La vita e la letteratura. Parte quarta



 Le facevo vedere, signora mia, che la mail iniziava con (...) penso sia una cosa interessante questo persistente tentativo di cancellare te dalla nostra vita.  e finiva con  "io ti voglio bene lo stesso. E dannazione, oggi che è settembre e quindi l'inizio di un nuovo anno, io questa cosa volevo dirtela, che è la più vera di tutte."

Come è ovvio, signora mia, poiché la verità è cosa assai scomoda sia a chi scrive che a chi legge, rifletto che potrei anche fare a meno di spedirla che quasi mi da' un senso lieve di fastidio, che poi che cosa vuole mai che succeda, niente appunto, ma proprio perché si deve cominciare da lontano e dalle cose senza un senso, schiaccio invia e la vedo partire a razzo, infilarsi nei bit e porsi, in un bel neretto nella mail in arrivo del mio destinatario. La tua mail è stata inviata con successo, mi scrive trionfante Gmail, e io che non conosco proprio il significato dell'ambigua parola successo (un trionfo? un qualcosa che è accaduto?), me ne frego che tanto oramai è andata e mi dico che almeno, una cortese risposta, fredda e impersonale, un qualcosa tipo: ecco gli indirizzi per te, almeno arriverà.

Oppure signora mia, penso che potrebbe benissimo essere che mi sono così sbagliata, ma così sbagliata che lui ... ma non riesco proprio a formulare tutto il pensiero che squilla il cellulare, un numero dall'estero, è il Lavoro Benedetto che chiama, mi alzo dalla sedia e rispondo, fa un caldo infernale, Hallo? e mi si scarica addosso una valanga di problemi che esulano dalla mia possibilità di porre soluzione, eppure chiedono di essere affrontati in qualche modo, gli agenti, i feedback, gli stili, gli stock, la White, la Black, il cambio, e lui ha detto e lei ha risposto, and now, tell me now Superkoars, how can I? Do you understand me Superkoars? Capisco, caro mio, capisco molte più cose di quelle che tu non  mi puoi dire anche da lontano, lo  penso ma non lo dico, che sa, signora mia, sono così delicati i rapporti tra le persone, che i business si fondano sulla reciproca comprensione, e io sa sono empatica nei confronti di questo uomo in difficoltà, che il Maschio Alfa si arrabbia ma solo perché non ha capito, invece io ho chiara davanti a me la visione generale, ma nel frattempo Figlia mi frulla intorno e mi chiede molto ma molto preoccupata dove è l'acetone, il sole impietoso entra dalla finestra in sala dove la tenda scura dovrebbe un po' mascherare la luce (la vede la tenda signora mia? si vede che sventola fuori dalla finestra quando lei passa sotto casa mia, e non si creda che sia una tenda di seta, macchè, è sintetica e a due strati, che l'ho comprata un giorno di giugno al mercato di Prato della Valle - era il 13 di giugno, sì- 6 euro l'ho pagata, e Ionohostata con tutta la sua buona volontà me l'aveva appesa rovescia, ossia con i ricami di simil velluto fuori e lo strato di finto rasatello di seta dentro, e quando l'ha trovata messa diritta mi ha affrontato e mi ha detto- tu sbagli, noi tende messe diritte, a mio paese fanno cosi, tu desso messa rovescia- e io le avevo risposto, mentre prendevo la borsa, gli occhiali, le chiavi - non mi interessa, abbi pazienza questa è casa mia e in Italia le tende si mettono così, scappo grazie e ciao- e lei ancora un'altra mattina aveva provato a farmi cambiare idea - io gjuro che tende sono storte messe cosi, che tenda bellissima questa non va bene, e perche tu metti tenda che sta fuori finestra? - eh cara mia, mi piace così- e avevo ripreso la borsa, le chiavi,il telefono, gli occhiali ed ero scesa di corsa per il mio Lavoro Benedetto senza commentare i suoi perche senza accento e quel g-juro che chissà se sa cosa vuol dire).

Così mentre cammino attenta lungo la telefonata tra zolle di terra che non si possono toccare e punti sdrucciodevoli, e in punta dei piedi attraverso il guado di quello che posso dire perché mi compete, e quello che non posso dire per tutelare gli interessi di tutti in una telefonata che scopro, non arriva da Londra ma da un altro continente e che costerà a lui tanto quanto io spendo di cibo in una settimana, noto che in mattinata Figlia ha fatto ordine sulla scrivania mettendo a terra nascosti dietro un mobiletto, tutte le cose che prima erano sulla scrivania, e intanto la vedo armeggiare con il mocio (asciutto) mentre un pericoloso odore di smalto per unghie (presumibilmente il mio visto che i suoi li ha dimenticati al mare) proviene dalla sala.
Finisco la telefonata, che quello non vuole mollarmi ma il mio iPhone scotta, mi fa male il braccio a tenerlo piegato verso l'orecchio, ho caldo e ho bisogno di una doccia, saluto forzatamente la comunicazione, mollo il cellulare sul tavolo e apro il frigo alla ricerca di un bicchiere di latte fresco. Se vivessi nella vita vera, penso che adesso avrei il tempo di guardare nel frigo per decidere con calma che cosa mangiare stasera, penso che appoggerei la bottiglia del latte sul tavolo, mi volterei per cercare un bicchiere, lo prenderei, lo poserei di fianco alla bottiglia, toglierei il tappo e farei insomma tutte quelle banali operazioni che nella vita prendono tempo e che invece nella letteratura non ci sono. Invece, siccome vivo nella letteratura, o in un film, come vuole lei, apro il frigo, prendo il latte mentre faccio un velocissimo inventario delle cose che sono in frigo, prendo il cordless che squilla dopo che Figlia mi ha affannosamente urlato - Non posso!- in risposta al mio - telefonoooo, rispondi!!!-

rispondo e svito il tappo, - ciao, ecc ecc ecc- comincia la Zarina, valuto che il latte nella bottiglia è sufficiente, e senza farmi vedere da Figlia mi attacco alla bottiglia e finisco il latte, che tanto quella ha sicuramente rovesciato lo smalto per terra in sala e ha il suo bel daffare a non farsi vedere da me pure lei, e menrte dal telefono la voce continua  imperterrita - ecc ecc ecc- io mi lavo le mani, vado in bagno, faccio pipì, mi sciacquo la faccia e dico - ok, dai adesso vado io in ospedale.-

La voce si acquieta, mi siedo al computer, e mentre la Zarina riprende - ecc ecc ecc- scrivo una velocissima mail al Maschio Alfa, gli dico che mi hanno telefonato, che domani gli dirò per bene le cose da risolvere, che per adesso lui trovi una soluzione a questo spinoso problema degli Styles.  Saluto la Zarina, prendo la borsa e passo verso la sala, dove tutto è a posto, Figlia è parecchio scarmigliata e sudata, che qui fa un caldo infame, ma non vedo tracce di smalto ovunque, e così lei trionfante e con aria di sfida mi dice:- Mamma, ma allora sabato? Quanti soldi mi dai per fare shopping con le mie amiche?- Io apro la borsa, e mentre controllo il contenuto dico:- Sappi che io non ti compro nemmeno un libro di scuola se prima tu non metti in ordine la libreria e fai spazio per i libri nuovi. Ricordati di togliere la roba che hai nascosto dietro il mobile in camera, perché altrimenti una soluzione a questo problema è che io potrei buttare tutto nel sacco della raccolta carta, così ne approfitto, insegno a Ionohostata come si divide la roba e faccio spazio in quel casino che hai di là.-
- cosa??? tu mi devi comprare i libri di scuola!!! è un obbligo!
- un obbligo? e chi l'ha detto? sei tu quella che va a scuola, mica io. Sei tu quella che deve affrontare le incazzature delle insegnanti se non hai portato il libro a scuola. è scuola dell'obbligo per te, mica per me. Io ho già fatto le medie e mi sono pure laureata. è un problema tuo, mica mio. Anzi con i soldi che risparmio magari mi compro le UGG, per me.
Figlia stramazza, ma ha carattere, si riprende subito e urla:
.- ma mamma, ma sei PAZZA? Ma non sta né in cielo né in terra! Ma che razza di madre sei?
squilla il cellulare: trovo provvidenziale il suono delle campane a festa, come fosse la domenica di Pasqua. DIN DON DAN DAN DIN DON DAAAANNN
E' il Maschio Alfa. Mostro lo schermo a Figlia, schiaccio il pulsante dell'ascensore, dico :- ciao Figlia!
e striscio lo schermo con il dito indice, entro in ascensore e rispondo - Pronto?- che magari cade la linea. La linea non cade.

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