I miei tempi della scrittura e il Buddha Rosso.
Buongiorno
signora mia, come sta? Ho scritto molte cose in questo periodo in cui lei non
mi ha visto qui e ne ho fatte altre.
Ho trovato sulla
mia strada un Amorevole Editor che amerebbe di più farsi chiamare il Buddha
Rosso, apprezzabile sforzo di farsi riconoscere per ciò che lui ritiene di
essere, ma non è questo lo scopo dei soprannomi, e quindi Amorevole Editor
resta, che critica sempre con un tale garbo e in maniera talmente appropriata
che io stessa mi stupisco di me stessa e del fatto che attendo con ansia le sue
critiche ai miei scritti. Lui si arrabbia spesso per la punteggiatura, che fa
schifo dice, e inoltre faccio una montagna di errori di ortografia, che fanno
schifo pure quelli dice, ma nonostante ciò si legge lo stesso volentieri i miei
scritti e sospetto che sia anche di parte giacché sono più le volte in cui lui
è entusiasta che quelle in cui boccia gli scritti.
I miei racconti
finiscono perciò sotto il suo sguardo acuto mentre la sua vita da single
prosegue in una città lontana da qui e io sono il testimone delle faticose giornate passate a cercare una
donna con cui condividere qualcosa, non necessariamente la vita, ma il letto
sarebbe sufficiente, sa com’è signora mia, la vita di una persona single in
mezzo a milioni di persone single mica è facile, specie se uno non ha
intenzione di adattarsi alla sterilità d’animo dilagante e alla paura di cedere
presente un po’ in tutti i single con alle spalle un decennio almeno di vita
solitaria.
In sostanza però,
io quest’estate ero a galleggiare nel mare ligure, che altro non facevo alla
spiaggia se non grandi nuotate fino ad avere i crampi ai piedi, e mentre ero lì
a cercare di fare un collegamento tra me e l’universo tutto per far capire
all’universo che io ci sono e che magari dovrebbe darmi una mano, ecco che mi
era venuta l’idea di partecipare al premio Calvino e non sapendo né con cosa né
come, ero salita come una forsennata dall’acqua salata, avevo frettolosamente
asciugato le mani sul telo e gocciolante acqua da tutte le ciccie esposte al sole
caldo, avevo dapprima cercato online la scadenza del bando, poi avevo letto in
velocità le restrizioni principali, e poi, ancora bagnata, avevo chiamato il
mio Amorevole Editor per sentire se questa era un idea scioccherella o meno.
Lui, con il suo possente giovane sedere posato su uno scoglio niente male, a
circa 500 chilometri di costa più in giù e quindi con i piedi in ammollo nello
stesso mare mio, mi aveva detto che sarebbe stata una splendida idea utilizzare
il materiale già presente, ovvero o il libro già fatto e non ancora pubblicato
online o una raccolta di nuovi racconti presi da questo luogo. Soddisfatta per
il fatto che a quel punto non ero unica e sola nella nuova avventura, me ne ero
tornata a fare un bagno nell’acqua pulita, mentre la MiaFan mi aveva seguito
sgambettando e chiedendomi come mai ero sempre in acqua e se per caso il motivo
fosse nel fatto che facevo troppo sesso, oppure troppo poco (rideva molto la
MiaFan quando le dicevo che non c’era il sesso nella mia vita, che gongolava
nell’acqua salta a bocca spalancata ridendo .- Impossibile mi prnedi in giro!!-
e rideva talmente che alla fine ridevo pure io finché l’acqua non ci entrava
nella bocca, e così ridevamo di più ancora. Perché signora mia, la realtà dei
fatti è così difficile da credere mentre l’invenzione è credibile?)
Glissando sulla
MiaFan, che resta una donna tranchant ma adorabile, ho riflettuto fino ad
arrivare alla decisione di partecipare con due opere al Premio Calvino, e così
ho pagato due volte 80 euro finendo del tutto o quasi, il residuo del conto
salvezza che avevo presso la Credem.
Per questo
signora mia lei qui non mi ha visto per lunghe settimane, che nel tempo in cui
preparavo i testi assieme al mio Amorevole Editor, ho fatto degli incontri
inaspettati con amici lontani. Poi è morto Marco e poi mi hanno detto che il
contratto non si rinnoverà.
Tutto questo crea
scompiglio nella mia vita, e penso che potrei veramente non morire mai più, ma
con la solita fermezza degli incoscienti, sicura di avere la coscienza a posto,
sono andata in palestra e mi sono iscritta per tutto il prossimo inverno, ho
detto di sì alla Donnachefa Accaderelecose e quindi mi è arrivato a casa il
biglietto per Ginevra che lei mi ha comprato, dove andrò il 6 dicembre e ho
spedito, con ben 4 giorni di anticipo i manoscritti al Premio Calvino. In
questo indispensabile è stato al solito l’aiuto dell’Amorevole Editor, che ha
provveduto a stampare le copie cartacee e a spedirle a sue spese, controllando
che la mia iscrizione online fosse corretta e tenendo ferma la barra nei
momenti in cui io tendevo ad andare alla deriva, specie perché la vita e la
morte mi sono arrivate addosso con violenza, e io sono rimasta insolitamente
ferma, tanto che rischiavo di affondare. Ma sa, signora mia, mi conosco abbastanza
ormai da poter dire che tanto sono brava a reggere i colpi iniziali quanto
lenta nel riassorbire i lividi e pertanto ho passato quasi una settimana a
scrivere del funerale di Marco, beh insomma, una settimana fatta di momenti di
libertà da dedicare alla scrittura, mentre il mondo fuori mi chiamava a fare
conversazione o preparare progetti o a espletare i miei doveri di madre nonché
difendere quelli di ex-moglie (e perché signora mia, perché devo essere
costretta a difendere i miei diritti di ex-moglie, me lo dica lei, che il
Talebano ha finito una mail dicendomi – se io fossi stato ricco tu saresti
stata felice- e non c’è frase più umiliante per me, come se a me i soldi
importassero oltre misura, come se non fosse dipeso da lui e non ci fosse una sua
responsabilità nella fine del matrimonio ma solo una generica carenza di soldi)
.
Ho scritto così
del funerale di Marco, e dove pensavo di finire in due pagine il pensiero si è
invece gonfiato e le parole sono scivolate così veloci anche se dense, e ho scritto
6 pagine e poi 8 e poi 10 e infine sono arrivata a 13 pagine, 13 pagine per
raccontare della morte e della vita, del contrasto tra loro e noi, del vuoto e
del pieno. Ho mandato poi lo scritto all’Amorevole Editor che sebbene impegnato
ha trovato il tempo per leggerlo e pure mi ha detto che si è commosso e che mi
ama, e io penso che sicuramente è vero che mi vuole bene e in un certo senso
anche mi ama, e ho pensato che forse adesso saprei dare a Semprequello la
risposta alla sua domanda, di quando mi chiese:- ma perché hai questo bisogno
di farti leggere?- e io lo guardai pensierosa e non riuscii a trovare una
risposta. Vorrei dirglielo signora mia, ma temo di scoprirmi troppo, inoltre
avrei voglia di cose belle, di notizie buone, di tenerezza, di sentire il corpo
di un uomo sul mio corpo e la sua mente nella mia e non ho voglia di silenzi e
di rifiuti e di pensieri di disfatta.
Mi dica signora
mia, mi dica se vuole che io lo pubblichi qui il racconto di Marco: così ne
parlerò al mio Amorevole Editor, unico custode per ora delle mie parole e
tutore del mio interesse.
(ah non le ho
detto come si intitola il secondo libro che ho mandato in concorso: beh guardi,
si intitola- Ah Signora mia! Racconti per la sopravvivenza-.
Che dice, le
piace?)
bello, bellissimo post.
RispondiEliminagrazie , grazie di cuore.
RispondiEliminaLa bellezza in lettere
RispondiEliminabeh, ma che bel compplimento... grazie...
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