la pioggia e le verità nascoste (che fanno male)



Poi sa, signora mia, eh...mi scusi sa, ..., sì grazie, mi soffio un attimo il naso, scusi eh?...ecco, vede le dicevo che poi succede che in un pomeriggio di pioggia me ne vado in giro per la città, che devo fare cose, portare Figlio di qua e Figlia di là, e poi ho un appuntamento che potrebbe essere importante, e poi io parlo, e parlo a ruota libera e domando a Goemon Ishikawa, domando perché? perché il silenzio? perché non risponde? perché? e intanto corriamo sotto la pioggia, il tergicristallo rotea a destra e a sinistra, parcheggio e cammino, i miei stivali calpestano le pozzanghere che tanto ho le gonne oggi, così non posso bagnarmi, perché le chiedo, e chiacchiero e racconto e dico che ne valeva la pena, era un gran uomo, e guido, rispondo al telefono, e piove ancora, che già i problemi di ieri sono lontani mille miglia, e giro sulla rotonda verso Ponte di Brenta, acqua ovunque signora mia, eh... sì, scusi, mi soffio il naso, mi scusi se piango, sa? mi gocciola il rimmel? ah sapesse, ... e poi mi perdo che lei non può sapere che io sono in grado di girare città sconosciute in piena notte ma mi chieda di andare a Vigonza che sicuramente mi perdo, il tergicristallo che vibra sincopato, chiamo Victor, arrivo in ritardo ma arrivo, perché perché, chiedevo e parlavo e a testa bassa tiravo giù i miei pensieri, che , dicevo a Goemon Ishikawa, dove sono io cosa faccio io, non tollero io, io non avrei fatto, non avrei detto, non avrei lasciato, e... scusi prendo la borsa, dovrei avere dei fazzolettini, eccoli, non riesco a trattenere il pianto, mi scusi sa, ma piango e piango, da due giorni piango, non si fa lo so, ma non riesco a smettere, apro l'adesivo del pacchetto, estraggo un fazzolettino, quello si raggruma perché la mano destra tiene stretto il pacchetto semivuoto, si appiccica all'adesivo, si strappa, e uhh... guardi, anche piangere e soffiarsi il naso è una gran fatica, scusi eh,... , ecco, lo appallottolo e butto nella tasca esterna della borsa che lo so bene che non si infila nella manica della maglietta, e insomma pioveva e io vivevo come al solito la mia vita parallela, fuori ero seduta alla scrivania di un possibile cliente, a capire il moltissimo non detto e registrare il detto, e poi spiegare il come fare, e il quando, e pianificare dentro di me cosa, come, quando, con chi, quanti soldi, quante ore, chi, dove. Dentro, nel mio sottosuolo invece ero un torrente in piena, come se improvvisamente il bacino di scorrimento si fosse caricato di tutta l'acqua che era a monte, e non riuscisse più a drenare, così il torrente si ingrossava, fangoso e cupo e io urlavo al cielo la mia rabbia, i pugni alzati, il viso in atteggiamento di sfida.  (hic, ecco vede? piango così...)
Le mie solite romantiche cazzate signora mia, mi scusi, mi chino e prendo la borsa, e vi frugo dentro alla ricerca del pacchetto di fazzoletti, che guardi come sono ridotta, guardi lei, sta merda di borsa non trovo mai un accidenti... e pian-go, signora mia, che-dav-vero non mi riesce di smet-terla, e poi ancora sotto la pioggia vado a fare la spesa, che sono andata in quella merda di Aliper, dove c'è tutta l'Arcella, e più passavano i minuti più io mi incazzavo, e la parte sotterranea di me prendeva pian piano il sopravvento, e saliva, e io però non me ne accorgevo, non so se le è mai successo, uhhhhh, scu-si, adess-o singhiozz-o pure... Cosa? Lei mi guarda, poi si volta e con grazia allunga il braccio alla sua sinistra e ...ah graaaa-zieee, una scatola di ve-line, e poi? Da sotto il tavolino mi prende un cestinetto per? Ah certo, ci butto i fazzolettini, vede che cretina? devo sempre farmi spie-gare tutto... ahhhh che male signora mia, che tra l'altro il guaio di piangere è che ti si riempie il naso, e questo non è proprio elegante, mentre nei film è sempre molto romantico vedere una donna che piange, invece non lo è per niente... (si è mai domandata lei come mai nei film non si soffiano mai il naso? mai eh? ) Allora sono al supermercato, e Goemon Ishikawa mi passeggia a fianco, silenziosa, trascina il carrello alle mie spalle mentre io parlo e parlo, e fuori piove e l'acqua scende che sembra di essere in un film tipo Blade Runner, noi dentro e io che prendo i biscotti e cammino, percorro le corsie a passo lento ma costante e man mano che cammino prendo il pacco di pasta e lo butto nel carrello, il latte e lo appoggio nel carrello sempre camminando, ma perché, domando, dimmi ma come si fa, i pavesini sono leggeri e li posso far cadere da vicino, come è possibile non rispondere, con che faccia tu vedi una chiamata al telefono e non rispondi, io non riesco a capire, le piadine volano leggere come un freesbee, i creakers Doriano nel pacco grande e trasparente sembrano amici a una festa, ma con che faccia uno poi vive continuo a dire io a Goemon Ishikawa , che lo sapevo benisismo che non era in grado lui di affrontare una relazione così, ma insomma, la nutella non la prendo perché è in basso sullo scaffale e poi a Figlia fa male, lo stracchino, la ricotta, lo yogurt, sembra che io non abbia fatto mai altro nella mia vita che riempire gli scaffali di roba e quindi adesso so dove mettere le mani, -45!- - due etti di cotto, quello lì- e butto il 45 strizzato come un limone mentre cammino e prendo dal bancone il formaggio già confezionato, e sempre Goemon Ishikawa mi segue con il carrello, paziente, - e non si fa, non si fa, che cosa penserà mai? che idee avrà di se stesso? Grazie non prendo altro- e via a camminare, e poi in cassa a pagare e poi in macchina sotto la pioggia, ho detto - Goemon Ishikawa fuma pure, che te ne frega, anche la Zarina fuma in questa macchina- e sono arrivata sotto casa, e ho trovato un parcheggio. Con tutta quella pioggia, signora mia. Con tutta quell'acqua.
... eh checcavolo, mi lasci piangere un poco signora mia, che ero ferma in macchina e ho taciuto sfoderando un enorme punto di domanda che aveva riempito tutta la macchina. A quel punto Goemon Ishikawa ha tirato fuori la sua katana e ha stracciato il velo che mi ricopriva.
Lei sa chi era Goemon Ishikawa? Era l'amico prezioso di Lupin III, (che qui si va di letteratura pesante sa). Aspetti guardi, uff, prendo il mio iPhone e le faccio leggere chi era, ecco vede ? Qui su Wikipedia, glielo leggo io va:  Lo stile di combattimento utilizzato da Goemon si chiama Iaijutsu e si differenzia dal Kenjutsu per il fatto che la spada non viene sguainata fino al momento immediatamente precedente a quello del taglio e con la sua precisione e la sua velocità, è in grado di usarla anche per fermare o tagliare i proiettili. 


Perché sa, questo è il calibro di amiche di cui mi circondo io, come lei, sa, mica come gli uomini che... uhhhhh, che piantooooooo, chissà il rimmell, ah mi scusi, non si può fermare davvero, auff...
E io non so se lei sa quanto sia preziosa per me Goemon Ishikawa, che arriva silenziosa e mentre si fuma la sua sigaretta sottile dice poche parole, ben dette e chiare, che si attaccano all'enorme punto di domanda e lo stiracchiano e lo allungano trasformandolo in un punto esclamativo appuntito.
Il velo si squarcia. Nei giorni successivi, signora mia, un nugolo di pensieri.
Appunto, siamo nei giorni successivi, oddio  le ho finito la scatola delle veline, le ho riempito il cestino di fazzoletti sporchi, e soprattutto, guardi qua, mi devo fare la ceretta, devo andare dal parrucchiere, ho lasciato in sospeso il racconto di Milano, le Femmine Alfa mi circondano ed è ora di prendere posizione, ho sognato X, ieri l'ho rivisto proprio davanti al Negozio ma non ho avuto il coraggio di frenare la bicicletta e cambiare il senso di marcia, che il Maschio Alfa era proprio lì vicino che mi salutava, e sì, adesso piango ancora un po' e poi le racconto del resto.

Accidenti, anche piangere è una fatica...
Beh, per tirarla su le piazzo qui un filmetto carino, spero che le piaccia. Do-domani , se mi calmo, le racc-onto il resto.  

Commenti

  1. E' da poco che leggo questo blog, a volte faccio passi indietro per raccapezzarmi.

    Farei pensieri facili, quelli della pioggia che si mischia alle lacrime e tutto si confonde e non si sa più se è il cielo che piange o siamo proprio noi.
    Il fatto è che poco importa: l'unica cosa che conta è l'acqua, il liquido, la piena, il diluvio.
    Dicono che l'acqua ha una sua memoria, io dico che l'acqua che esce dagli occhi in forma di lacrime si porta via un po' di memoria di dolore.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari