Filastrocca
LA PIU` SCIOCCA FILASTROCCA DELL’ESTATE
18 agosto
C’è un re di paesi lontani
Che cammina torcendosi le mani,
Il cielo è limpido ma lui non lo vede,
E tutt’intorno vaga nel suo Eden.
Mai si ferma, il re irrequieto,
Del suo regno non è più sì lieto,
C’è qualcosa che gli manca
E la ricerca ormai lo stanca.
E sebben pigra sia l’estate
E molte le cose già conquistate,
Lui cammina e si domanda:
“dimmi ancor che cosa manca…”
Finchè stanco del camminare
quando il sole inizia a bruciare,
sotto un albero frondoso
lui si ferma pensieroso.
- Ti dimentichi ciò che hai fatto-
dice il vento stupefatto
or ti faccio io chiarezza
confondendomi con la brezza.
Pansa al lavoro tuo com’era
Da caverna ora è miniera,
Dove hai messo la passione
Ora c’è una costruzione.
La tua casa hai costruito
Solo il meglio e il preferito,
E or che c’è il grande fratello
Sembra tutto ancor più bello.
E che dire poi di ( .......)
Che è l’amore tuo segreto,
Per il quale hai rinunciato
Al riposo meritato.
Ma sappiamo entrambi bene
Come fa il conquistatore:
Se ottiene il risultato
Il successo è già scordato.
Così ora c’è il lamento,
“ mah, non so se son contento”,
e vien dato per scontato
ciò che lui ha ottenuto
solo grazie al tuo aiuto.
E poi c’è la casa al mare
Ah, e la torre da sistemare,
E poi intonro un sacco di gente
Che ti ammira, sinceramente.-
Si corruccia il re pensoso,
“ Sei un vento dispettoso,
fila via dal mio castello ! ”
e si riavvolge nel mantello.
-Io non ho ancora finito-
dice il vento, intimorito
- ancora non t'ho detto
la cosa più importante
di come le catene
spezzasti, noncurante.
Ma non ti voglio tormentare
su ciò che hai dovuto fare
per liberare I tuoi pensieri
da ciò che erano ieri.
Solo una cosa ti voglio dire
E tu stammi un po’ a sentire:
Devi solo imparare
A le membra riposare,
Stare fermo e non pensare
Al domani e al fare e fare.
Se ti lasci avvicinare
E dalla noia affascinare
Poi infine potrai godere
E il suo dono ottenere. >>
Grida il re assai seccato:
“ e quale dono ha mai portato? ”
Soffia il vento lì vicino,
si allontana poi un pochino,
gli strattona un po’ il mantello
e gli gira tutt’intorno.
Poi ridacchia e scappa via,
E lasciandogli una scia
Quando ormai è gia lontano
Gli fa un cenno al suo sovrano:
- Quale dono sarà mai?
Deh, tu goditi la noia,
E poi un giorno mi dirai! -
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