Il Pitti Uomo e Superkoars.-3-


E poi c'è il fuori Pitti e questo era un altro aspetto che mi seccava parecchio. Avrei avuto bisogno di comprarmi qualcosa di nuovo pure qui, ma cosa? Con quali scarpe? Per camminare? per andare a ballare? per stare a cena? Poi nemmeno era detto che ci sarebbe stato un fuori Pitti Uomo. Così avevo ficcato il vestitino, sempre quello che mi sta così e così, ma almeno ha sempre un aspetto pulito e curato, posso coprirmi con il golfino di lana moher e mettere le scarpe con il tacco (che ne ho messe due paia in valigia, vedi mai che decida per questa o per quella). Ma francamente speravo che non ci fossero grandi impegni mondani: vestirmi per la sera mi avrebbe sottoposto allo sguardo delle altre, e a me viene voglia di vomitare e basta, che io una cosa volevo, quella non posso averla, figurati che mi importa del resto.

Il fuori Pitti inizia esattamente fuori dalle mura della fiera, dove ci si saluta un po' tutti e si sta un attimo con le mani in tasca a decidere chi viene, dove, e con chi. Restiamo noi 4: io, il Maschio Alfa, Gambelunghe e la Aspra, che altro non saprei come chiamarla, non ancora almeno, ma sicuramente è aspra, forte, che sembra una lama di acciaio che vibra sotto la spinta di una mano energica, una spada affilata dalla lama larga e lo spessore sottile, che mi piacerebbe affiancare e conoscere meglio, che ha la mia stima e mi incuriosisce, sebbene mi renda conto di essere io quella sotto osservazione stretta, e mi si avvicina e poi scappa lesta, tesa e flessuosa, istinto pulito e indisciplinato, ma lei è così e per ora mi piace.

- andiamo a fare un aperitivo, dai.

dice il Maschio Alfa e io annuisco volentieri mentre Gambelunghe mi si posa di fianco e mi chiede sottovoce - niente doccia? - e io ridacchio e dico:- Niente doccia, siamo uomini veri noi- e Aspra la prende sotto braccio mentre io e il Maschio Alfa camminiamo e chiacchieriamo, che ho tante cose da raccontare io, che ho visto, e molte ne ha da dire anche lui, che mi spiega il Pitti e la moda. Poiché il Pitti è nel centro della città, tutti abbiamo gli alberghi a un passo da lì, che è a un passo dal campanile di Giotto, che è attaccato a Santa Maria Novella, che è a un passo dal negozio di Luisa Via Roma, che è a un passo dal ristorante. Camminiamo a frotte che man mano si diradano: io ho gli occhi pieni di Firenze, delle sue strade mal messe, del suo caotico traffico, degli scooter parcheggiati ovunque, dei muri trattati con il bugnato, dei frontoni cinquecenteschi che ricopiavano l'arte greca per riprodurne la misura, i marmi bianchi e neri a disegni geometrici, le impressioni del Pitti, dell'eleganza maschile, del padiglione dei Pancabestia, le osservazioni su un capo della collezione, sulla moda in genere, su Figlia, sul calendario di Oliviero Toscani, sequestrato al pubblico ma di cui sono riuscita a procurarmi una copia ("che metto via, che un domani potrebbe avere un valore, sai, la mia è la deformazione professionale dell'essere nipote e figlia di antiquari") e cammino, ancora il mio passo pesante, forse un po' meno, benedette le mie scarpe comode e belle, e ci infiliamo in un locale dove beviamo il vino e mangiamo i crostini e dove ci raggiunge anche F, un po' vecchio, un po' stanco, un po' "ho già visto tutto nella mia vita" e parla da tecnico e io ascolto, che quella marca ha fatto un piumino che se ci pensi, tra qualità e prezzo se l'è anche cavata bene, bisogna vedere cosa fa nella produzione prossima, e anche l'altra marca ha fatto delle t-shirt interessanti, mentre invece la terza marca si è bruciata, hanno avuto quel gran successo la stagione passata ma poi non sono stati al passo, si sono montati la testa e adesso non riescono a stare dietro al loro stesso successo.

io bevo, taccio e ascolto, assorbo e immagazzino, e mi dispiace tanto non avere nessuno che mi manda messaggi al cellulare, che invece le altre due sono tutto un mandare e ricevere, a me nemmeno Figlia o Figlio mi chiamano, che sono con il Talebano lo so, ma almeno un sms visto che li ho chiamati e non hanno risposto, e soprattutto il mio cellulare resterà silenzioso per sempre, ma lo prendo e lo accarezzo, così lucido e nero, il mio iPhone nudo, rigato, vissuto, quasi vintage, oserei dire. Finito l'aperitivo ci alziamo e usciamo all'aperto e mi portano a vedere il negozio di Luisa Via Roma, dove si va come a fare un giro in giostra. Luci, e arredi, e tutto ho guardato tranne forse quello che avrei dovuto, ossia i vestiti, e le scarpe, mentre invece loro le hanno prese e ammirate e studiate, e io ho fatto le fotografie, finché mi si sono avvicinati e mi hanno detto che è assolutamente vietato fotografare il negozio. Va bene, ho detto, e ho messo via la macchina e ho camminato ancora (e mi sono domandata come mai a me impediscono di fare le foto e lui invece le faceva a tutti, che riusciva a cogliere espressioni intense, movimenti di teste e sguardi, e perché non mi ha dato retta che avrebbe dovuto appenderle, avessi potuto io ne avrei fatto dei pannelli, coperti di plexiglas come avevo visto fare in un negozio, che erano uno spettacolo di dialoghi muti le sue fotografie, e io che faccio uno scatto in un negozio vengo subito fermata dalle commesse, due! così gentili-scandalizzate-gelide che mi sono sentita una merda ma il Maschio Alfa era lì vicino, ha fatto spallucce e si è messo a ridere, e io mi sono sentita meno sciocca e parvenu, ho girato per le scale e sono salita) e poi siamo usciti, e via ancora a camminare per Firenze, che il dopo Pitti significa anche andare a vedere le vetrine dei negozi, e così Hogan, Tommy Hilfiger, Ermanno Scervino, Patrizia Pepe; e man mano che camminavamo abbiamo incontrato persone che come noi giravano per le strade a vedere le vetrine, usciti dal Pitti Uomo entravano nella realtà dei negozi, del profitto, compro-vendo-guadagno, e ho camminato e Gambelunghe mi si è avvicinata e mi ha detto: -Ma prima di cena , andiamo a fare la doccia?- -Shhh, zitta e cammina- le ho detto io, e non ho potuto fare altro che ricordarmi come siano due anni che io ripeto la frase del film Nemo, zitta e nuota, keep swimming and swimming and swimming, e anche adesso nuoto, vado avanti che se sono qui è perché l'ho voluto io, io sapevo bene quello che facevo quando ho cominciato a volere di più, di meno non avrei potuto più, volevo di più e lui non ci è riuscito, per qualche motivo non ci è riuscito a darmi di più; io volevo tutto e lui avrebbe potuto darmi il tutto, che già quando non mi dava nulla mi riempiva di cose vitali per me.

Ahi, che male.

Commenti

Post più popolari