Il Pitti Uomo e Superkoars-4- the end


La vita va avanti lenta e la scrittura invece concentra le scene, sintetizza le ore e dilata le sensazioni. Così, dopo l'aperitivo preso dopo una giornata passata al Pitti Uomo in cui avevo camminato parecchio e prima avevo cercato e trovato conforto nella Piùforte, conosciuto una modella di 22 anni, e prima avevo viaggiato in treno e prima avevo desiderato telefonare a lui perché forse volevo riallacciare i rapporti, forse mi dicevo che volevo solo salutarlo e sentire come stava, ma invece forse chissà, e come è stato crudele lui che non ha risposto, che non credevo di meritarmelo, e prima mi ero alzata e docciata e vestita e prima mi ero svegliata alle 5, con gli occhi fissi al buio del sogno che avevo fatto, dove ovviamente c'era lui, come avrebbe potuto essere altrimenti, cammino, rassegnata ma non stanca, ho ancora tante cose da imparare, le scarpe comode, e il Maschio Alfa che ha entusiasmo, si trascina noi dietro, e lui con il passo veloce; - Niente doccia, vero?- mi sospira Gambelunghe, e io rido e la spintono, lei è stanca ma non si lamenta, finché non arriviamo al ristorante, ed entriamo e ci sediamo per cena. Non è una trattoria qualunque: è un bel ristorante, io non voglio ordinare niente perché non voglio scegliere, -fate voi che a me vabene- e così concordo per la fiorentina, i cannellini al vapore e l'insalata di carciofi con scaglie di grana. Il vino è rosso, corposo, color rubino scuro. L'atmosfera è calda, le tovaglie cremisi, le sale scavate sotto terra si riempiono di gente che viene tutta dal Pitti. Mi sa che ho già imparato, che li riconosco subito quelli del Pitti: o sono signori intorno alla cinquantina, uomini di mondo, ben vestiti senza essere eccessivi, con orologi importanti, camicie sportive di cotone pregiato, giacche con le cuciture in evidenza ma dove i punti sono perfettamente uguali uno all'altro. Oppure sono giovani eccessivi, con i capelli mal tagliati ad arte, l'abito penzolante da tutte le parti che la simmetria pare essere un difetto e i vestiti devono pendere tutti da una parte e poi tutti dall'altra, e così viaggiano con le punte del golf asimmetriche, e forse hanno ragione loro, e io sono come loro, o tutta da una parte o niente, è forse arrivata davvero l'ora di fare delle scelte, e scegliere significa pendere di qua o di là, e oddio ma quando cazzo finirà sta fitta alla pancia, ma sorrido, che converso e Aspra mi fa vedere come si distinguono i seni finti da quelli veri, gli zigomi gonfiati, le labbra piene di botulino, mangio e bevo, la serata è piacevole, ci alziamo e usciamo, e paga tutto lui, non solo, ma ci regalano pure i cantuccini.

Fuori il Pitti Uomo l'aria è fresca ma non gelida, il cielo è limpido, e iniziamo a camminare ancora, finché alla fine non decidono, e via, si cammina fino a cercare un taxi, poi si sale su e si va all'evento della Bea-Yuk-Mui.

In macchina le due donne che sono con me si affrettano ad aprire le borse, e tirano fuori con maestria la trousse dei trucchi, una bustina ciascuna con dentro ogni ben di dio di trucchi e si rifanno la linea degli occhi, rimettono l'ombretto, passano il fard sulle guance, coprono un inesistente brufoletto, ridisegnano le labbra con il rossetto, mentre Aspra racconta che ha girato tutta la città per trovare lo smalto delle unghie identico al cinturino dell'orologio, e poi ride, e mi guarda, e io vedo lo sguardo profondo, che mi si ficca dentro e cerca di capire e di vedere, ma non trova nulla, che non c'è nulla da trovare dentro di me, io solo guardo ammirata e capisco benissimo che c'è una forzatura, è tutta una provocazione e quindi non raccolgo, e per non restare proprio indietro del tutto tiro fuori il mio rossetto e me lo metto mentre guardo fuori dal finestrino, e Firenze scorre veloce, sono a Firenze e sto andando da qualche parte, un anno fa di questi tempi ero persa, il Talebano se ne era andato di casa senza preavviso, io non avevo un lavoro, né una lira, né un futuro plausibile. Ora ho il mio amato iPhone che cerco con la mano e sento protetto all'interno della borsa, e se anche adesso non squilla vedrai che un giorno squillerà, ho il forno nuovo a casa che mio marito non ha mai voluto comprarmelo in 20 anni di matrimonio perché non era mai il momento e non ce n'era mai davvero bisogno, ora invece ho un forno a gas grande 90 centimetri, mi sono rifatta la camera da letto rossa, ho fatto più cose per me in un anno da sola che in 20 con lui. Cretina che sono. Dio come mi manca Semprequello, che mi piacerebbe condividere le mie cose come con lui non sono mai riuscita a fare pienamente, ma non si può, mi sono sbagliata, ho visto le cose che non c'erano, ma mi piacerebbe ancora raccontare a lui, che ne avrei bisogno, forse qui sta il nodo, che avevo iniziato a raccontare di un pomeriggio d'estate di una vita fa, ma mancava ancora la parte della doccia, il racconto della doccia è cruciale, che dopo, la prima volta che ho fatto la doccia a casa di J ho vomitato, e lui non credo che l'abbia mai saputo povero J, ma forse Semprequello sarebbe stato in grado di capire, e siamo arrivati all'evento della Bea-Yuk-Mui, che si tiene in una chiesa sconsacrata, si va solo per invito e per noi hanno trovato miracolosamente i due biglietti in più, che loro già ne avevano due. E poco prima di entrare chiedo che nome è Bea-Yuk-Mui, e mi spiegano che Bea sta per Beatrice, la stilista, e Yuk-Mui è l'altra stilista, una donna cinese, e insieme sono una bomba. Entriamo nella chiesa sconsacrata e io sono avvolta dal bello, che tutti dovrebbero esserlo, e a me è mancato tanto, il bello e la creatività, la capacità di creare emozioni e suscitare interesse e far muovere il cervello. Che qui non siamo solo a una festa, nemmeno solo a una presentazione di un campionario, nemmeno solo a uno spettacolo teatrale. Qui entriamo nel buio di una chiesa con una volta di mattone altissima, il pavimento è coperto da erba vera che sprigiona un profumo intenso, ed è infatti così che ci si rende conto che è erba vera, dal profumo, e dentro l'illuminazione è di candele e ragazzi piumati sono seduti qua e là, illuminati da luci soffuse, con copricapi in testa fatti di piume, con i visi truccati in maniera eccessiva, alcuni solo con la maschera, e un ragazzo sorridente è sull'altalena, un altro siede morbido in una palla di vetro, altri ancora sono seduti sul prato e fanno un pic-nic vero, con frutta vera, alzate d'argento e bicchieri di cristallo, e mi pare di essere tornata indietro in un romanzo bucolico di qualche autore romano, potrei essere dentro le allucinate scritture di Lucrezio, Tito Lucrezio Caro sul quale ho sputato sangue e fatica per capire cosa voleva dire, ma ora lo capisco, con i fauni, le ninfe, e i giovani belli serenamente fermi, senza la fretta dei nostri giorni, senza la forzatura della modella che era con noi nello stand, ma sono belli questi, belli in modo naturale, e il Maschio Alfa mi si avvicina e mi dice che se voglio posso fare le fotografie, che qui si può, e io allora le faccio, un po' a tutti, e godo di questo non dover fare niente, che non c'è uno spettacolo da seguire, non un percorso da fare, ma solo un guardare, godere del vedere, del profumo, delle luci soffuse, del tempo che scorre e che è tutto a nostra disposizione, e mi manca qualcuno a cui appoggiarmi mollemente e dire guarda che bello, ma non importa, è da deficienti rovinarsi uno spettacolo così bello con quello che manca, e allora mi godo quello che ho, sono al Pitti di Firenze, e raccolgo materiale per fare la pagina Facebook della società, e magari poi mi viene voglia di scriverci sopra qualche cosa, e stiamo dentro lì non so fino a quando, penso fino a quando non vengono a chiamarmi e a distogliermi dai miei pensieri e dal mio guardarmi intorno, che sembra veramente che io non sia mai stata da nessuna parte nel mondo, e forse è così.

Mi chiamano e usciamo, e camminiamo, stavolta, camminiamo ancora, che io ho le mie scarpe belle comode, e Gambelunghe mi dice:_ beh, adesso andremo a casa che ho bisogno di farmi una doccia- e invece camminiamo, fino all'una di notte camminiamo nelle piazze piene di gente, tutti ragazzi giovani , maschi soprattutto, che sembrano lì in esposizione, un allevamento di modelli, fotomodelli, aspiranti attori, attori, stilisti, sono tutti lì, e finalmente ci sediamo e via di ordinazioni, un amaro per me grazie, e troviamo altre persone e un signore che seduto davanti a me prende confidenza, e mi parla del Maschio Alfa, che lo conosce da una vita, e io sono anche in imbarazzo, e taccio e lo guardo finché lui mi guarda e poi si rivolge al Maschio Alfa di fianco a me dice:- Certo che hai sempre fortuna tu !- E io subito, senza pensare ho risposto al suo posto:- la fortuna uno se la costruisce-

Che è inutile adesso dire che ha avuto fortuna (di che poi, di una che sa usare il cervello e le parole?) col cazzo che qualcuno d'altro mi ha preso a lavorare con sè, prima di lui, col cazzo che mi hanno dato fiducia e mi hanno messo alla prova. La fortuna uno se la costruisce eccome. E non mi vengano a dire che io ho avuto fortuna, che io la butto sempre sul ridere e per fare incazzare chi se lo merita racconto che mi pagano per stare su Facebook, ma io so la fatica che ho fatto per conquistarmi questo posto, e se lui non avesse avuto le palle di dare fiducia a chi mi ha scelto, che è stato un salto nel buio per tutti quello fatto a maggio dell'anno scorso, col cucco che avrebbe avuto fortuna. E fanculo anche a Semprequello, che la fortuna uno se la costruisce, nello stesso identico modo in cui uno si mette nei guai, stesse prassi diversi risultati, e cazzo cazzo cazzo, io mi sto costruendo la mia fortuna, non è arrivata così. E vaffanculo. Ma taccio ovviamente, e lo guardo forse troppo intensamente, che mi dice questo signore: - perché mi guardi così?

e io sorrido, mi sento imbecille, più imbecille che mai, che ho avuto dentro di me un momento di onnipotenza, e dico: - ah no, ascolto, ho solo da imparare io.

- é una spugna

chiosa il Maschio Alfa, e cosi finisce la serata, che essere una spugna finalmente mi pare un complimento, io sono ancora al Pitti Uomo, e tra due mesi è primavera, sorrido e taccio.

Vaffanculo, vaffanculo, vaffanculo.

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