l'asso 2/2
Io vedo che lei mi vede, mi fissa e poi distoglie lo sguardo. La guardo di sfuggita ma ho già capito che è inevitabile. Infatti lei si guarda intorno, alla sua destra una madre straniera piccola grassa con le scarpe piatte e tronchi di cono come polpacci che escono dalla gonna; mi pare chiaro che non fa per lei. Tutto sommato, deve aver pensato guardandomi, almeno questa è sicuramente italiana. Quindi solleva la schiena , mi guarda in viso e parla:
- Io mi trovo così bene in questa scuola, sono proprio contenta, i professori sono bra-visssssimi, certo che pretendono parecchio ma mi rendo conto che avere la manica stretta è un vantaggio per i nostri figli. Avevo anche pensato di mandare mia figlia al Barbarigo, ma poi mi sono detta, ma no, buttare via tutti quei soldi alla scuola privata che poi escono e non sanno nemmeno studiare, per carità, ho detto a mio marito, noi mandiamo i nostri figli alla scuola pubblica. Anche se io lavoro e possiamo permettercelo, ma io lavoro un sacco, davvero sai, un sacco, ho delle settimane così difficili.
Io la guardo senza vederla: mi stordisce perchè parla a macchinetta ma con irruenza e sforna blablabla continui, mentre io avrei da pensare alle mie cose, per esempio chissà quando mai mi chiamerà il Selvatico, che ho deciso che la prossima volta che mi chiama io non rispondo, così, lascio che squilli a lungo e guardo il numero sul cellulare e non rispondo, che io così comincio ad essere veramente stufa di essere la metà di niente (come il titolo del libro della Catherine Dunne, mai letto, non ci riesco, non so perché, ma certo che il titolo è azzeccato), in ogni caso mi devo staccare, staccare, e infatti farò così non risponderò al telefono, mai più, anzi vediamo se il telefono è ancora nella tasca, lo palpo e c'è, bene, c'è, il mio telefono c'è.
- perché sai ti devo dire, le medie che ha fatto mio figlio...per carità, una preparazione che io non so, prendeva tutti 10 mio figlio, tutti 10, e io dicevo, ma come è possibile? Che io lavoravo, sai avevo un part time ma lavoravo molto e quindi io non lo seguivo bene, e dicevo come è possibile? tutti 10 in tutte le materie? Secondo me i bambini poi non si abituano alle altre scuole, e infatti sai ...
(blablabla....il lavoro che mi prende molto, blablabla....) Continua a manetta questa qui, io ogni tanto sorrido e penso che però in fondo, magari invece la prossima volta gli rispondo al Selvatico: tanto lo so che non sono in grado di non rispondere al telefono, eh no, se vedo il suo numero comparire così grande e bianco sul mio schermo nero, come faccio a non fare la strusciatina con il dito indice e rispondere sì? Ma magari ecco, rispondo e gli dico, adesso basta caromio, non mi chiamare mai più, ma cosa credi? E lui mi dirà: ma cosa credi cosa? Chi ti ha mai detto niente? e allora io potrò rispondere -eh, caromio...eh...(silenzio anche nella mia mente) cosa gli potrò rispondere?
- ...ma forse non sai ma io ho un figlio che fa le superiori fa il LICEO SCIENTIFICO, il liceo Curiel che io ero tanto preoccupata quando l'ho iscritto lì che aveva la fama di essere politicamente un disastro, pieno di scioperi e di (abbassa il tono di voce, mi posa la mano sulla manica e dice) ..comunisti... invece ti posso dire di andare proprio tranquilla, che puoi iscrivere benissimo i tuoi figli a quel liceo dove gli insegnanti sono bra-vissssimi, e mio figlio grande si trova proprio bene...
(blablabla....il lavoro che mi prende molto, blablabla....) Ma che palle anche il Selvatico! Lui e i suoi occhi piccoli, attenti, le labbra sottili che sempre più spesso accennano a un sorriso, non sorrideva così quando l'ho conosciuto la prima volta davvero, mentre ora il labbro si piega e la ruga che parte dalla tempia sinistra e scende diritta sul lato dell'occhio si fa un pochino più profonda, pare un taglio sottile che fa quasi paura ma quando lui ride lei si spezzetta, diventa mobile e leggera, si piega e danza sfuggendo la retta via che prima indicava, chissà se si è accorto che ride di più. Dimmi tu se devo stare qui a pensare a lui e alle sue paturnie di cui non so nulla, mi ci vorrebbe uno scaccia chiodo, avercelo, per esempio il cavaliere biondo che mi ha chiesto se vado via con lui un week end e io mi sono messa a ridere così forte che rideva pure lui, dall'altra parte della chat, dopo un attimo di smarrimento rideva pure lui, e io gli ho detto, madddai un week end con me? e lui invece era serio serio, sì certo, ti porto via ( e io alle parole "ti porto via" avevo sentito un crampo al cuore, che pensavo fosse invece abbastanza sigillato), e infondo sai quanti uomini ci sono in giro, il mondo è pieno di uomini, chissà questa qui davanti a me che parla e parla e parla, chissà se lei sa che ci sono un mucchio di uomini. Non lo sa, questa qui non lo sa.
- e mio figlio che fa la prima LICEO SCIENTIFICO, è tornato a casa e mi ha detto che era disperato perché aveva preso 7 nel compito di matematica invece di 10, che ti ho detto che alle medie in "quella" scuola danno tutti 10, e io gli ho detto che era ovvio, che la scuola quando è difficile è difficile e lui mi ha detto che l'insegnante più di 7 non dà, e io ho detto che è giusto così, che se l'insegnante ha deciso di non dare più di 7 vuol dire che ha le sue ragioni, e tu?
- cosa? - dico io, svegliandomi come da un sogno e la fisso, cercando di capire cosa vuole da me. Sono così stanca che rotolerei sul pavimento, poserei la testa sulle ginocchia e dormirei volentieri: stare ferma in piedi con questa che chiacchiera chiacchiera mi stressa. Ha un piumino viola della Monclair, stagione autunno/inverno 2010, roba che mettono i ragazzini, pieno di adesivi della marca dappertutto, il colore è viola lucido, il cappuccio foderato di pile grigio scuro, la cerniera aperta .
- Perché questa scuola è veramente un'ottima scuola, anche se le insegnanti sono rigide, perché io trovo che le insegnanti sono strette di manica con mia figlia però...
(blablabla....il lavoro che mi prende molto, blablabla....) Sotto il monclair ha un dolcevita di filo color rosa pallido e sopra un maglioncino di cashemere lilla. A me pare troppo: va bene giocare sui colori, però... I jeans sono a vita bassa, la pancia è piatta, un cinturone con l'enorme H di Hermes le lega stretta le fasce muscolari dell'addome. In fondo le Timberland con la para grossa e il jeans infilato dentro. Tutto completamnte asciutto. I capelli hanno le meches bionde, raffinate, appena accennate giusto per fare un pochino di contrasto, e li ha raccolti in una coda sapientemente fatta con non-chalance. E parla. Adesso mi ha rotto i coglioni. Mi avete rotto le balle tutti quanti: tu, il Selvatico, Quella che deve tornare, il Talebano, la Madre, la Figlia, mi avete rotto le balle tutti quanti. Sorrido, punto le spalle sul muro, spingo in avanti il bacino, incrocio le gambe una con l'altra posando sul pavimento solo la punta del sinistro, il collo forzatamente piegato verso avanti costringe il mio capo a girarsi lievemnente a sinistra e a guardare un po' da sotto in su e assumo quell'aria straffottente che alle mie insegnanti urtava tanto: non so perché ma questa è una combinazione di mosse che mette gli altri a disagio, sempre stato, io con le spalle indietro e il bacino completamente offerto, la guardo diritta negli occhi e dico:
- mio figlio ha già fatto questa scuola, ha ricevuto un'ottima preparazione.
- ah ma il mio adesso fa IL LICEO SCIENTIFICO.
- anche il mio.
- eh, ma il mio fa il Curiel.
- anche il mio.
- davvero?
silenzio. Mi guarda un attimo colpita. Ma si riprende subito. Io devo fare la tinta, mi viene in mente che stamattina ho visto che ho una ricrescita spaventosa, questa invece sicuramente è andata dal parrucchiere ieri, e ci va tutte le settimane. Io penso che la distruggo, che adesso questa la rovino per la vita.
- davvero?
- davvero.
Mi guarda incuriosita: prende il respiro e dice:
- sai, il mio l'ho iscritto al corso sperimentale.
Io taccio. Vado d'istinto, la guardo inespressiva e taccio. Lei si sente un po' a disagio: con le mani frettolose rimbocca un po' le maniche del suo piumino da 150 grammi di peso e 460 euro di costo (poco più o poco meno non fa differenza).
- Il tuo ? in che sezione è?
- Il mio fa il PNI.
Colpita. Aspetta che io parli, invece io sto zitta. Mi guarda con aria interrogativa ma non osa chiedere cosa è il PNI. Si guarda intorno e la spilungona le sorride, annuisce con la testa e le porta soccorso.
- Macccerto, il Curiel dicono che sia un'ottima scuola. Le questioni politiche non ci sono più, la politica ormai fa così schifo, non vedi da chi siamo governati? hai visto la faccenda delle escort? hai visto quella della spazzatura? tutto così questo mondo, ma il Curiel no, è una scuola seria, i muri sono tutti imbiancati, sono andata a vederlo perché mio figlio vuole andare lì, il tuo in che sezione lo hai iscritto, ah io e te (e si rivolge a me) ci siamo viste l'altra mattina da quella di italiano, io ti ho riconosciuto subito, sei quella sempre in bicicletta, che sezione fa il tuo?
Io taccio. Che vuol dire che sono quella della bicicletta? Ma taccio, a volte mi viene quasi da piangere senza alcun motivo, diomio dimmi che accidenti ci faccio io qui, sono stanca voglio sedermi e fare le mie cose, ho una vita da vivere perché devo stare ferma qui?
- ah, il mio l'ho iscritto alla sezione speciale.
Alza il mento la biondina, e sposta la borsa di Luis Vitton da una spalla all'altra, ha le unghie laccate trasparenti con la french manicure che le rende le punte squadrate e bianche come il latte. Prosegue:
- il mio, pensa, fa 3 ore di latino anziché 5 e però fa due ore di fisica.
Mi guarda trionfante. Io le sorrido e dico:
- il mio fa il PNI. Vuol dire che fa 5 ore di latino alla settimana e 3 ore di fisica. Inoltre fanno un programma di matematica talmente particolare che alla maturità hanno una prova dedicata a loro. è un vero peccato che tuo figlio non faccia le 5 ore di latino.
Spalanca un po' la bocca: ha dei denti così bianchi che sicuramente è appena uscita da una seduta per sbiancarli. Ma almeno tace.
- ah beh, il mio fa la prima, io non ho sentito che ci fosse un corso speciale...
- certo. Il mio fa la terza.
lei tace. In fondo posso restare benissimo anche senza un uomo, e chi se ne frega, che sono sempre tutti così fragili e delicati, tocca avere mille cautele con loro, e sono sempre così impegnativi che mi succhiano il sangue fin dal midollo, e se non mi chiamasse più non sarebbe davvero meglio?
- La terza?
- Eh sì, la terza. Il mio frequenta la classe speciale per ragazzi particolarmente dotati e intelligenti. Ti basti sapere che sono partiti in 26 e adesso in classe sono in 18. Gli altri non ce l'hanno fatta.
Evaffanculo. Che non ne posso più di essere circondata da gente che non fa altro che mostrarsi e farsi bella. Inoltre ho detto la verità: godo nel vedere che un pochino soffre, una puntina di veleno che esce da quel cuoricino che pure lei ha nascosto dal golfino di cashmire che sicuramente una donna delle pulizie le ha accuratamente stirato e messo piegato nel guardaroba (lavato no, che ci scommetto che questa è una che si lava la roba a mano pur di non darla "a quella deficiente che me la rovina"). Devo dire che è brava: ha un attimo di smarrimento, poi sorride alla spilungona si toglie il Monclair e lo appoggia al braccio sinistro, sempre con la borsa sulla spalla destra, solleva la coda e quella si alza bella densa di capelli biondi e scivola giù tonica sulle spalle, tu non hai nessuna idea di che cosa è il mondo là fuori, e penso che sia un bene per te ma mi stai sulle palle e io con te non ho ancora finito. Le sorrido: ritiro un po' il bacino, sposto il cappotto sulla spalla, prendo il mio iPhone e controllo che non ci sia un sms (che c'è, mi scrivono che sono pronti i bigliettini da visita, domani li trovo da DPR, bene era ora), e lei mi domanda, con voce conciliante, leggermente dimessa e con un tono abbassato:
- scusa sai, ma quanti anni ha tuo figlio?
- beh, 16. Fa la terza ti ho detto.
-Ah , ma scusa, ma tu quanti anni hai?
- 44, quasi 45.
Spalanca ancora la bocca, poi prova a sorridere, riprova a dire qualcosa e invece fa:
- ah, io ne ho 43, siamo coetanee.
Eh, insomma, penso io, coetanee con 100 vite di differenza: che tu non sai, tu che sei bella, con la pelle giovane, sei magra e con i capelli curati, le unghie della manicure, e io sono strazzonata che non sono capace ad essere altrimenti, e sono davvero vecchia di 100 anni io, e resto la metà di niente, mi sa che se mi chiama il Selvatico magari gli dico che esco con lui, così magari parliamo, e questa qui mi fa quasi tenerezza, adesso che ha abbassto le ali, e le chiedo:
- e tua figlia?
Domando io, sorridendo, una piccola domanda innocua, che temo di aver già capito che tua figlia è la migliore amica della mia, quella che mia figlia dice : oh mamma, sai, la mia amica qui e la mia amica lì...
Lei spalanca le porte e felice e giuliva racconta della sua bambina:
- che è così brava a scuola che veramente in questa prima media la Princi ci sta da dio, e studia anche parecchio, beh non moltissimo perché non ci sono così tanti compiti in effetti, ma la Princi si impegna proprio bene e ha preso parecchi 7 anche se il 7 qui equivale a una percentuale dell'80% e non sarebbe giusto, ma che ci vuoi fare, intanto la Princi ha preso solo tanti bei voti e anche come amiche si trova molto bene. Pensa che io non la posso aiutare nei compiti che deve fare tutto da sola perché adesso mi hanno cambiato di posto e adesso io lavoro in piazza dei frutti e il lunedì e il giovedì mi devo fermare fino alle 5, guarda è un vero casino io non volevo ma quelli invece mi hanno costretta e mi hannno cambiato di sede, e io povera me, sono stata costretta ad andare dove vogliono loro, e purtroppo che ci vuoi fare, ho dovuto dire di sì, e però ho portato la Princi a Londra.
Io ho un lampo. La guardo. Il mio cervello ha fatto una connessione velocissima e ha messo in contatto due cose parecchio distanti tra di loro. Non può essere. Ma tasto lo stesso il terreno, partendo da lontano:
- ah Londra. Ho capito chi è tua figlia: mia figlia era molto preoccupata perché sapeva che tu le avevi detto che non avresti portato la Princi a Londra se lei avesse preso un brutto voto nella verifica di italiano, e infatti poi la Princi ha preso 4 mi pare, e mia figlia ha parlato al telefono con la Princi un sacco di tempo su questa cosa.
Annaspa. Ah poveri noi, penso, guarda dove mi sono cacciata. Ma voglio confondere le acque, e non voglio passare per la stronza di turno:
- guarda per me hai fatto benissimo, era ora che ci fosse un genitore con le palle. Mica si può dare tutto a 'sti figli.
Lei mi sorride timida e io affondo (perché c'è un gran gusto a essere stronze, un gran gusto):
- e capisco anche che tu abbia dovuto rimangiarti la parola e portarla a Londra lo stesso: ma in ogni caso mi sei piaciuta molto.
Poverina. La borsa di Luis Vitton, per quanto bella penzola e come supporto su cui appoggiarsi non funziona. Lei si guarda in giro: la spilungona con i capelli lunghi l'ha abbandonata al suo destino, un altro padre si è avvicinato a noi e sta prudentemente lontano. Vedo che è a disagio: la lascio lì un pochino, che ci sguazzo un pochino nel suo disagio e poi le dico:
- io sono la mamma di Figlia.
- noooo
Le è scappato. Veramente. Le è scappato. Si rende conto che le è scappato, e mi si avvicina, mette le mani sulle mie braccia, si piega leggermente come ad accennare un inchino, ride forte e ricomincia a riempire il corridoio della sua voce:
- ma è stupendooooooooooo
Oddio. Non voglio. Non voglio sapere che questa è la mamma della Princi e io sono la mamma della Figlia. Non voglio. Me ne sto da sola: non voglio il Selvatico, non voglio il Cavaliere biondo, non voglio il Carro, non voglio J, voglio fermare in parte questo turbinio della mia vita che sono mesi che corre a 100 all'ora anche quando dormo, non riesco a capire verso dove sto correndo, un lavoro precario che scade tra due giorni, una separazione redatta dal giudice 3 settimane fa, un Selvatico che non mi vuole e da cui non riesco a staccarmi, cretina che sono che non dovevo nemmeno attaccarmi altrochè e adesso questa qui, basta giocare adesso la finisco, la guardo e dico:
- tu non hai ancora capito chi sono io.
lei mi guarda con aria interrogativa: tutto il suo bel visetto pulito, giovane come quando aveva 16 anni, sì, mi dico, è lei, oddiomio è lei...
- io sono la Superkoars che lavora da XXX e tu sei la XXX che lavora alla XXX in piazza dei Frutti. Ci sentiamo per telefono tutti i giorni. O quasi.
Lei non respira. Pare abbia visto un fantasma. Mi fissa e io sorrido, ho ragione, ma sono così stanca, diomio come sono stanca, e si apre la porta della insegnante di matematica, fuori scroscia, dentro è caldo e umido, vorrei dormire ma lei riprende a respirare e mi sussurra:
- ma, ma tu sei quella che lavora con il Maschio Alfa? quella di cui il Maschio Alfa dice un gran bene? Quella che il Maschio Alfa dice che è un asso formidabile?
Cosa? un asso? chi? io? Un asso?
- ohhhhhh, ma è STU PEN DOOOOOOO
Cosa dice il Maschio Alfa?
- E' STU PEN DOOOOO... sei proprio tu??? Sei veramente in gamba, veramente! Sono felice che tu sia la mamma della Figlia e che la Figlia sia la migliore amica della Princi. Non so nemmeno come tu abbia fatto a capire che io sono io... Quando lo dirò in ufficio che io ti conosco e che siamo a scuola insieme non mi crederanno mai!
Oggesù Misericordioso, questa città è così piccola e io mi ci sto infilando nei gangli, vedo le ramificazioni nella società, e me ne sono capitate parecchie, ma una che diventa felice perchè può dire in giro che mi conosce, questa proprio mi mancava.
La fila si è snocciolata veloce, dentro e fuori in pochi minuti, quando tocca a me rotolo sorridente nell'aula, vado a sentire come sta mia figlia, quale impressione ne hanno degli sconosciuti; del resto me ne frego. tanto esiste qualcuno che pensa di me che sono un asso.
Stasera pizza.
(il nomignolo Princi non è mio: l'ho rubato a una scrittrice di blog)
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