Superkoars snasa e scantona. Mi sa che ce la fa.





Auff, che stanca, momentaneamente stanca, che sono in ritardo qui da lei ma sa, non è ignavia bensì è l'accumulo del fare e così tante cose faccio che ho fatto la lista come già le avevo detto, cercando di fare ordine, ma poi la lista si è gonfiata, e per una cosa che ho depennato se ne aggiungevano altre, che per esempio, ho pagato il condominio, ma per pagare il condominio ho dovuto cercare il libretto degli assegni e quindi avevo aggiunto alla lista - cercare il libretto degli assegni e metterlo in un posto che sia il suo- e quindi bisognava trovare il posto, e poi trovare il libretto e poi andare a pagare e nella mia ricerca ho trovato quello del Talebano, e poi mi è venuto in mente di fare  il negozio on-line, la corsa, l'iPod, insomma una serie di cose che si allungano in strisce di letterine scritte a mano, con la lista che si arrotola sulle due paginette, scrivo a penna cose da fare che si spostano in verticale, si rincorrono con le frecce (finire di dipingere la camera freccia mettere in ordine lo sgabuzzino freccia sistemare la playing list freccia aggiornare iPhone freccia..., e c'è un ordine sa in questa lista apparentemente strampalata, che senza musica non si dipinge, quindi devo aggiornare iTunes per avere la musica nel cellulare ma allora anche l'iPhone va aggiornato con il sistema iOS 5 che così me la posso portare di là visto che ho comprato i Coldplay, e solo se ho la musica posso mettermi a dipingere ma prima devo andare nello sgabuzzino che è lì in fondo che ho messo i pennelli e le pitture, ma nel tempo ho messo altra roba davanti quindi devo mettere in ordine lo sgabuzzino e quindi mi serve la musica....Capisce in che mare di liste mi sono cacciata?).  E poi arrivano altre cose, tipo un preventivo per un editing di testo, un pranzo di lavoro con Candida, un pianto dirotto di Goemon Ishikawa, che tanto ha vorticato la scimitarra che ora le braccia le fanno male, proprio ora che ha squarciato il velo del mondo che le sta intorno si sente sconfitta da se stessa, e piange sulle stoffe stracciate mentre non vede che le ha tagliate sapientemente per costruire un origami, e se riuscisse lei a far scorrere lo sguardo verso il basso e se potesse prendere i brandelli di stoffa, vedrebbe che sono scampoli e non stracci, ma broccato e lino e batista di lino, diversi spessori e diversi usi, ma era necessario che lei li tagliasse, solo che veloce come è stata lei non si è resa conto che andava avanti, e con la sigaretta in bocca è rimasta ferma, e arrotolata come un gatto nella poltrona a pozzetto piange e piange, e le lacrime sono trasparenti e spannate, non hanno la forma di goccia, ma scendono larghe dagli occhi, bagnano le palpebre inferiori, rendono lucida la pelle e poi scompaiono, si assorbono ed evaporano credo, non so, certo è che riconosco il suono che fanno quando stillano dagli occhi, e - Piangi- le ho detto io, che il pianto purifica e porta via, e la stiva va vuotata dell'accumulo e quindi che pianga pure Goemon, la scimitarra al riparo delle ampie vesti, che siamo in pieno autunno e mi viene in mente quel mio autunno, quando io uscivo e correvo sulla strada lungo la ferrovia, uscivo e correvo e piangevo, avanti e indietro, sulla mia vita perduta, sui 20 anni di costruzione non sorretti da fondamenta solide, che il Talebano non era in grado di sorreggere il peso da solo, e J era lontano, chiuso e sofferente, e io correvo, correvo e correvo, che avevo capito che non potevo morire e magari, pensavo, magari muoio mentre corro, così sembra un incidente.
Capicse signora mia, sono pure raffreddata, che vuole, mali di stagione... come dice? che bello grazie, un fazzolettino di lino per me, ... che fa? Ah dalla sua pochette estrae una boccetta, aspetti che leggo, Timo Bianco, ne versa....una, due, tre gocce... poi con cautela richiude la boccetta, la ripone nella scatola di cartoncino e poi ancora nella pochette di velluto rosso cupo, e poi posa la pochette di fianco a sé, sul divano, e quella sta in piedi, vede? Lei ha una tale grazia nel fare le cose, che tutto le viene così facile e liscio, la pochette in piedi a fianco a lei, e poi mi porge il fazzolettino, e... ah sì? Ma davvero? Annuso annuso e... uh, mi pare sì, di respirare meglio sì, vede vede, quante cose che imparo da lei, dice che mi farà bene sì?
lei è così premurosa nei miei confronti, la ringrazio tanto sì, e vede mi sono raffreddata che secondo me tutto questo è frutto delle pene di cuore, no, non le mie, io basta,  non ho nemmeno un cuore più, eheh, tutto pulito qui da me, non mi può succedere nulla più oramai, che troppa esperienza ho accumulato io con gli uomini che la sorpresa non può più cogliermi, li snaso da lontano sa, me ne accorgo ben prima che se ne accorgano loro, e giro l'angolo, che il cuore qui non c'è, non per gli uomini almeno. La Mappa delle Stelle dice? Ah sì, l'ho visto una volta, ma lui non ha visto me, e io ho arrotolato la pergamena e non l'ho più guardato, che non è aria da miracoli qui, che sa, ... lasciamo perdere va....
Ma le dicevo che ero a letto l'altra notte, avevo fatto cose ed ero stanca, sa quando la testa pesa e non si riesce più a ragionare, e mentre ero lì a letto il cellulare squilla, o meglio vibra e s'illumina, e io capisco già chi è e che cosa è e striscio il dito e dico : -nooooo, ti prego, dimmi di no...
e di là La Collezionista piange, singhiozzi sincopati, un pianto che sale dalle viscere, e io non so più che dire, che ho finito le parole, e solo posso dire :- dimmi, raccontami- mentre il pianto si interrompe e a tratti si mescola alle parole, le stesse, sempre le stesse, che sono uguali alle mie e a quelle di Goemon ishikawa, e a quelle che un giorno mi disse Ladonnachefa Accaderelecose, e anche Grimilde me le disse,  io rotolo tra di loro, nelle pause tra le parole e il pianto io non ho niente da dire, che sono attonita e ancora una volta colpita da come un uomo può essere e poi può diventare, da come colui che ti raccoglie poi può facilmente lasciarti andare, e mi dico allora è vero, succede così, non c'è rimedio, se succede succede in maniera definitiva, e non dico nulla a La Collezionista, che infila perle di no una dopo l'altra, sempre lo stesso tipo di no, e ci aveva provato e io ci avevo creduto che stavolta sarebbe stato diverso, che la costruzione era di filo leggero ma fitta, così fitta che avrebbe dovuto accogliere entrambi e trattenerli, e invece no, è un altro no, e lei piange e non c'è nulla che io possa fare, nemmeno correre da lei, che ho Figlio e Figlia che dormono, le mie ancore e le mie responsabilità, io che sono da sola e devo rispondere solo a me, e intanto La Collezionista piange, dopo tanta fatica e tante prove di resistenza finalmente un pianto, ma io non so più che dire. Come sono disperatamente uguali le lacrime, che siano di notte o di giorno, che sono quelle che sgorgano solo dopo tanti affanni, e sono così cariche mentre La Collezionista guardava assieme al me il baratro creato da un uomo, quella distanza invalicabile fatta di rocce aguzze e gialle, terra aspra come quella dei canyon disegnati da Walt Disney, ma questo non è un cartone animato e anche il pianto del Magico MOndoDisney mi aveva colpito, quando si era seduta al tavolo della mia cucina, e aveva parlato con me come una mitragliatrice, parole e parole a valanga, e poi le era squillato il cellulare ed era lui, ancora un Lui con la elle maiuscola, un uomo "senza uguali, diverso dagli altri, che ha bisogno di me, che mi capisce, che mi piace, che bacia da dio, che scopa da dio, che mi abbraccia, che mi fa ridere, che mi interessa, che soffre, è Lui Superkoars, lo so, è Lui quello che voglio". E quando lei aveva chiuso la conversazione aveva pianto, a dirotto, davvero una cascata di pianto come cantano i Coldplay, una waterfall trasparente e dirompente, e io non so che dire, signora mia, non so che fare, che il cuore non c'è davvero più e tutto mi pare così estraneo e lontano che ho pagato due debiti su tre e in banca siamo messi malaccio e il contratto non c'è e il deficiente mi chiama per un preventivo per un editing e mi chiama di venerdì e poi di sabato, e poi il pomeriggio ancora un sms che pare abbia fretta e fretta, e io gli scrivo "gentile Autore, Lei che è uno scrittore, questo è come lavoriamo noi, questo è quello che faremo noi, questo è il preventivo per lei" e non si è più sentito, nemmeno un -grazie signora ci penso- eh no, lui è uno che è uno scrittore vero, Veltroni gli ha fatto una recensione su un suo libro, lui scrive di gente che si droga e gente che vive per strada, lui fa romanzi seri, romanzi di formazione mica storielle d'amore del cazzo, lui dipinge la società ma se lei mi fa l'editing lo preferisco e in effetti mi sono fatta mandare tre capitoli e credo che Figlio scriva meno in quanto a quantità, ma almeno i nessi logici lui ce li mette (ah ma sì, signora mia, potrebbe benissimo essere frutto di malcelata invidia il mio commento alla scrittura, in fondo lui ha pubblicato io no) ma vede il punto è che se aveva tanta fretta avrebbe dovuto almeno rispondermi, o no?
Per forza che poi mi ammalo, capisce, per forza. Che mi metto la musica nelle orecchie e ... eh sì, ho recuperato lo shuffle, sa quello viola, ecco lui, e allora sono andata in palestra da Figlia e ho staccato un assegno perché ancora oggi i soldi ci sono, domani chissà, almeno mi procuro un ciclo di saune che me ne faccio una alla settimana, che mi fanno bene, l'aria secca e soprattutto lo stare ferma lì a fare niente, niente musica niente libri niente computer niente scrittura, e poi sono andata al cinema e ho fatto l'abbonamento pure lì, 10 film 50 euro, che male male che vada almeno ho il cinema pagato e mi tocca andare altre 9 volte, vedrai che da qui a giugno ce la faccio sì ad andare al cinema, che almeno lì non leggo, non scrivo e mi perdo, da sola nella sala mi perdo dentro il fìlm (eh, ho visto Miracolo a Le Havre giusto ieri, sa?) almeno dentro un film è un bel perdersi, che ne dice?

Che poi non è mica finita qui sa, perché poi ho trovato Goemon e l'Eletta e ... ah, devo andare, mi scusi sa ma devo andare, aspetti che mi prendo il cappotto, e il cappello e i guanti e la borsa e le chiavi e l'iPhone e lo Shuffle e la sciarpa, ma allora metto giù i guanti e metto giù il cappello e metto giù la borsa, prima lo shuffle, poi la sciarpa, poi il cappotto, poi il berretto, poi le cuffie, poi le chiavi, poi la borsa, poi i guanti, poi il telefono, poi dove ho messo le chiavi, tolgo i guanti frugo in tasca, ah mio Dio non trovo le chiavi, poso la borsa, apro il cappotto, trovo le chiavi, richiudo la borsa, le cuffie penzolano ho le chiavi in mano ora vado magari torno domani e le racconto di Goemon eh? che poi, alla fine, ho visto che le cose si sistemano un poco alla volta sa, un poco ala volta, adesso però vado che sono già sudata e fa un caldo da morire e ancora non sono uscita. Torno domani!!!

Commenti

  1. ho deciso che la poltrona, quella rosicata dal Gattochehoportatoioincasa, ha bisogno di una fodera, e la voglio fare io. e dicevo, devo trovare della stoffa, un bel broccato, una tela spessa, una di quelle che la tagli e non si sfrangia. andrò da goemon e me ne farò dare uno scampolo, se le avanza.

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