L'inverno di Superkoars - 2/?




Quindi entro, faccio finta di non vedere in giro tutto sto ben di Dio, mollo lo zainetto lì in terra vicino al muro e prendo il mio asciugamano da palestra. Mi piacerebbe essere trasparente, invisibile, e intanto che valuto un posto dove mettermi, l'allenatore li fa sdraiare tutti a terra e fa fare flessioni. Il ritmo è sostenuto, la voce imperiosa conta :- UNO/DUE/TRE/QUATTRO- RECUPERO-UNO/DUE/TRE/QUATTRO-RECUPERO.

L'alternativa per me è camminare in mezzo a tutti quegli uomini per andare a nascondermi in fondo dove nessuno mi vede, oppure fare che se non li vedo io, loro nemmeno ci sono e quindi trovare un posto davanti a tutti, io da sola e davanti a me l'allenatore e basta. Esito un secondo e non so che decidere.

e signora mia, a lei magari è già successo, ma io mi sono improvvisamente trovata in piedi davanti a una cinquantina di uomini sdraiati a terra, praticamente ai miei piedi, che facevano flessioni a testa bassa, occhi a terra e via. Dall'alto la visione è stata grandiosa: vedevo teste e sederi, signora mia, anzi, teste e culi, tondi, stretti nello sforzo di fare le flessioni, sguardi concentrati sulle mani, spalle che andavano su e giù, su e giù, respiri un po' affannosi, e mi è quasi dispiaciuto non essere in fondo alla sala, che avrei potuto quindi avere maggior agio nell'osservare quelle natiche tonde coperte da pantaloncini di cotone, che quelle erano tutte natiche sode, signora mia, di quelle senza la ruga, che gli uomini fanno tanto i fighi ma pure loro ad una certa età cominciano ad essere decadenti, e chissà se mai una donna ha avuto il coraggio di dire loro che hanno le chiappe che cadono, loro che non possono vedersele ma non fanno altro che guardare i culi delle ragazze, o forse sono solo io che che ho un'idea del mio corpo e degli uomini un po' particolare, mettiamola così, e magari gli uomini lo sanno che hanno pure loro il fisico che invecchia, e io li amo anche per questo, che un corpo di solito è bello per quello che rappresenta ( e se non fosse così, che un corpo prende un significato importante principalmente per quello che rappresenta, noi non potremmo vivere e non potremmo godere degli altri e saremmo schiacciati dal peso dei corpi degli altri, invece così quel corpo ha un suo parlare che vale per me, che io riconosco nella routine e nel suo essere corpo unico...), in ogni caso resta il fatto che io ero in piedi e loro sdraiati, e si inchinavano davanti a me che invece avrei voluto scappare, che erano tanti, sa signora, proprio tanti tanti e tutti insieme, tanti corpi maschili sani, senza nome e senza storia, e io ero veramente diventata invisibile, e mentre loro continuavano le loro flessioni io ne ho aggirati un paio, passando con le mie scarpe vicino alla loro faccia, e mi sono messa davanti a tutti, mi sono sdraiata per terra e ho finto che se io non vedevo loro, loro non avrebbero mai visto me. Nei miei occhi tutte quelle natiche dove si potrebbero posare le mani, e... scusi sa, si avvicini un poco, ecco, sì, perché mi dica lei il gusto di attaccarsi con le mani alle natiche di un uomo e prenderle a piene mani, e tirarle verso di sé, eh? vedo che sorride, sì, lo sa anche lei che quel gesto così semplice è un prendere tutto il possibile, anzi di più, le mie mani sulle sue natiche e il suo ventre verso di me, con forza... ah, sì, ecco, un attimo che bevo un bicchier d'acqua, lei è coraggiosa con il the, no grazie i pasticcini non li prendo, non ho fame, sì, continuo con il racconto, è meglio.

ok, mi infilo in uno spazio davanti a tutti, mi pare il male minore, prendo il mio asciugamano bianco, lo apro e noto con orrore che è quello con tutti i cuoricini ricamati rossi e rosa, un asciugamano che non ho mai sopportato e come accidenti ho fatto aprendere proprio questo, è perché ne ho cercato in fondo al cassetto uno sportivo, questo mi pareva quello della palestra Spartan club, invece no, porca miseria, io sono venuta a fare la mia prima lezione di boxe ( e ripeto Boxe) con un asciugamano con i cuoricini rossi, non ci verrò mai più qua dentro, ora mi sdraio che non posso scappare ma qui non ci torno più, adesso faccio anche io gli esercizi, e intanto che faccio il tempo passa, la musica cambia, arriva adesso l'ultimo remix di quello che ogni tanto canta e dice Barbra Streistand, e poi arriva quello francese che cantavo tutta l'estate Alors on chante, e poi ancora mi mettono Waka Waka, e non gliene frega a nessuno niente di me, dei miei pantaloni rossi consumati, della mia ciccia abbondante, dell'asciugamano con i cuoricini, ognuno pensa per sè qua dentro, si fa un allenamento preciso, sono tutti così impegnati, oddio io amo gli uomini, così semplici e puri, che se fanno qualcosa la fanno perché ci credono, e ci si impegnano pure, io non guardo nessuno e nessuno guarda me, e sudo, faccio fatica ma stranamente non mi manca il fiato, non mi prende quel peso mortale che mi prendeva le volte che andavo in palestra, che le ho provate tutte io, l'aerobica ma mi annoiavo, la danza ma mi dimenticavo i passi, il tennis ma non prendevo la pallina, il nuoto ma non ho la macchina, il pilates ma costa troppo, lo yoga ma non scarico, la corsa, sì ecco, la corsa, finché non è arrivato il mio Lavoro Benedetto ed è finito lo spazio per la corsa. E poi qui non ci sono le donne, quelle che ti guardano e fanno mentalmente il conto di quanto hai speso per vestirti, di quanti chili in più pesi, di quanto meno brava sei a fare gli esercizi, di quanto sei vecchia, o giovane, e DAI DAI FORZA ANCORA QUATTRO, qui non so com'è ma per un'ora si fa palestra, io reggo il ritmo, io non penso, tanto sono davanti a tutti non vedo nessuno e nessuno vede me.

E poi l'allenatore dice: - bene, fascette e guantoni.

E tutti vanno e si prendono le fascette. Adesso le ho anche io, ma certo è che se i riti sono importanti credo che tra tutti, nella boxe, quello delle fascette sia il più importante di tutti. C'è un momento in cui la fascetta (una lunga striscia che pare di gros grein, giallo, che io gialla l'ho voluta quando sono andata a comprarla) viene presa e diventa il fulcro di un mondo tutto suo,. E' il momento in cui il cuore riprende un ritmo lento dopo il riscaldamento, e il cervello si prepara per il combattimento, e sta così, vuoto, sospeso nel niente, che tanto il fisico ha già imparato tutte le tecniche e adesso è il cervello che deve fare la sua strada,; la fascetta inizia con un anello di cotone morbido che viene infilato nel pollice: poi si fa girare la fascia a lungo intorno al polso, passando tra le dita, coprendo il palmo, la base del pollice, il dorso, il polso, viene tutto ben protetto. E con la mano così fasciata si prende poi l'altra fascetta e si procede con la mano destra. Si avvolge tutta la mano, che prende la sua forma naturale, che non è quella di essere diritta, nemmeno quella di essere a pugno, ma è leggermente chiusa, direi raccolta, come se tenesse in mano una mela, e così rilassata viene avvolta dalle fasce e protetta. L'impressione è quella di una protezione accurata, dove prima di attaccare ci si prepara e ci si difende, nulla è lasciato al caso, o all'ira, ma la forza è controllata, curata, trattentuta e salvaguardata prima di essere scaricata. La forza del pugile è una dote che parte dal piede, sale sulla gamba, si accumula nell'anca e si spinge verso la spalla per scendere violenta nel braccio e finalmente caricarsi nella mano per scaricarsi fuori dal corpo.

La mano, così preziosa e delicata, è solo la parte finale del pugno e va protetta.

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