Nulla di importante, solo chiacchiere sparse.


Buonasera, come sta? Posso sedermi? Come dice? ah in effetti sì, lei ha ragione, io l'ho trascurata, è vero, sì, ho iniziato a dirle e poi mi sono fermata, sì, è tanto che non le dico di come prosegue la mia vita...

Ah, io adoro il suo salottino, lo sa? Lei è così per bene, così composta e calma, con le ginocchia unite, l'orlo della gonna che impudente fa urtare la cucitura sulla sua pelle e si alza, un orlo di una gonna, lei dirà, che vuoi che sia, eppure c'è così tanta femminilità nel suo gesto così composto, che con la mano gli da un colpetto e quello ubbidiente torna giù, a coprire di un centimetro ancora la pelle della sua carne, sulle gambe unite, che vestono con grazia le ballerine scure, un fiocchetto semplice nero, Jimmy Choo, vero? Eh sì, si riconoscono a colpo d'occhio anche se non è quello che mi colpisce., ma l'insieme, e so che lei mi capisce, la sua capacità di mettere insieme la misura nelle cose. Io non ho certo misura, hanno provato in molti a insegnarmela, e ancora eccedo. Per questo la sua misura mi piace tanto, perché a lei viene così naturale, a me invece no.

dunque sì, lei mi chiedeva di me e io mi accorgo che l'ho lasciata sola per parecchie settimane, senza darle mie notizie, né certe né incerte, ma solo un tocco di presenza viva ogni tanto ma lei sa come sono io, e in quest'inverno rigido e bianco di brina, sono stata il più ferma possibile. Sa come un seme, un seme racchiuso in una mandorla, così mi sento io a volte, quando non mi prende lo sconforto nel vedere quello che mi manca ma pongo l'attenzione su quello che ho. Beh grazie, un the caldo per me, al gelsomino, mi piace molto, sì e oh, adoro la sua teiera inglese di porcellana bianca: devo assolutamente fami dare da mia madre quella bella che ha lei, un Wedgwood di inizio secolo deve essere, bianca con i fiori viola e blu d'ispirazione cinese, (sa, quando la Cina era un paese esotico e lontano, evocava sete colorate e spazi silenziosi, e non lo sciacallaggio di souvenir e parrucchieri a basso prezzo- per quanto, le dirò, 8 euro per una messa in piega non è niente male, e sotto da me c'è la coda, e persino ho visto un giorno Monica che si alzava dalla poltrona del lavatesta con un asciugamanino piccolo, che loro solo asciugamani piccoli ti danno, e lei aveva la testa bagnata e gocciolante, i capelli nero corvino che mogi scendevano ai lati del viso, la sua aria un po' smarrita nell'avermi vista entrare, il gesto del parrucchiere lavatesta che indicava - là là- e la poltroncina vuota su cui lei si è andata a sedere mentre io, guardandola in faccia come se anche lei fosse una cinese immigrata fingevo di non vederla, lei che fino a ieri aveva detto peste e corna degli immigrati, gentaglia, sporchi come i cinesi poi nessuno, che nemmeno parlano e nemmeno sorridono, diceva lei, e l'eco della sua voce nelle mie orecchie - ah, io ti ho difeso sempre!- e adesso era qui anche lei, -come faccio capelo? come vuoi tu signola? Dlitto? - che gli 8 euro di una messa in piega rispetto ai 24 di un parrucchiere normale vanno bene pure a lei... stronza lei, che fu tra le prime a farmi ostracismo davanti alla scuola, a salutare appena che aveva sempre molto da fare, sempre di corsa con il figlio perfetto,sempre con la french manicure sulle mani e i brillantini, mi perdoni sa, ma di fare sempre la tollerante non è ho più voglia, e fu lei che mi disse che dovevo rientrare nelle fila, smettere di sognare, lei che ha sposato un funzionario di banca con cui non faceva sesso da un pezzo, perché ormai, alla nostra età, non capisco tu cosa ci trovi nel sesso, mi diceva, mentre io sognante dicevo e raccontavo e lei sentenziava- non dovevi laurearti, hai solo sprecato tempo, io è da quando avevo 19 anni che lavoro cara mia- stronza stronza stronza, che decretò ostracismo a Figlia, manco fossimo nel medioevo storico, che in quello intellettuale lo siamo eccome, Monica che sapeva sempre tutto di tutti, e con falsa empatia comprendeva le posizioni di tutte e poi le stroncava - ma non vedi come si pettina quella? come si veste? Come si comporta?- e io mi sono sempre chiesta cosa diceva di me quando era con le altre del gruppo, il gruppo che avevo creato io, non sa? ah ma è una parentesi lunga questa signora mia, che sa, io avevo una volta creato il gruppo delle Soalfe, e mai nome fu più adatto e quella sicuramente parlava male di me.- ti ho sempre difeso- mi aveva detto dopo che io avevo passato il guado da sola, che una telefonata mi avrebbe fatto bene e invece ero circondata da silenzio, paura, incapacità di parlare, giudizi certi intorno a me, stronza lei e le altre che ho mollato lungo la strada, e io poi l'ho vista con la testa bagnata, il trucco del fondotinta che colava ai lati del viso, l'asciugamano da bidet posato sulle spalle, la borsa ben stretta in mano e nessuna bella vestaglietta a coprirle il maglioncino color crema, -fanculo! - ho pensato, e l'ho guardata dritta negli occhi, lei ha accennato un sorriso e io ho finto di non riconoscerla, e finalmente adesso potrà dire che sono stronza a ragion veduta, ah così si fa!)... eh signora mia mi scusi, il the che mi ha fatto è così profumato, sì grazie, chiudo gli occhi e ne aspiro l'aroma che da quando ho smesso di fumare tutti i profumi sono più marcati e penetrano nella mia testa come cubi colorati eh sì, ha ragione, le parolacce non si dicono, le persone si salutano, gli errori degli altri si perdonano, sì, vedrà che la prossima volta cercherò di fare almeno una di queste cose quando rivedo Monica, magari la saluto, che dice? potrebbe bastare?

e ancora non le ho raccontato di me, del mio Lavoro Benedetto, di come lo difendo e lo nutro, di come mi nutre e mi accoglie, e devo raccontarle di Gambelunghe e dei due Fagiani, e dello zingaro alla porta, e della volta che mi sono arrabbiata e di quella in cui mi hanno attaccato, e del turbinare di idee che nascono come i boccioli a primavera tanto che stento io stessa a metterli in parole, che mentre lavoro in silenzio sulla mia scrivania nera con la radio accesa, volo da una cosa all'altra, in un caos di carte tollerato, che vedo che chiunque entra formula la stessa domanda in se stesso, la vedo che si chiedono:- ma come fa con sto caos?- eppure saltando di palo in frasca nutro il mio spirito e la mia incapacità di essere misurata, che pur restando libera mi crea confini che mi portano alle mete. Alla fine della giornata di lavoro sono spremuta come un limone e ...che dice, non ora? O Mio Dio, ma ha visto che ora si è fatta? Dovrei imparare scrivere più in fretta di così, o a ritagliarmi altro tempo, o .... ah non si preoccupi, non sono mica un uomo io, io torno, io torno sempre nei luoghi che amo.

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