Il Pitti Uomo e Superkoars.-1-


Con il Pitti Uomo il fattore tempo predomina su qualunque altro aspetto.

Il Pitti Uomo di gennaio cade sempre il 12-13-14- gennaio di ogni anno. Così non ci si sbaglia. Così un anno prima si prenota l'albergo per l'anno dopo. Perché se sei al Pitti quest'anno, non puoi non tornare l'anno dopo, a meno che non muori. Altrimenti ci devi venire. Quindi, si prenota un anno prima. Che se proprio dovesse cascare il mondo e tu non potessi venirci più come espositore, sicuramente verrai come visitatore. Non ci sono dubbi su questo. (è così che si creano le esclusività: provate voi ad andare a Firenze nei giorni 12-13-14 gennaio e cercare un albergo: vi diranno tutti scandalizzati: Ma c'è il Pitti!)

Il Pitti Uomo arriva a gennaio quando, per chi lavora nel mondo della moda, negli uffici sono settimane che si lavora sull'estivo e l'inverno viene archiviato nei saldi come merce "vecchia". Avviene, a quelle come me per esempio, che si entra negli uffici amministrativi e dirigenziali indossando un vetusto odiato giaccone, un berrettone di lana spesso, i guanti a manopola comprati in Prato della Valle di sabato mattina (di nascosto dal negozio dove si lavora), le cuffiette a forma di maialino che le altre sono veramente morte, e piuttosto che comprarmene un paio nuovo da pochi soldi, preferisco avere queste con cui si sente proprio bene; dicevo si entra affannate per la corsa in bicicletta, con l'umidità che ha mollato piccole gocce di pioggia sul viso, e la bici che ha affondato la ruota in qualche pozzanghera schizzando gli stivali di fango, si entra nel caldo accogliente dell'ufficio togliendo il berretto con il solito plastico gesto che trascina con se anche tutti i capelli, e si trovano scatoloni con giacconi invernali bellissimi che vanno rispediti al mittente perché in conto-vendita, la stagione è finita, i saldi sono partiti già da una settimana e quindi sono vecchi pure loro, questa è merce che se non è stata venduta nei primi 10 giorni dell'anno quindi si rispedisce indietro, e io mi infilo nel corridoio percorso nel soffitto da un lunghissimo bastone da cui penzolano i cappotti. In basso una decina di scatoloni ingombrano il passaggio e i magazzinieri sono indaffarati tra questo e quello, perché appeso c'è l'invernale vecchio, e incartato c'è l'estivo nuovo. Fuori dalle mie due finestre quasi nevica e l'ufficio si riempie di abitini estivi, canotte, golfini leggeri, scialli in batista di lino. Sulla scrivania cataloghi di merce estiva, dove donne magre prendono il sole in bikini, e ragazzi finto spettinato fanno merenda sul prato. Da due settimane almeno in ufficio si parla di estivo, di sole, di donne sbracciate e gambe nude, fantasie e colori sgargianti, occhiali da sole e foulard di seta, e noi andiamo al Pitti pieni di estate. Al Pitti di gennaio si porta l'invernale. Ovviamente quello dell'anno prossimo: F/W 2011 (ovvero, per gli ignoranti come me che odiano le sigle e non capiscono le implicazioni , Fall/Winter, ossia autunno inverno 2011 e 2012) . Sì lo so che voi siete tutte esperte: diciamo che me lo sono scritto per me.

Al Pitti Uomo il fattore tempo è determinante anche quando sei dentro i padiglioni: la gente non cammina, trotta. Questa gente è fatta principalmente di uomini. Trottano tutti questi (ricordiamoci che non siamo in un luogo qualunque, ma siamo al Pitti e questi non sono uomini comuni questi sono compratori-espositori-agenti-stilisti-buyers-visual-importatori-esportatori-comunicatori-), sembra abbiano tutti una meta in mente, sembra conoscano la strada, e trottano veloci, parlano tra di loro a gruppetti di due, i visi dell'uno e dell'altro girati sulla spalla e rivolti verso l'interlocutore, vicini con il viso ma senza mai toccarsi con le mani, e camminano a grandi falcate attraversano gli stand, rumorosi nel salutarsi l'un l'altro quasi senza mai fermarsi: - Carissimoooo, scusa, ci sentiamo dopo? - Fanno roteare le mani con il dito indice teso intorno a un perno immaginario e posticipano l'appuntamento, mentre l'interlocutore, anch'esso in compagnia di un uomo, lo affianca senza fermarsi, prosegue nella direzione contraria, alza una mano con il palmo aperto, strizza l'occhiolino e dice:- alle due al Buffet di Fred!- (dove Fred sta per Fred Perry) e continuano a trottare che sembrano sospesi sui tapis roulant degli aereoporti. Tutti vanno con una fretta misurata in maniera spontanea e un'eleganza dei movimenti fluidi che a me fa bene al cuore. Qui c'è leggerezza. Qui nessuno corre, si affanna, si fa spazio a gomitate: qui veleggiano tutti lievi sui tappeti volanti come in un cartone animato di Walt Disney (mentre io ho il passo pesante, e piombo fuso e freddo dentro di me: ma io sono donna e qui sono soprattutto uomini e poi, diciamolo, io sono una donna un po' strana anche per le altre donne... quindi non mi meraviglio per nulla).

Ma soprattutto, il Pitti inzia nelle case di ciascuno che ci andrà, almeno due settimane prima, quando uno si rende conto che ormai Capodanno è passato e deve decidere cosa mettersi per andare al Pitti. Capite? Una rivelazione per me. Questi almeno da 15 giorni pensavano a cosa mettersi addosso e tutto è stato scelto con cura perché il vestirsi è segno distintivo prima di qualunque altro, e il corpo non è una cosa che noi ci portiamo appresso così, come ho sempre pensato io, una cosa che dà spesso più fastidi e impicci che altro, una cosa che spesso mette nei guai, che nessuno guarda, una cosa da coprire perché prende freddo, coprire per mascherare, una cosa che impaccia nei movimenti. Questi hanno da giorni preparato con cura e studiato ogni dettaglio del proprio abbigliamento, e c'è un piacere tutto nuovo per me capire quanta cura e quanto amore c'è per se stessi e la propria immagine e il proprio corpo. Ho visto abbinamenti di azzurri pallidi e cremisi, giacche costruite sulle spalle di uomini piccoli e tozzi che li rendevano snelli e aggraziati. Ho visto la ricercatezza studiata di un signore giapponese che nel taschino della giacca aveva infilato due fazzolettini uno a righe bianche e rosse e uno nero, piegati con così amorevole cura, e fermati con una spilla d'oro che recava la testa di un serpente. Ho visto i calzini di seta e le scarpe di cuoio lucido con le ombre. Ho visto le sciarpe, quelle di lana grossa, quelle di cachemire, quelle sottili di cotone, tutte ben arrotolate al collo, che incorniciano il viso e paiono una antica gorgiera e danno al viso maschile una insolita delicatezza. Ho visto giacche di tessuti tecnici che tengono il freddo e sono però sottili, probabilmente morbide al tatto. Ho sentito sprazzi di discorsi, e ho incrociato parecchi sguardi, diretti, occhi negli occhi, io da sola e loro tutti in coppia, io "normale " con il mio passo pesante, le mie scarpe Nerogiardini comprate in saldo a 90 euro, decenti, devo dire, e soprattutto comode, i miei pantaloni regalati da Ro, e la mia maglia easy, grigio scuro, con la canottiera nuova che mi sono comprata da Coin a 25 euro ( ho questo eco nel mio cervello che ogni tanto risuona e riporta le frasi mollate qua e là nella mia vita e così aveva detto lei, magra e insoddisfatta, ben vestita e ben truccata, sempre di corsa, sempre intenta a fare, sempre pronta ad attaccarmi per vedere come reagisco, sempre pronta a fare marcia indietro con me quando vede che non raccolgo le provocazioni, lei che ha almeno dieci anni di esperienza dentro la moda, così aveva detto di una canotta che era arrivata in magazzino e che lei voleva rimandare indietro e io avevo chiesto perché e lei me lo aveva spiegato:- no tea vedi sta canottiera che fanno sti qua? varda varda, te par seta questa? Na roba che gnanca da tezenis, te vè da Intimissimi e te te compri sta merda qua par diese euro. Mi no a comprarìa mai. Toccala, toccala, senti?- e così ero andata poi a toccare le mie canottiere comprate da Tezenis, che già Intimissimi è più caro, e francamente aveva ragione lei, la differenza non la sentivo, il che, secondo me andava indubbiamente a favore di Tezenis e della mia canottiera da due lire, ma l'eco dei suoi commenti mi aveva spinto a spenderne ben 25 per una di cotone modal dello stesso identico colore della maglietta. Insomma, anche io andavo al Pitti Uomo).

Il mondo di Pitti Uomo gioca in anticipo sul tempo: io vivo il mio presente e mi riempio di immagini, che, si diceva, le parole non le ho più. So che dovrebbe esserci il guerriero biondo qui, così aveva detto, che faceva le fotografie qua dentro. Ma per gli uomini le parole hanno un peso diverso, probabilmente era una palla, in ogni caso è uno che corre veloce, io avrei avuto piacere di vederlo, ma poi ho pensato che è meglio di no, infine mi sono seduta su una panca e senza più parole né pensieri, sola in mezzo a tante persone belle ed eleganti, mi sono seduta e ho sentito un gran bisogno di una voce che mi riconoscesse, che sapesse che io sono io, morbida fuori e piombo fuso dentro, che sapesse che io non ho più parole né pensieri, solo un vuoto lasciato da J, e lasciato anche da lui che non ha avuto il coraggio e non ha risposto al telefono, e senza parole ho chiamato Lapiùforte e mi sono puntellata su di lei e lei su di me, le ho raccontato e ho riso, ho ascoltato il suo vuoto, la sua rabbia sana, quella che io non ho più, e le ho detto: - dai, che tra due mesi è primavera. - e lei ha riso, così forte ha riso che mi ha fatto bene al cuore, mi ha sollevato dalla mancanza di parole, e così, rinforzata, ho ripreso il cammino.

Al Pitti Uomo ci sono milioni di cose da imparare.

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