L'inverno di Superkoars - 1/?




-SERA 1- ORE 20.00 (all'incirca)

Davanti a me una porta di ferro rosso. Una voce che mi dice di non fare cazzate, girare sui tacchi e andare via. Fuori è buio e silenzioso, fa molto freddo, non è un posto per me questo, nessuno mi ha detto niente di questo posto e di questa gente, alla mia età! una vera cretina, metto la mano sulla maniglia nera, potrei anche tornare indietro, ho i ragazzi a casa, era già chiaro a tutti che il posto non era per me, Dio che freddo che fa, perché cazzo ho telefonato che mi sono fatta incastrare come una deficiente, ancora non ho imparato a dire di no, imbecille che non sono altro, cosa mi è passato per la testa quando

una mattina l'ho chiamato.

ho fatto squillare il numero parecchie volte, contando fino a 6 credo, forse 7.

Poi ho messo giù.

ho lasciato passare del tempo, giorni fitti di cose e di spade. E poi mi sono detta:

- eh no, adesso richiamo.

e ho rifatto il numero.

mi ha risposto.

- sì?

- ehm ciao, senti, ho visto la vostra pagina in internet, e volevo capire un po' come andavano le cose lì da voi...

- ah bene, almeno un po' di quella montagna di soldi che ho buttato nel sito sono serviti!

- eh sì, è un sito molto bello...

- beh, non c'è niente da capire, vieni lunedì sera alle 8.

Improvvisamente mi manca la terra sotto i piedi. Questo qui non ha capito niente.

- ah, ma no, non hai capito...

- cosa?

- eh beh, io sai, sono così fuori forma... diciamo pure che sono disfatta, ("sei diventata un vagone..."), sai andavo a correre ma d'inverno fa troppo freddo e poi fa buio presto.

- beh, ti ho detto vieni lunedì alle 8.

Io sono in piedi nel mio studio. Ho il cellulare in mano che tra un poco mi scivola: questo non ha mica capito...

- no, senti, guarda che io ho pure una certa età, che sai per telefono uno magari...

- Senti un po': ti aspetto lunedì sera alle 8, tuta da ginnastica, scarpe da palestra e un asciugamano. Vai benissimo così, fidati che io me ne intendo.

- (io respiro e taccio)

- Mi hai sentito? Hai guardato il sito, hai telefonato, adesso vieni. Cosa vuoi di più? Dai, ti aspetto lunedì.

- Ok allora, arrivo. Magari do un'occhiata...

- sì s', nessuna occhiata. Scarpe da ginnastica e tuta. Ti aspetto. Ciao

- ciao

e ho chiuso la conversazione pensando che ci sono cose che si devono fare nella vita senza stare troppo a pensare e ormai lo dovrei sapere quindi magari non ci vado nemmeno, che tanto non ha nemmeno il mio numero di telefono e il mio nome, ma magari invece mi metto la tuta e vado e

con i pantaloni della tuta rossi che gli altri non li ho trovati nel mezzo del casino di casa, e una t-shirt rubata a Figlio metto la mano sulla porta e abbasso la maniglia e pensando - Vaffanculo- spalanco la porta e lì resto ferma e impietrita davanti al più inusuale spettacolo che io abbia mai visto.

la porta si spalanca completamente a tre quarti della sala rettangolare (nel punto della sezione aurea, direbbe un appassionato di proporzioni) e alla mia destra il colore rosso intenso e lucido della pedana del ring mi abbaglia. Non è molto alto da terra, saranno forse 20 centimetri, ma è completamente rosso, circondato da due cordoni bianchi che gli girano intorno e con quattro angoli rivestiti di plastica lucida. Rosso , rosso , rosso, il rosso mi avvolge e mi acceca, cazzo se la cromo terapia è una scienza da sviluppare, penso io, ma sorpresa ancora guardo, che io ho un pensiero molto più veloce della mano e infatti il gesto ancora non si è completato e sto ancora spalancando la porta con impeto.

bene, fin qui il racconto, signora mia, ma lei mi ha chiesto qualcosa di più, qualcosa che le solleticasse il palato pur senza essere volgare, l'impresa è difficile ma perché non provarci? solo che sa, non posso mettermi a scrivere queste cose, e allora gliele racconto, qui, una cosa tra noi due, io mi chino leggermente verso di lei e lei verso di me, e inclino pure la scrittura, così capisce meglio che il tono è confidenziale, abbasso un attimo la voce e dò occhiate in giro, che vedi mai che entri qualcuno improvvisamente nel nostro salottino, che lei sa, signora mia, come io sono sempre fraintesa nelle mie cose, e poi mi sono resa conto che una donna a cui piaccia fare il sesso è mal considerata da un uomo (che sia perché quell'uomo non ha quella donna? che sia perché l'uomo deve sempre essere convinto di essere lui l'unico in grado di far bene il sesso? e se una donna si diverte con un altro uomo allora quella donna è una troia? e mi viene in mente di quella sera quando con il Talebano era chiaro che ormai era finita e io già avevo affrontato tutto il possibile e quella sera il Selvatico doveva passare a prendermi, io ero andata in bagno e dietro di me il Talebano, che era entrato in bagno con me e aveva chiuso la porta - io odio gli uomini che chiudono la porta a chiave - e mentre io mettevo distrattamente del fard lui aveva cominciato a parlare, con la sua voce gentile e pacata, e mi diceva "bene, sono contento che tu esca, era ora, sono mesi che non esci, e fai proprio bene, è ora che ti rifaccia una vita anche tu" e siccome io non rispondevo lui continuava finché io che mi sentii soffocare, e l'ho scansato per raggiungere la porta del bagno che però era chiusa e lui aveva la chiave in tasca e io mi sono voltata e ho detto - apri questa porta per piacere- e lui mi ha messo le mani sul collo, mi ha sbattuto con forza contro la porta e mi ha inchiodato lì e mi ha sibilato in faccia: "vai a scopare eh? " . Ah signora mia, che le devo dire... che meno male che era una porta e non era il muro, ma per un uomo in quelle condizioni è lo stesso, che io l'ho guardato negli occhi e sono riuscita a dirgli -vaffanculo apri questa cazzo di porta, esco con le mie amiche- e lui è rinsavito, ha chiesto scusa, ha aperto la porta, e c'era Figlia dall'altra parte, Figlia che finge ma invece sa sempre tutto, io ho salutato i ragazzi, ho preso la giacca, il telefono e le chiavi di casa e sono uscita, così come stavo, senza nemmeno l'ombrello senza una parola o una lacrima che avevo una guerra dentro, e fuori pioveva e io ho incominciato a camminare, e quando il Selvatico è arrivato ha fatto parecchia strada in macchina prima di raggiungermi, che come nei migliori film io avevo camminato sotto la pioggia e pensato a come cazzo ero finita in una situazione del genere, e quando lui mi ha fatto salire in macchina non mi ha nemmeno detto niente del fatto che ero bagnata e che gli stavo bagnando il sedile, che io avevo la risposta già pronta, avevo fatto tutta quella strada a piedi cercando una risposta per il giaccone bagnato con cui avrei inzuppato il sedile nuovo di pelle della macchina astronave e lui invece non mi aveva detto niente, non gli importava un fico secco della pioggia e del giaccone, mi aveva guardato e aveva taciuto, che i silenzi tra noi valevano una vita intera che tanto io capivo le cose lo stesso, era la mia ancora di salvezza, peccato non mi abbia creduto, peccato, si sarebbe salvato anche lui). Oh mi scusi, mi sono lasciata trasportare fatto sta che ho aperto la porta della palestra e vengo investita da un odore di maschi, proprio così, un odore buono di maschi sani che mi sale alle narici e mi allarga il cuore e mi lascia un po' inebetita mentre giro lo sguardo e nella sala enorme vedo qualcosa come il più grande allevamento di maschi giovani e sani che io abbia mai visto e le giuro signora mia che l'impulso primordiale è stato quello di dire a gran voce:

- ok, basta cazzate, tutti in fila, uno dopo l'altro, fatevi sotto che vi passo tutti.

Invece no, resto un attimo tramortita, che tutte ste gambette nude penzolanti dalle braghe corte mi hanno tolto il fiato, e soprattutto sto cercando di capire che cosa mi aspettavo di trovare in una palestra di boxe, ballerine di hip hop? Riprendo la lettura signora mia...


La musica picchia duro: AC-DC a manetta, così forte che quasi non si sente la voce dell'allenatore, il quale salta, si piega e gesticola dal ring, con a fianco 5 uomini, maschi, dettaglio non trascurabile, perché quelli sono proprio maschi e penso che forse è meglio se io batto in ritirata ma Massimiliano mi vede, fa un sorriso generoso e un gesto ampio con la mano, e mi invita ad entrare. Sono incastrata, mi tocca entrare.

E' la mia palestra di boxe (con la e aggiunta a penna...).

sì, signora mia, mi dia il tempo, le scriverò anche il resto, sì... un allevamento di maschi, capisce, ne ho di cose da scrivere...




Commenti

Post più popolari