la ricerca della felicità: day 1.
Embè, devo dire che ci vuole molta disciplina nel cercare di essere felici, disciplina e inventiva anche. Ci vuole secondo me anche una buona dose di azzardo.
Mi sono svegliata con le fitte all'orecchio, e mi sono detta subito che non è una cosa buona. Perché sono fitte verticali, lame che tagliano da dentro la mascella e salgono verso l'alto. Ho messo la mano a protezione dell'orecchio e ho aspettato un poco prima di alzarmi. Vedi mai che mi sono sbagliata. Invece no: arrivano, tagliano in lampi netti, luminosi, in piedi. Le riconosco. Merda. Mi alzo dal letto che tanto oggi è sabato, i ragazzi sono via e io ho il tempo per me. Insomma, per me, ho tempo ecco, non ho impegni pressanti. Devo fare ancora alcuni regali, vorrei passare in libreria dove ho visto quel libro la settimana scorsa che non mi sono comprata perché costava 70 € dannazione, e ancora non mi hanno fatto il preventivo per lo scaldabagno. Guardo fuori: è tutto bianco e ghiacciato. Arriva una fitta: e se invece fosse che ho preso freddo? In giro con la bici, a scartare la gente in velocità, le cuffiette nelle orecchie e il berretto spostato un po' indietro. Ecco, magari ho preso freddo.
Devo fare ancora delle compere: le altre, quelle importanti, le ho fatte ancora un mese fa, ordinandole per tempo. Quella per Figlia è già qua, nascosta in un armadio. Quello per Figlio deve arrivare: l'ho comprato su e-bay, che D'Artagnan mi ha aiutato e anzi ha fatto tutto lui (la ricerca, il confronto, il contatto, l'ordine, il pagamento, tutto, ha fatto tutto lui, e poi ditemi che non è D'Artagnan!). Mi manca ancora qualcuno e mi prende una fitta, doppia stavolta, che per un attimo prende il cuore (mi manca ma non importa) e per un attimo prende la gola. Anch'essa lunga, verticale, dalla mascella alla gola. Poi passa. Penso che magari ho proprio preso freddo: potrei avere le tonsille gonfie e arrossate. Vado in bagno e cerco di guardarmi la gola da sola: contorsionismi degni di chi vive da solo. Niente da fare. Le tonsille sono a posto. Ho proprio una gran paura che siano i denti. Con la lingua tocco in fondo, vago nella caverna della mia bocca e cerco disperatamente di sentire che tutto sia a posto. Sembro la mamma il primo giorno di scuola del proprio figlio, quando lo controlla bene bene, che sia ben pettinato, con il grembiule pulito, la cartella nuova, quell'odore di fresco e pulito e grandiosamente semplice che è il primo giorno di scuola di tuo figlio, quando lo spedisci in mezzo al mondo a farsi la sua strada da solo, a confrotnarsi con altri adulti che non sei tu, e desideri che tutti vedano come è bello, che lo consegni al mondo pulito e a posto. Così fa la mia lingua, e cerca in fondo e fa poca strada perché trova subito una montagnola, qualcosa che sale e porcamiseria! allora è davvero il dente del giudizio. La mente ritorna a 100 anni fa, al dente del giudizio di 100 anni fa. Quello che il Dentistafigo, dal capello grigio lungo e liscio, l'aria distratta e frettolosa, voleva assolutamente togliere e sbigottito non aveva saputo cosa dire quando tu, ti eri seduta e poi ti eri addirittura alzata senza permesso dalla poltrona grigia, lo avevi guardato dritto negli occhi e gli avevi detto:- No.
lui aveva provato a spiegarti ma vorrei vederli tutti io i dentisti al posto dei pazienti: tu sdraiata nella poltroncina che sarà pure comoda e studiata per essere il più ergonomica possibile, ma se voglio dormire rilassata me ne sto a casa mia e non con una lampada che spara luce esattamente sotto l'orizzonte degli occhi, che se per caso hai intenzione di scuotere la testa sei accecata. Che pure gli interrogatori la polizia te li fa fare da seduta e invece qui ti mettono sdraiata, ti legano un bavaglino sotto il mento, e ti fanno restare lì, che non sai dove mettere le mani e ascolti, dal basso verso l'alto.
Ascolti il dottore che ha il suo camice bello bianco, ed è seduto, lui sì che è seduto, ha le mani posate in grembo, i piedi leggermente sollevati perché siede su uno sgabello, che sembra lui al bancone di un bar a prendere un happy hour con gli amici e tu la cretina che non capisce come la situazione sia di serenità, mentre ti spiega in tutta tranquillità che tu hai un disastro in bocca, che il dentista prima di te ha fatto macelli, che comunque Dio stesso ha creato nella tua bocca un miscuglio di errori che solo con il tempo, parecchi interventi, una serie di lastre a raggi X e soprattutto, un imperscrutabile conto che ti verrà gentilmente consegnato man mano che il lavoro viene fatto, ecco solo questo potrà salvarti da pene infernali, dolori atroci che negli anni si allungheranno e finiranno lungo la spina dorsale fino alla postura dei piedi. Il Dentistafigo, aveva fatto un gran sospiro e guardandomi con finta bonarietà aveva detto:
- Devo toglierli, vanno tolti anche questi.
- No. Ho detto di no.
- Ne parlerò con tua madre.
e capisci: tu hai poco più di 20 anni, lui avrà 20 anni più di te, lui è un dottore, lui sa cosa va fatto e cosa no. Tu sei sdraiata e lui è seduto. Tu non sai niente e lui è un esperto. Sta pure perdendo la pazienza, che le ragazze lì intorno sono protette dalle mascherine e dagli occhiali, che sembra tu sia un'appestata, e quasi quasi ci avevi creduto, in fondo bisogna affidarsi ai dottori, ma poi arriva un lampo nella tua mente, vedi bene i muri verdini e grigi dello studio, tutto ti fa ribrezzo e peschi dentro di te quella cosa nascosta che tua madre ha sempre chiamato "maleducazione oltre ogni limite e caratteraccio da zitella" e ti metti seduta e lo guardi negli occhi, diretta e sfrontata ma protetta dalle due ragazze che sono lì lo guardi e gli dici:
- Se lei fa una cosa del genere io mi ammazzo.
E il Dentistafigo, con la moglie bellissima, la sua sicurezza ed esperienza, le mani diligentemente posate in grembo, ti guarda e strabuzza gli occhi, e tu pensi, adesso mi mena, invece resta a bocca aperta, una delle ragazze ridacchia, e lui se la prende con lei. Non ti ha più visto da quel giorno, il Dentistafigo.
Ecco, seduti al posto dei pazienti, così, io vorrei vederli tutti in questa situazione, i dentisti d'Italia, che quelli stranieri non li conosco ma scommetto che saranno così anche loro, tutti senza tariffe certe, senza uno studio dove farti accomodare per capire il preventivo, tutti con una fretta dannata, tutti esperti e migliori dei colleghi, tutti meglio.
la fitta riparte, stavolta è lunga, prende tutta la parte destra del viso: un taglio profondo.
Ok, la felicità va conquistata: ora mi copro la testa, tengo l'orecchio bene al caldo e prendo un Oki.
Interessante: curo l'orecchi con l'oki.
ridacchio tra me e me: questa è divertente, a lui sarebbe piaciuta, ma vai vai vai adesso mi metto a fare cose dentro casa, che no ho da fare milioni, compresa qualche telefonata piazzata strategicamente di qua e di là, un paio di chat, e la scrittura di qualcosa. Scommetto che domani starò meglio. Le ultime compere le farò domani.
Alla fine della giornata ho fatto il resoconto: 3 oki per 1 mal d'orecchie.
Bagno caldo, musica, letto, sudoku, luce spenta.
Mercoledì arriva Il Pescedoro per pranzare con me.
L'orecchio non fa più male. Io dico che ce la posso fare, soprattutto perché so cosa voglio.
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