La vita e la letteratura. Epilogo


Che lei si china verso di me e mi chiede come è finita... eh, mi chiede l'epilogo, ma sa, il mio non è un epilogo, almeno finché veramente non succede che tutto mi fila liscio come l'olio e la vita si incastra secondo il disegno mirabile che ho nella mia mente, ma in effetti, prima di andare a Milano di cui poi le racconterò, sono in effetti uscita dall'ospedale e le dicevo che ho incontrato Eugenio.

Incontrare è parola eccessiva, che in verità io pedalavo stancamente sulla rotonda, o meglio, la attraversavo sulle strisce dedicate alle biciclette e non avevo in effetti badato molto se le macchine avevano visto che io stavo per passare o no, e con tutti i miei pensieri nella testa mi sono un po' lanciata sulla strada a me dedicata e ho visto con la coda dell'occhio e per la frazione di un secondo la macchina rabbiosa che mordeva le strisce pedonali, inchiodava, sbuffava, suonava il clacson, cambiava marcia, infilava la prima con il piede pigiato sull'accelleratore e ripartiva rombante.
Ho sterzato alla mia destra, lasciando libero il passaggio pedonale e immettendomi sulla stessa scia dell'automobile che mi è passata di fianco rombando violenta e da dentro l'abitacolo Eugenio mi ha rabbiosamente urlato - Monaaa- ed è ripartito, lasciandomi un poco tramortita, non perché io avevo ragione e lui torto, ma perché rapidamente ho pensato che in effetti ormai ha 19 anni pure lui, e in effetti ormai deve avere recuperato il gruzzolo che era stato messo da parte da sua madre, ereditato da suo padre, vincolato dal nonno almeno in parte, e certamente la prima cosa che poteva volere era comprarsi una macchina nuova fiammante, una Golf appunto, bianca, con il navigatore incorporato, senza leasing, lui che fa il cameriere da qualche parte, ancora disperatamente grasso, povero lui, con tutte le sue difficoltà sulle spalle, lanciato a palla nel mondo degli adulti ancora quando era bambino, senza gli strumenti adatti per essere bambino, o adolescente o quasi adulto, ma certamente con la macchina nuova appena acquistata, la fretta di vivere il mondo, e sì, signora mia, ho perso il conto degli anni e del tempo che è passato così in fretta, che prima era un ragazzino e ora guida e mi urla mona! perché io, che sono in bicicletta, non gli ho dato la precedenza e se lui non fosse stato accorto mi avrebbe sicuramente investito, mentre io uscivo dall'osepdale dopo una giornata di fuoco che segue giornate di fuoco che seguono anni di fuoco, 3. Oppure 4, signora mia, ho perso il conto. Sì, guardi, ecco, vede? ce l'ho qui nel telefono, questa è la foto di me prima che io conoscessi il mondo per quello che è adesso, e questa è la foto di eugenio, lo vede? sì, lei mi sorride, e sì, signora mia, è lui, suo figlio sì, e ricordo ancora quante parole abbiamo fatto su di lui, quanti discorsi e quante soluzioni avevamo trovato per lui e cominciato a pianificare prima che tutto rotolasse e io mi trovassi ad aggirare una rotonda mentre Eugenio quasi mi investiva. Che io gli volevo bene. E come tutte le verità che mi riguardano, sono le cose vere quelle più difficili da credere.

Ho percorso un tratto di strada e poi mi sono fermata signora mia, e mi è venuto in mente il film che tanto mi si era fissato nel cuore e che in parte ha segnato la mia infanzia, se un film può mai segnare l'infaznia di una bambina, ma quello era Indovina chi viene a cena stasera- e sì, sì, a me era piaciuto tanto, che sognante ricordo quando ne parlavo con mia mamma,  e lei mi spiegava come l'intolleranza razziale era una piaga dell'america razzista, mentre alla tvSpencer Tracy guida e qualcuno gli strombazza per la strada, e lui si arrabbia e impreca contro la maleducazione dei giovani e la mancanza di rispetto per lui e per i suoi capelli bianchi, e a me aveva fatto male quella scena, che ancora oggi se ci penso è la parte che mi ricordo meglio anche se quel film anche per altro mi aveva impressionato (che all'epoca non c'erano i ragazzi di colore a Padova, non c'era immigrazione di alcun tipo e io un giorno avevo esposto a mia madre l'idea che mi ero fatta del mio matrimonio con un ragazzo nero, come nel film mi dicevo, come nel film,  e glielo avevo detto, e lei mi aveva detto ridendo che figurati mai se io potevo sposarmi un negro, che mio padre non lo avrebbe mai accettato e così quel film si era incuneato tra me e i miei genitori, tra il mio sogno  impossibile di sposare un uomo come Sidney Poitier e l'intolleranza razzista di Radici e degli americani, che io volevo un padre come Spencer Tracy e una madre come Katherine Hepburn e invece no, ero incastrata e soffocata in idee che non combaciavano con le mie, una contraddizione perenne che mi ha portato a mettermi nei pasticci finché non ho scelto la via breve e facile e per 20 anni in quella ho proseguito.

ah signora mia, come mi dilungo, sì, ha ragione, che stanco pure, e salto di palo in frasca, per cui concludo, che mi sono fermata con la bici e ho pensato ad Eugenio e alla mia vita e al film di Spencer Tracy e un moto di ribellione mi è venuto fuori, che se fossi stata per caso in quel momento capace di poter tornare indietro nel tempo e in là nello spazio, mi sarei immediatamente trasferita nei quartieri di Londra dello scorso agosto, e per rabbia cieca avrei dato fuoco alle vetrine, e rotto e frantumato e danneggiato, e mi sarei sentita forte in mezzo alla folla forte, e avrei condotto la rivolta contro non si sa chi ma sarei stata la prima, che almeno poi mi avrebbero pure arrestato, ma tanto chi se ne fotte di quello che succede in galera, almeno avrei dato sfogo alla rabbia di fuori. Invece poiché non era possibile spostarsi nel tempo e nello spazio, ma è il mio destino vivere e andare avanti ho messo a terra ben fermi i miei piedi, la bici in equilibrio statico si è bilanciata da sola, ho alzato il doppio fondo del cestino della bici, ho frugato nella borsa e ho cercato il mio amato iPhone e ho scorso con il pollice tutti i nomi e poi l'ho trovato, Eugenio, che con lui facevo le chat, che avevo provato a seguirlo da lontano, ma stavolta ho digitato veloce veloce le parole e poi ho inviato l'sms, senza nemmeno controllare se era opportuno oppure no, vainfiga signora mia, che Spencer Tracy ancora aspettava vendetta (mentre Katherine nel film gli aveva detto di avere pazienza, lei lo aveva accolto  e sostenuto mentre io non ho un cane che mi sostenga e allora lo faccio da  sola), e allora ho scritto:
- imparerai che essere uomo è molto più che guidare una golf bianca e gridare mona! a una signora in bicicletta. Non farti travolgere da un altro scudo.
e ho spedito, e, sebbene conscia della difficoltà interpretativa delle mie parole, mi sono sentita più libera, vendicata, e ancor più quando lui mi ha risposto con lunghi  sms in cui mi diceva di aver appena preso ingiustamente una multa di 72 euro "con un ingiustizia di merda" (senza apostrofo signora mia, ci sta, forse negli sms ci sta) "gia parecchio incazzato" (forse anche la a senza l'accento ci sta, ) "uscire in quel modo in bicocche " (bicocche, signora mia? ) " ed essendo la mia visuale coperta da un suv grigio di merda che non hai visto" (un suv è di merda perchè è più grosso di una Golf  bianca? o forse solo era una annotazione sul colore?)  chouunque tu sia (ok ok, la o al posto della i è un errore in ogni caso il congiuntivo c'è) . Rabbioso, seccato, forse impaurito, chissà finchè infine mi ha scritto  ma chi CAZZO sei????.
la vendetta era consumata, che nel frattempo io ero arrivata a casa e lui mi aveva mandato 4 o 5 sms, finché io non ho più risposto. Povero lui ho pensato.
E per finirla le dirò che la mattina seguente ho aspettato Ionohostata sulla soglia e le ho detto:- perché sei andata a parlare con la Zarina di me?- Io non ho stata- - Non mi raccontare balle Ionohostata per piacere. Io ho fiducia di te, ti ho dato la mia casa in mano, hai le mie chiavi dic asa, cosa c'è di più importante delle chiavi di casa che non le dai nemmeno a uno che ti scopi ma a una donna di servizio sì? e allora dimmi, perché cazzo non ti devi fidare di me? se io ti dico di non parlare alla Zarina di me tu non lo devi fare, se io ti dico di fare la raccolta differenziata tu la fai, e non mi fai discutere sul perché e il per come, che io avevo il Talebano a casa che mi faceva così su qualunque cazzata, una discussione continua e adesso è in giro a leggere i blog che io scrivo, come se io fossi ancora l'ultima imbecille sulla faccia della terra e non vedessi che il suo computer si connette all'estero esattamente dove i ragazzi mi dicono che va, e io ne ho le palle piene delle discussioni e delle battaglie inutili, quindi adesso vediamo di collaborare insieme, e la prossima volta che la Zarina ti chiederà di me e di casa mia tu le dirai -bene-, solo questo, bene-.

e poi sono andata dalla Zarina, mi sono seduta di fianco a lei mentre papà dormiva e le ho sussurrato:- ho parlato con Ionohostata - e che cosa le hai detto? - le ho detto tutto- Tutto? male, hai fatto molto male. Ma tutto che?-le ho detto che la prossima volta che tu le fai domande su di me e su casa mia e sui miei figli lei ti deve rispondere "tutto bene", solo "tutto bene" e basta.- E la Zarina si è messa a ridere, di cuore, e mi sono mesa a ridere pure io, ogni tanto penso che ne verrò fuori, e abbiamo aspettato che papà di svegliasse mentre lei mi raccontava delle cose del mondo.

E Figlia non mi ha più chiesto i soldi per il sabato di shopping, ma ha messo in ordine gli smalti e la scrivania.  Infine l'ho sentita mentre raccontava alla sua amica che lei si sarebbe portata via ben 15 euro, che 5 glieli aveva promessi la Zarina e 10 li aveva estorti al Talebano. Ho pensato che Figlia ce la
farà nella vita, già lo sapevo ma avere le conferme è sempre importante.
Irisnellamela mi ha spedito la copia finita: io l'ho stampata e la leggo e la correggo la sera, con calma, nel buio dello spazio lasciato vuoto dove una volta c'era il cuore. Faccio fatica, che è come un ripassare su vecchie ferite, ma so che lei mi capisce, perché lei parla poco ma la sua capacità di ascoltarmi, la sua dedizione nel tornare in questo salottino, la sua disponibilità ad aprirlo anche ad altri mi fanno capire che lei sa quello che io intendo.

E poi, tanto per cominciare lì dove si finisce, ho già preso lo spazio per il nuovo blog, ho già immaginato il percorso, a grandi linee ovviamente, ho già scritto qualche post in modo da poter avere materiale pronto. Mi manca l'impostazione della pagina, che blogspot è un po' statico per me, vorrei qualcosa di meglio, che mi piaccia di più, più accattivante ed immediato, meno cerebrale, giacchè quello sarà un vero blog, mentre questo continuerà ad essere il nostro salottino. Per lei, per me e per coloro che continuano a venire a leggere e sì, le devo raccontare di milano e della moda, mi dia un attimo di tempo, presto verrò a raccontare di milano, la grande milano.

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