò nella parte bassa della mia costruzione, che le fondamenta già le ho fatte, e sono profonde e interrate bene.

Ora è tempo di cominciare con le pietre del perimetro.

Sempre a novembre avevo ordinato un regalo per Figlia: la scatola dei bigodini elettrici. E già me l'immaginavo Figlia con i bigodini in testa, e poi i boccoli rotondi che scendono sulle spalle, che sono ormai due anni che mi tormenta con la piastra e mi chiede di farle i ricci, e io non sono capace mentre invece la mamma della Miriam sì che le sa fare i ricci - la mamma della Miriam è una stronza- avrei voluto dirle ma ho sempre taciuto, facendo una smorfia che Figlia ben capisce e che io so va tutta a favore della mamma della Miriam. Ma stavolta ti frego, Figlia, stavolta ti dò i bigodini elettrici, che dentro ce ne sono ben 24 tra grandi e piccoli, sono facili da usare, io saprò metterli e così potremo giocare. Ogni giorno passando verso casa andavo al negozio che ormai siamo amici, e chiedevo dei bigodini, finché un giorno sono arrivati, e li ho portati in casa di nascosto, e ho comprato la carta da regalo e di nascosto li ho incartati, e poi li ho nascosti, che Figlia mica è scema, mette le mani daperttutto, e io non voglio che li trovi. Così, la mia felicità è passata attraverso il vuotare un armadio delle cose estive, e avrei voluto fare così anche con il mio cuore, e ci sono anche riuscita, che non chiamo chi non mi chiama, non voglio chi non mi vuole, nascondo i regali che ho fatto, li serbo per altri, se mai ci saranno altri, vuoto faccio il vuoto, spazio, che fatica, faccio spazio, spazio spazio... Sarà felice Figlia, lo so, lei non ci pensa a un regalo così: lei si aspetta un vestito o un libro, un regalo così proprio no.

l'8 dicembre era festa, e io ero a casa con Figlia, e mi sono posta alle sue spalle mentre giocava al computer:- che fai? - Trucco le mie amiche. Mi sono seduta di fianco a lei. Lei mi ha mostrato un programmino al computer con cui modificare le foto: si è sentita importante e adulta, mentre spiegava alla mamma "ma come, non lo conosci? ti faccio vedere io mamma" un programmino divertente, che a me servirebbe anche usare nel mio Lavoro Benedetto. Un Photoshop fatto per la gente che non è professionista ma vuole divertirsi: puoi truccare i volti, aggiungere barba e baffi, e cuoricini, e disegni, sovrapporre le foto, mettere l'ombretto agli occhi, allargare la bocca, aggiungere pezzi di foto a altre foto. Ho guardato ammirata e ho cercato di imparare più che potevo, mentre lei lesta lesta, apriva e chiudeva finestre e menù, sceglieva font e disegni, salvava foto. Ma alcune cose non poteva farle, perché facevano parte del pacchetto Premium. Quando Figlia si è allontanata io ho guardato bene il programmino, e ho cercato di capire il costo del pacchetto Premium: 24 $ per un anno. La costruzione della felicità passa attraverso la possibilità di cliccare sulla finestra Acquista, digitare le cifre delle carta di credito, e stampare su carta bianca la ricevuta dell'abbonamento. Figlia non si aspetta certamente un regalo così: lei vorrebbe le UGG, quegli stivali che costano 150 euro e che io le ho detto chiaramente che non le comprerò mai: lei ha capito, lo sa, ma non le è chiaro che cosa vuole veramente in questo primo Natale che farà con i genitori separati. Ho piegato bene il foglio, ho scritto una piccoloa letterina e ho sigillato il tutto in una busta preziosa. E l'ho nascosta nella mia libreria, insieme alle fatture.

e un sabato mattina di sole limpido e aria gelida, ho preso la bicicletta e sono andata fino da Decathlon. Il freddo era intenso il male acuto, a tratti insopportabile: ma io ho pedalato, coprendomi il più possibile, diretta verso il negozio dove sono arrivata tutta arrossata in volto, infagottata e con le mani ghiacciate, che la strada era piena di ghiaccio, ma io avevo bisogno di sole e di movimento, muovere le gambe per liberare il cervello dalla fatica di vivere, che a volte pesa e fa male, un male cane, ma è la vita. (- Che hai?- -Niente. E' che a volte mi prendono delle giornate così, di ansia intollerabile, dove vedo tutto nero, dove mi sento minacciata da un invisibile niente. - Aveva taciuto lui. Poi, giorni dopo, nelle mie affannose corse al mio lavoro Benedetto, mentre pedalavo tenendo il mio nero e liscio iPhone in mano e schivando le macchine lungo il viale Codalunga (in nomine omen davvero davvero, un viale lungo e largo che pare davvero lunghissimo), mentre ero al telefono con lui e mi pareva di stare bene, lui ha detto:- dovresti prendere qualcosa quando stai male, sai, mica chissà che, ma qualcosa sì, tipo della Novalgina, sai aiuta_ e io ero rimasta senza parole, che ci sono significati nascosti dietro frasi così innocenti e io sono bravissima a leggere le cose che non sono dette, per questo mi faccio male, che non tengo mai conto che le cose non sono dette, ma le interpreto e le faccio mie e quella frase significava "ho pensato a quello che ahi detto, ho pensato a una soluzione, ho pensato, ho pensato a te", e vermanet io non ho saputo che dire mentre pedalavo sul Ponte Molino, ma mi ricordo esattamente dove ero e cosa pensavo mentre lui mi parlava, e io nn sono riuscita a spiegargli perché no, perché non prendo la Novalgina, che già ho vissuto piatta, e questa è la vita, va affrontata, ho già nascosto lontano, schiacciato quello che forse andava detto, Dio solo sa quanto vorrei ancora dirti, che me lo sfoglio piano piano a volte, per questo fa male anche quello e arriva l'ansia e il senso di precipitare giù, nel vuoto , ma questa è la mia vita fatta anche di sentire il dolore, ma a desso è la felicità di ricevere la telefonata, la gioia distillata in piccole gocce di sentire che lui ha pensato al fatto che ero stata male, ci aveva pensato, e questo era gioia per me, che il resto della strada e della conversazione non la ricordo, ma questo sì). Mi sono comprata i guantoni, quello neri con le strisce oro, quelli da 8 once. Bellissimi. Così belli che mi sono emozionata da sola. Ho pagato e sono uscita iun fretta da decathlon, e ho lasciato che l'emozione uscisse un poco, e ho anche pianto mentre pedalavo, mica tanto eh, che faccio una gran fatica io ormai a piangere mentre invece mi farebbe bene, ma insomma qualcosa è uscito da quel fondo dove tutto sembra secco e inospitale, finché sono arrivata a casa, li ho incartati con cura e li ho nascosti dietro i vestiti estivi, vicini ai bigodini elettrici. Si fa così: la felicità si costruisce un poco alla volta, mettendo da parte i regali di Natale scelti con cura.

(to be continued)

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