Chiacchiere confuse e strade incerte: noi si prosegue dritte - 1/3?


Eccomi signora mia, no grazie non mangio pasticcini oggi, non ho molto appetito e poi vorrei provare a calare un poco, quindi preferisco non mangiare grazie, mentre invece volentieri prenderei un'altra tazza di the, che lei sa che mi piace tanto, mmm, grazie basta così, grazie. Sono un p' stanca oggi, sa, la vita mi si affaccia sempre così improvvisa che ormai la accetto così come sta, ma se non le dispiace invece di raccontarle di strade senza uscita, attese verso epiloghi che segnano la fine, mi piacerebbe molto farle sapere di quelle opportunità che davanti a me si affacciano, apparentemente contrarie a ogni granulo di buon senso ma che pure io inseguo da mesi e coltivo da settimane, con cura e attenzione degna di una nursery professionista, e tra le tre cose che sto progettando e gettando nel mio futuro ce n'è una che mi preme in particolare e che in questi giorni avrà i suoi riscontri.

Il fatto è che non saprei bene da dove cominciare, dal momento che tutto cominciò molti anni fa, ma forse questa strada qui l'ho cominciata quest'estate, quando tornavo a casa, nel mese di luglio, dopo essere stata al mio lavoro Benedetto, e dove dopo una doccia cercavo di prendere fiato che la fatica del giorno era una carta vetrata che si posava sulla pelle nuda, e a seconda di come mi muovevo potevo lacerarmi, quindi con cautela arrivavo a casa cercando di recuperare il percorso mentale e logico che una amministrazione di un ufficio segue, e che anche un direttore di banca segue, che forse la più grand differenza tra me e lui, avevo riflettuto, era che lui sapeva le regole e io no, ma avevo anche pensato che la cosa che maggiormente avvvicinava me a un direttore di banca era che avevamo un cervello pensante, che le regole sono frutto di altri cervelli pensanti, che il castelletto con l'anticipo dell'80 % e un fondo promiscuo non poteva essere una cosa che io non ero in grado di capire, ma semplicemente bastava ridurre il tutto a poche essenziali regole (noi siamo un 'aizenda - come dice? le piace questo "noi"? certo, noi siamo un'azienda che fa reddito senza produrre cose ma facendone merce di scambio, ma per il solo fatto di fare reddito siamo una parte importante della società, manteniamo parecchi stipendi e alimentiamo un indotto che non è niente male se lei tiene conto dei trasporti, delle pubblicità, delle risorse "creative", delle pulizie, del materiale di cartoleria, della SIAE - oddio adesso che lo vedo scritto mi viene in mente che devo disdire in contratto per il negozio... me ne sono dimenticata!-, degli arredatori e via così, e la banca a sua volta ha bisogno di avere clienti fidati e di dare credito in cambio di credito, perché i nostri soldi fanno girare i loro, e quindi, per piacere Andrea- dicevo chiamando la banca-, mi servono i soldi per l'Import dimmi cosa devo fare che io mi metto lì e con diligenza maniacale compilo il fomulario in euro e sterline ma per piacere controlla bene che io non sfondi, e avvisami prima se un assegno di qualche cliente è stato protestato che non mi importa sapere il dopo, ma se vedi che va in protesto io ne seguo il percorso, che , signoramia, non so perché, ma lo stornano, poi o accreditano, e pio lo stornano un'altra volta e fanno così per 3 volte, che pare un gioco dell'oca - avanti tre caselle, indietro tre caselle, tira i dadi due volte-, un assegno che esce e entra ma in realtà nessuno lo tocca e io vedevo il più e il meno e finalmente avevo capito ma che fatica signora mia, che fatica parlare con Andrea che era il direttore della filiale e gentilmente mi ha seguito nei miei ragionamenti finché ho capito e ho imparato, ma insomma spesso mi scorticavo la pelle lo stesso) e insomma tornavo a casa e decantavo, lasciavo che i pensieri delle fatture, delle provvigioni, della merce che va e viene, che paghi a 30-60-90 delle NC che sono Note di Credito, tutto questo lasciavo che scorresse via e per dare concretezza alla mia vita avevo cominciato a vuotare casa e a ridipingerla. Era bello, sa, essere nel silenzio della mente, con la radio accesa e spostare i mobili, fare una fatica fisica sana dopo ore di sforzi mentali, e salire sulla scala e scartavetrare, spruzzare di antimuffa, scrostare e ridipingere.

E poi però, scendevo dalla scala, quando la sera si affacciava alla mia camera: facevo una doccia e portavo a spasso il cane. Infine rientravo in casa e mi mettevo davanti al computer. Lì, a tratti scrivevo e lei dovrebbe avere già letto le mie cose, le prime impressioni sul Maschio Alfa, su Michela che corre veloce con i suoi sandali gioiello, sulla pioggia, sul leone nella grotta e i miei racconti erotici e tutte le altre storie. O forse non le avevo ancora pubblicate, e restano appannaggio di poche amiche, confuse nella loro posta privata assieme a centinaia di notifiche di Facebook (che ci pensa a come cambiano di significato le parole, che una volta se si diceva "ho ricevuto una notifica" erano probabilmente multe da pagare ma nel peggiore dei casi erano questioni da sbrigare in tribunale e per tanto non erano per nulla belle cose), mentre ora sono innocui avvisi di un social network su cui potrei scrivere pagine e pagine; invece ne leggo, che continuo a comprare libri su Fb e la rete, e a leggere di nativi digitali, differenze tra pagine di vendita o carrello elettronico, SEO e costi dei web designer. Che sei lei mi chiede quale è l'ultimo libro che ho letto io non posso dirglielo, che ne ho una pila alta così di fianco al letto, e ne prendo uno alla volta, ne leggo alcune pagine, poi lo metto giù e ne prendo un altro, che sono saggi, e di romanzi non leggo più niente, e sì, vedo che lei inorridisce ma le giuro che ci ho pensato al perché e credo sia perché non ho davvero più spazio per le storie degli altri, che lei non lo sa o forse sì, ma sa in quanti vengono a raccontarmi le loro storie? eh, lo sa eh? Ah signora mia, lei è tra le prime che venne a raccontarmi le sue storie... e prima di dormire perciò leggo cose che possono servire alla mia di vita, a cogliere le opportunità che ci sono in giro, a rendermi edotta di cose che non so e per esempio ieri, frastornata da una giornata di lavoro sono passata in libreria e ho comprato la grammatica di francese e un libro di esercizi, che voglio imparare il francese e lo imparerò. Ma sa, ci vuole tempo. Ci vuole preparazione minuziosa prima di poter cogliere le occasioni: non è che si arriva lì e ci si siede. Ci si prepara minuziosamente alla vita, magari in maniera meno disordinata della mia, con più organizzazione e pianificazione, ma io così so fare, migliorerò con il tempo. Spero.

Nel frattempo esco e vado a prendere Figlia: mi ha detto che sarebbe tornata a casa da sola, ma so che le fa piacere se vado io. Basta così poco a volte... e poi devo andare dal commercialista e poi devo fare ancora le altre cose... ah sì, farò la lista. è la mia vita sa, è quella che mi sono scelta io. Prima, quando avevo tutto facile, non era così bella.

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