I commenti al blog, Gheddafi e la vita quotidiana in occidente





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Cow ha detto...
Apprezzo il tuo scritto ed evito le faccettine di commento umorale, senz'altro discutibili su un fatto cosi' increscioso. Condivido l'imbarazzo, l'incollocabilita' dei sentimenti di fronte a queste eliminazioni medievali guidate scientificamente dall'inesorabile esportazione di democrazia occidentale. Il prodotto che ci riesce meglio, evidentemente.
Dittatori un tempo (neanche tanto tempo fa, invero) onorati e riveriti con deferenza, carismatici oratori che con un discorso dal tappeto rosso convertivano a dozzine la crema delle escort, ora affogati come un insetto intrappolato nella latta, caduto in una fondino di cocacola.
Ma non e' una storia nuova, c'e' chi ha vissuto le ultime ora di gloria in un pozzetto, chi e' stato sorpreso nel proprio letto (le indicazioni alla squadra speciale di Obama gliele avra' date uno qualsiasi dei vicini, pensando che si trattasse di una festa a sorpresa...).


é vero sa, quello che dice Cow, che guardi qua, signora mia, mi scrive di notte, mentre io cerco di scrollarmi un po' di vita dalle spalle e invece sprofondo in sogni che narrano di guerre atomiche e tentativi di salvarsi (che glielo devo raccontare, signora mia, che stanotte mi ero chiusa in  una casetta quadrata, di legno e senza finestre ma con due grandi porte, avevo messo lo scotch alle fessure perché fuori avevano sganciato la bomba atomica, e la mia casetta non avendo fondamenta cominciava a galleggiare pur restando sempre miracolosamente in piedi, le sue belle assi di ciliegio alte alte, il soffitto che era un sotto tetto, il pavimento lindo color giallo oro. Finché la casa si è fermata e io sono uscita, signora mia, e mi sono trovata in un paese deserto dacché la bomba atomica aveva ucciso tutti, e correva acqua per le strade, ma era acqua colorata che come un rigagnolo scivolava giù nel centro della carreggiata in discesa, e nell'acqua vidi, senza stupore, le facce disciolte delle persone che erano morte, che venivano portate via, come se i cadaveri avessero perso la loro consistenza materiale e fossero divenuto solo un'immagine, un disegno, e correvano giù, che l'acqua puliva via, lavava portando via con sé anche le radiazioni... veda un po' lei, signora mia, come posso io alzarmi dal letto riposata dopo sogni così turbinosi, che dice? sì, ha ragione, potrei provare a fare la sceneggiatura di un film, lo sa che ci avevo pensato?). 

Le dicevo che sì, Cow mi scrive e mi stupisce, un commento sul mio blog dove mai nessuno osa mettere nulla, mi piace sa, e sto cercando di rendere il commento direttamente visibile sotto al testo, ma non mi è riuscito immediatamente e quindi , con la solita noncuranza nel modificare l'ordine delle mie priorità, prima scrivo e poi verifico come si fa tecnicamente. Che mi dice Cow che non è storia nuova, che già ltri sono morti così, che è frutto della nostra esportazione della democrazia.
Parla molto bene Cow, che ha un blog suo in cui non scrive nulla sin dal 2009, e non so davvero come ci sia arrivato fin qua, (ma sono astuta io, sa, e noto dettagli che mi fanno dare un nome e un cognome a Cow, ma tanto, che importanza ha?), e mi ricorda della buca di Saddam Hussein e del letto di Bin Laden. "esportazione di democrazia occidentale" dice lui.

ha ragione sa, ma io guardo il mio orizzonte, che giovedì si è incagliato in un parallelismo assurdo e sicuramente improponibile, ma questo è quello che ho visto io, signora mia, che questo mondo in cui sono nata e in cui vivo funziona non so se meglio o peggio di quello che ha costruito personalmente Gheddafi (all'italiana), ma certo è che il mio contratto con il Lavoro Benedetto finisce tra meno di un mese e mezzo, non ho liquidazione, non ho ferie non consumate e pagate, non ho niente di niente. E quella bolla appiccicosa che si è formata sulla mia scrivania l'altro pomeriggio, è frutto di un mondo occidentale, dove io mi trovo anche bene, sennonchè penso che non sia colpa delle regole ma delle persone.
Le regole ci sono, le leggi pure, le tutele lo stesso, sono le persone che le devono applicare, nella loro quotidianità, questo penso io. Mi sono domandata se Ghedadfi ha pensato a che futuro potrebbe avere avuto se lo avessero mantenuto in vita: prigione, certamente, isolamento, processi. Questa sarebbe stata, vista al meglio, la sua vita fuori da quella pipeline, lui che era abituato al potere, al lusso,  al dominio.
La voleva lo stesso la vita: voleva lo stesso fare un doccia, mangiare un frutto fresco, parlare, dormire in un letto pulito, cambiarsi di abito.

Mentre tornavo a casa pensavo che avevo davanti a me ancora nessuna certezza, nemmeno quella quotidiana di poter avere uno stipendio tutti i mesi con cui galleggiare. Pensavo che il TFR è una buona cosa perché sancisce il principio che non solo sei stato giustamente pagato per il lavoro che hai fatto in tanti anni (o mesi), ma viene premiata la tua costanza enll'alzarti tutte le mattine, nell'essere presente al tuo posto, nel credere in quello che fai, nel fare a volte di più e a volte di meno ma comunque sei lì, eri lì, chi ti era intorno sapeva che tu ci saresti stato.  Mentre pedalavo verso casa, si era alzato il vento, l'aria gelida e asciutta che viene dal nord Europa, e lungo il corso del Popolo mi sono chiesta perché, perché tutta sta fatica, perché quella palla di problemi schifosi si era posata sulla mia scrivania, perché dopo tanti sforzi i risultati non c'erano, perché deve essere ancora un mio problema il fatto che il mondo sta cambiando, il consumatore non è più quello di tre anni fa, i dittatori cadono e vengono assassinati (chi nella polvere chi nella propria camera da letto, davanti alla moglie e alla figlia, chi in una silenziosa, pulita e adatta camera dai soffitti alti e una corda penzoloni), io pedalo e che cazzo faccio signora mia, se mi lasciano a casa dalla fine novembre.
Ma c'era il grido, - non sparate, non sparate!- di un assassino che non aveva speranza alcuna di migliorare la propria vita, la cui prospettiva era solo la galera, i secondini, i giudici, la messa alla berlina davanti a tutto il mondo. Ma lui voleva vivere.
Non sono andata al lavoro la mattina successiva. Ho messo in ordine la camera di Figlia, ho preparato la pizza e il salame al cioccolato, ho lessato le verdure, ho riflettuto sulla vita, non sulle cose della vita.

Ho sentito che il cuore c'è ancora: è piccolino, ogni battito che si fa sentire è un dolore, ha ancora il cordone ombelicale attaccato alla pancia dove a volte si crea un vuoto spinto che sale improvviso come una fitta fino agli occhi.
Ho pensato che questa è veramente l'unica cosa che conta adesso.
Ho fatto un paio di telefonate e mandato un paio di e-mail. Ho gioito del sette in grammatica di Figlia, ho chiacchierato con Figlio di quel figo di Catullo. Ho discusso con Figlia
(FIGLIA- devo fare un regalo di compleanno a Roberta. Che le prendo?- IO - un libro?- LEI- ma mamma, sei pazza? - IO- Ma cosa dici, non essere sciocca, dicevo un bel libro- LEI, raccogliendosi piccata i capelli nella coda, scuotendo miseramente il capo, le gambe ben piantate per terra - così poi  è chiaro che a me della Roberta non me ne importa niente! - IO- Scusa? Mi spieghi il concetto?- LEI- sono le mamme quelle che comprano i libri per le feste di compleanno, su dai; significa che hai mandato tuuuua maaaadre - tono dispregiativo- a comprare il regalo per la tua amica!- ).
Ho lavorato un po' sul blog, che Joomla è un bel sistema ma ha un linguaggio difficile. Ho continuato la raccolta di nomi nella nuova pagina facebook.
Ho fatto un paio di telefonate e ho mandato delle e-mail.
-Non sparate, non sparate! -.
Nel pomeriggio mi hanno ritelefonato e ho ripreso i contatti.
Mi è venuto in mente ancora Semprequello, il suo disperato bisogno di sicurezze, così disperato che si chiudeva nel suo mondo, le alte mura del castello, lui dentro e tutti gli altri fuori, e ho sentito il cuore che dava un colpetto. Per lui, per la sua solitudine, il suo circondarsi di gente come lui, di cui conosce le modalità di azione.
Mi sono voltata e ho guardato indietro, e ho visto che la palla di schifo posata sulla mia scrivania del mio ufficio stava diventando traslucida, vibrava di riflessi verdi e blu ed era bella, viva.
Ho pensato a San Fiacrio, al mio forno ancora nuovo, alla fiducia di cui sono stata oggetto.

Il sistema in cui viviamo, signora mia, ha delle falle mostruose: permette l'assassinio di un assassino a cui era stato permesso di assassinare impunemente e per decenni. Consente che testate giornalistiche o aggregatori di notizie come BlizQuotidiano metta in colonna alla destra dello schermo la fotografia del giorno e poco importa che sia quella insanguinata di un assassino, loro devono far vedere al mondo che hanno la foto nel loro database. E io non sono riuscita a leggere l'articolo sui trapianti che mi interessava, tanto ho trovato folle e offensiva quella fotografia.  Il sistema spinge affinché noi consumiamo, compriamo, usiamo, ma poi non dà gli strumenti affinché noi si abbia una ragionevole sicurezza sulle entrate mensili di gente che, come me, non ha beni redditizi se non le proprie forze.
Ma ho pensato che la società in cui vivo è fatta di persone: non ci sarà nessuno buttato giù dalla torre nel gioco difficile degli equilibri economici al Lavoro Benedetto. Fosse anche, io sono come i gatti, e di riffe o di raffe cado sempre in piedi.
E' la vita che conta.
Ho chiamato i ragazzi a tavola e abbiamo mangiato la pizza e bevuto la cocacola.
Grazie Cow.


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