L'equilibrio (che gli altri vorrebbero per me)

Ah eccomi qua, mi infilo, mi siedo, mi accomodo bene che male ai piedi e alle gambe, lei non può capire, sì lo so, in una buona conversazione non si dovrebbero mai nominare le parti del corpo, specialmente la parola piedi non sta bene, ma mi pare ormai di essere entrata in confidenza con lei, e poi guardi, ho camminato anche oggi su questa strada che io non capisco perché la mia debba essere così sdrucciolevole e piena di sassi, che sono massi grossi, tocca aggirarli oppure scavalcarli, che qua è una guerra signora mia, una vera guerra che solo noi poche possiamo capire. Che pure l'altro giorno Gino mi dice:- eh, ma insomma, devi cercare di trovare un equilibrio, così non va bene.

Devo dire, signora mia, che Gino è uomo che è sempre stato interessante, che a me è sempre piaciuto per quelle sue spalle larghe, la risata forte, la voce baritonale incupita dal fumo, quell'aria da marinaio dei Mari del Sud, la sua attitudine a ridere forte e ad essere maschio; e mi aveva colpito, così come mi può colpire la bellezza di un quadro che comunica emozioni, che non è che pensi subito che te lo vuoi portare a casa, semplicemente parla un linguaggio diverso che punta diretto in posti nascosti e io quelle poche volte in cui lo incontrai lo guardai così, ammirata, che già allora stava con quella tedesca dal culo enorme, i capelli biondo spento, le finte Birkenstok ai piedi e i calli sui talloni. Una fisica pure lei, naturalmente. Non le sono mai piaciuta, io a lei, e sì che ero lontana mille miglia anche solo dal pensiero di una strada diversa dalla mia, ma lei è sempre stata di quelle donne scienziato che snobbano tutto il resto del mondo femminile, restie a farsi la ceretta perché simbolo di sudditanza al maschio, lontane da tutto ciò che non fosse strettamente collegato alla fisica, costantemente intente a difendere le proprie posizioni. Insomma, signora mia, per farla breve, un'altra Femmina Alfa, mascherata da intellighentia di sinistra, ecologicamente compatibile, perdutamente anti politica: chissà se voterà pro o contro il nucleare, chissà. E così, ho provato a spiegare a Gino che io non sono una depressa cronica, non sono una che si piange addosso, non sono una che sta lì ad aspettare che arrivi la manna. E mentre spiegavo le mie ragioni, a lui che attento mi ascoltava, nella sua grande villa con molti ettari di giardino, il barbecue rigorosamente di carbonella vera e non a gas, le pentole di rame in cucina,\la cantina piena di bottiglie di vino pregiato, le crocs ai piedi e ipad, cellulari, computer, gadget a riempire la casa enorme, due signori stipendi e due adorabili bambini che ancora sono in quell'età in cui una coppia si sente meravigliosamente felice e fieramente orgogliosa (il primo giorno di scuola, il grembiulino lindo e lo zaino enorme sulle spalle, la foto pubblicata su Fb così che tutti noi potessimo partecipare delle loro gioia, e cosi è stato, che in fondo questa è la grande cosa di Fb, signora mia, la possibilità di partecipare con gli altri alle proprie gioie personali), beh, menter io cercavo di spiegare le mie ragioni a lui, ho capito che non è possibile spiegarle, che tanto nessuno mi può credere, se non pochi, pochissimi che hanno seguito passo passo i miei ultimi 45 anni di vita, ovvero tutti i miei anni, che la fatica, signora mia, la fatica è sempre stata tanta anche se diversa.

che per esempio, di sicuro sbaglio ma non so dove, e questo è il guaio che non so dove probabilmente sono disorganizzata. Ho pensato a lei , signora mia, e stavolta avendo il problema di mandare Figlia all'estero con la Zarina, ho pensato: ok, stavolta mi organizzo per bene. Ehm, sì, dell'acqua, gassata grazie, magari non fredda, ah grazie, lei è sempre così attenta, questo? Cos'è? Mmmm, un panno tiepido profumato, ah, olio essenziale di Tea Tree, quello che cura le ferite, mmm, che meraviglia, lo poso sulla fronte e sulle tempie, ah mio Dio, mi piacerebbe sdraiarmi qui, che fa presto uno a dire .-devi trovare un equilibrio- Di solito te lo dicono coloro che sono già in equilibrio, che hanno i soldi in tasca in abbondanza, una relazione affettiva stabile, i bambini adorabili, e la cui grande preoccupazione è far marciare il lavoro su binari già tracciati, avere i bambini che vadano a letto con i denti puliti, trovare un traghetto a un prezzo abbordabile per le vacanze da fare magari in Corsica, che la Sardegna già la conosciamo (mi sento a tratti come un pugnetto che stringe il vuoto dove prima c'era il cuore, forse un segnale che sono viva, forse, chissà Semprequello chissà).

Così le dicevo, 3 settimane fa mi sono informata, giacché Figlia non aveva la carta d'identità, (tanto noi non si andava da nessuna parte, mai, quindi "non c'è bisogno"). Il giro è stato di andare due volte agli uffici del comune, sezione staccata di quartiere, coda (io sono dopo di lei, lei è dopo di me, lui è arrivato prima di noi, mi siedo ma sono comunque in coda, si figuri faccia pure, ah tocca a lei? scusi sa, ma lei si è seduta non l'avevo vista, grazie, prego). la prima volta ero armata di buona volontà, volevo informazioni precise, mi hanno guardato come se loro vendessero frutta e io avessi chiesto un certificato medico, mi hanno dato un foglietto e mi hanno liquidato come se fossi una incapace mentale.

La seconda volta sono andata armata di documenti firmati, ho trascinato Figlia al seguito per fare le foto, la macchinetta è la stessa di quando ero piccola io, 4 euro per 4 foto, non-dà-resto, e già lì mi monta il nervoso, che mi dica lei che fatica facevano quelli a mettere l'articolo al proprio posto (non dà _il_ resto) ma soprattutto, siamo nel 2011, andiamo verso le transazioni online e i pagamenti con il telefono e questi mi dicono che vogliono solo monete da 50 centesimi, 1 euro e 2 euro? Armeggio nella borsa e cerco il tacco che è sempre pieno di monete, lo apro orgogliosa e dentro trovo più di 5 euro, disciplinatamente ordinate, una moneta da 2 euro, una moneta da 1 euro, una moneta da 50 centesimi e parecchie monete da 20 centesimi e da 10 centesimi. Niente da fare: la macchinetta accetta solo "pezzi grossi", quelli piccoli e gialli, con il bordo frastagliato non li vuole. Scuoto un poco il portamonete e intanto mi guardo intorno: è lampante che nessuno mi cambierà le monete. Per 50 centesimi che io ho nel portamonete ma non sono come li vuole sta stronza, io non posso fare la foto. Ho pure la banconota da 5 euro, ma signora mia, la macchinetta non-dà-resto. Mi squilla il cellulare, oggi sarebbe martedì pomeriggio, non dovrei essere al lavoro benedetto, ma la telefonata è da Londra, quindi rispondo, prendo Figlia per una manica e le faccio cenno di uscire, poi la strattono pure, che lei era rimasta dentro a guardarsi allo specchio (- ma mamma! Mi ero preparata per farmi la foto!- Yes? Huu, hi, yes, vieni via per piacere...andiamo - ma mamma! Perchè? - You want to talk about the delivery, the goods, the samples, the linen, the fabrics, the styles, now? esci per piacere- Mamma, la foto!!! Ma perché devo uscire? - No, I'm not in the office, would you call me tomorrow? Esci da sta scatola, mi mancano 50 centesimi, esci!- ma mamma, mi ero pettinata con tanta cura..., non hai cinquanta centesimi?- It 'is urgent, I understand, ok, hold on a moment please, sei nello sgabiotto di un ufficio comunale di periferia, non sul set fotografico di un film intellettuale a budget ridotto, ESCI, yes, here i am, sure sure...)

ah signora mia... e Gino mi parla di equilibrio.

to be continued...domani, promesso.

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