Intermezzo: sant'Ignazio di Antiochia


Ssarebbe oggi sant'Ignazio di Antiochia. Patrono degli scrittori e degli autori. Invocato per smettere di fumare (concetto obsoleto questo, che non è che si smetta di fumare, ma diversamente, si riprende a respirare, a sentire dentro e fuori, assaporare la vita, non aver paura del dolore, giacché chi fuma altro non fa che circondarsi di una cortina di protezione, una nuvoletta per non sentire dentro). 

Sant'Ignazio di Antiochia, signora mia, è un santo importante. Lo hanno catturato non so bene dove e lo hanno tradotto in catene fino a Roma, che lo spettacolo della sua uccisione doveva essere un bene pubblico offerto agli occhi dei potenti e meritevoli romani. Che ci sono sempre delle persone deficienti, nella vita di ciascuno di noi, che godono delle disgrazie altrui e pare che l'imperatore Traiano godesse della preda famosa, che Ignazio infatti era vescovo di Antiochia appunto. Ah, il potere (di Traiano, delle nomine, delle gerarchie...)!

Scrisse, sant'Ignazio, scrisse parecchio per essere uno che era in catene, contiuamente umiliato e seviziato dai soldati che lo portavano a Roma. Scrisse sempre, come respirava così scriveva.
Anche Alda Merino scriveva sempre: in carcere o meglio (peggio) nell'ospedale psichiatrico, lei scriveva, dentro e fuori, le parole sulla carta, incise con la penna biro.

Sant'Ignazio fu sbranato dalle belve, ma lui era un santo ed era fatto di fuoco (in nomine omen signora mia).
Protegge, si diceva, gli scrittori e gli autori, con questa meravigliosa sottilissima distinzione tra gli uni e gli altri. Così che se non ti senti scrittore puoi dirti autore, e viceversa.
E' il 17 ottobre, e nonostante sembri che tutto intorno a me sia immutabilmente fermo, e ciò che si muove in realtà crolla, mi sento di dire che tutto va bene.

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