Proseguo 2/2
Usciamo da Upim e via ancora per le strade piene di gente, con l'aria fredda che ci rinfresca, le chiacchiere di Figlia che riempie sempre di più tutto lo spazio a sua disposizione. Penso che sto bene, che forse sto guarendo, che in fondo il mondo è pieno di uomini, e poi, veramente, che me ne frega a me di lui, niente, niente di niente, è solo un pensiero ricorrente senza un motivo, è un'idea della mia mente, mentre ora siamo alla ricerca del calendario per la cucina, del copriletto per la mia camera, e mi serve anche la teiera, entriamo da Coin, e via, giù per la scala mobile, piene di pacchi e pacchetti, con Figlia che non perde di vista niente, tocca tutto quello che le capita sotto mano, diomio come è identica a me, mi sono costruita un clone, come farà a venirne fuori con una madre come me?
Penso che è meglio così: sai che fatica avere un relazione con un uomo? sai cosa vuol dire? Vuol dire impegnarsi, prenderlo, fare cose, gestire equilibri nuovi, affrontare gente, figli, mogli, lavori, abitudini, passati, non ne voglio più sapere, niente di niente, di nessuno. Che palle, che fatica immane, ogni volta ti avvicini a un uomo e scopri un mondo sempre diverso, carico di mille scene di vita e mille reazioni diverse. Ogni volta l'ho fatto mio, e poi ho dovuto tagliare le gomene che mi tenevano legati a lui (a loro), e di nuovo partire da sola, io che da sola non funziono bene, ma mi tocca andare da sola, che come al solito qualcosa di importante mi sfugge, capisco cose che non ci sono, non capisco le cose che gli altri capiscono (non solo, ma nemmeno do retta a loro che mi dicono che lui dovrebbe, lui potrebbe, lui avrebbe dovuto, allora è proprio una merda, è una vera merda di uomo e io no, a dire no, guarda, sono io che non ho capito abbastanza, sono io che voglio, lui non mi ha detto niente, non lui, non stavolta, vi sbagliate...) Ma adesso basta. Basta veramente. Sono esausta e di uomini non ne voglio sapere più. Mi viene da vomitare all'idea. Per fortuna che Coin è piena di cose belle, copriletti di raso, trapuntine di seta elegantemente confezionate in plastiche che hanno la maniglia, e ho Figlia che guarda e dice: - mamma, guarda!
Tocco le coperte, guardo i prezzi e le misure, ne avvicino due diverse, Figlia guarda e tocca pure lei, vedo che il prezzo scontato è intorno ai 180 euro, non ci penso nemmeno ma fingo, fingo anche con me stessa, e valuto con Figlia e le insegno a guardare le etichette e la composizione del materiale, ne parliamo in maniera tale che sembriamo veramente convinte nel fare l'acquisto, ma poi decido che ci pensiamo un po' su, che non sono proprio convinta del colore, e anche Figlia annuisce (che dice dice, ma alla fine lei è convinta che io abbia sempre ragione, e invece no, accidenti, io mi muovo ma non so se mi muovo bene, e forse guardando la mia vita non mi muovo bene per niente), e passiamo perciò al reparto casalinghi, dove ci sono le tazze di porcellana fine, le pentole di qualità con lo sconto del 30 %, gli elettrodomestici piccoli e di design, un mondo di luci scintillanti che pare di essere ancora a Natale. Sto bene, ho visto il mio conto corrente e non è poi messo tanto male, ho già pagato la cucina a gas nuova, oggi dentro ci ho messo ben tre teglie, una grande con la migliore focaccia che abbia mai fatto, e due piccole con due crostate una alle arance e una ai frutti di bosco. Le ho portate in tavola e mi pareva di essere la maga della cucina, che Figlio e Figlia erano felici, e io voglio l'abbondanza, sarà un anno buono per me questo, lo sento, ho già le mani piene di pacchetti con le scarpe nuove per me e per Figlia, lo scaldabagno l'ho fatto aggiustare e adesso fare la doccia non è più un terno al lotto, 300 euro e via, e ho cambiato anche il router che all'improvviso non funzionava più, e poco alla volta si stanno rompendo tutte le cose che riguardavano la mia vecchia vita, (si sono rotte pure le cuffiette e mi tocca girare per la città con quelle a forma di maialino, e diciamo che la prendo come fosse una cura omeopatica, finché alla fine non ci farò più caso e queste saranno cuffiette come tutte le altre) abbiamo persino comprato le luci nuove dell'albero di Natale e finalmente rimesso le stelle luminose sulla finestra della cucina, anche se abbiamo dovuto usare le pile, chi se ne frega delle pile, la prossima volta che vado all'Ikea mi compro le pile, anzi me ne compro due confezioni, anzi no 4, che qui tra mouse, telecomandi, e giochi vari ne vanno via parecchie. Riguardo ancora le coppie, soprattutto le donne, mi fa bene vedere che c'è gente che si vuole bene, che cammina da Coin immersa nelle stoffe e nelle tavole apparecchiate, e mi viene in mente di quando sono stata a Bloominday, mille anni fa, che eravamo sotto Natale, e ancora ho lasciato il cuore lì, quel giorno, ma ero troppo felice della mia nuova vita per accorgermi che avevo fatto il primo passo verso la rinuncia, il limitare, il non si può e soprattutto verso il "non c'è bisogno". E poi ho anche comprato il cordless, che quello vecchio lo avevo sbattuto violentemente contro il muro una sera che mia madre mi aveva fatto arrabbiare a perdere il senno, tanto ero a casa da sola e non se ne è accorto nessuno di quanto ero fuoribonda: lanciare il telefono contro il muro mi aveva reso tranquilla, la rabbia era sbollita in un attimo, e io avevo ripreso a scrivere come se non fosse successo nulla.
Giriamo nella sala grande di Coin, e attraversiamo il reparto bagno, con gli asciugamani morbidi dove la spugna è fatta da fili ritorti che formano mille cappe di fibre che assorbiranno l'acqua e lasceranno la pelle asciutta. Mi sono comprata anche l'olio profumato per la doccia e ho ripreso a fare i bagni: mi riempio la vasca di acqua calda, ci aggiungo l'olio della Clarins, quello giallo alle erbe, e mi infilo dentro lì, un cuscino arrotolato sotto il collo, e sto lì a galleggiare, immersa nei profumi e nei pensieri, finalmente ferma.
Poi ci prende caldo, siamo stanche, Figlia comincia ad ondeggiare, con tutti quei sacchetti colorati in mano, che ogni tanto sbircia nella scatola delle sue Superga By Fiorucci, e tiene in borsa lo smalto viola scuro che ancora non ha capito come mai le è capitata 'sta cosa, che ho detto sì e glielo ho comprato.
- Mamma, guarda!
Io mi volto e guardo ciò che lei indica e ho una fitta al cuore, un dolore così acuto che mi arrivano le lacrime subito agli occhi, incontrollate, che se non ci siete passate attraverso una delusione d'amore non potete credere che succeda veramente così, ma invece è una bestia cattiva da cui non puoi difenderti, ti prende quando sei tranquilla e ti assale, e fa male, un male cane, e non c'è assolutamente nulla che tu possa fare, e questo è ciò che veramente distrugge l'animo, che non puoi cercare la fuga, né il sollievo, nemmeno puoi urlare o divincolarti, nessuno verrà ad aiutarti, ci sono già passata dentro una cosa così, so che passa ma è il momento in cui la vivi che è così intensa che ti travolge, e non puoi telefonare, chiamarlo, chiedergli perché, perché sai che nemmeno lui sa il perché, forse non può volerti bene, o forse non vuole, o forse non ne è capace, magari è così facile, non ne è capace, e ha paura, e la paura fa fare cose folli, e tu hai visto la paura negli occhi degli uomini, la paura che rende lucidi a volte, a volte implacabili, eppure Figlia è lì che ti mostra quella cosa che tu avevi già visto, mesi fa, e ti eri avvicinata e avevi pensato che questa cosa sarebbe forse piaciuta a lui, e l'avevi osservata, ne avevi letto le caratteristiche, l'avevi toccata e provata con l'indice, e avevi pensato che sì, gli sarebbe piaciuta ma costava parecchio per la verità, per uno che non si capiva cosa voleva da te né tu da lui, 154 euro erano parecchi in effetti, e avevi detto, beh ci penso, mica la devo prendere adesso, e poi l'avevi vista a casa sua, che se l'era comprata da solo, e c'era la scatola in sala, e avevi toccato la scatola che la conteneva e non avevi avuto il coraggio di dire, sai, volevo regalartela io, che tu gli avevi detto che l'avevi vista, che pensavi di comprarla ma che costava parecchio, e lui, annoiato e sovrapensiero aveva detto, ma no, costa poco... che tanto la differenza di reddito si sente tutta qua, nel diverso peso che si da a 154 euro. Merda. Che male.
- andiamo, dai, sono stanca fa caldo qua dentro.
- la compriamo mamma? eh? la compriamo?
No, non la compro, non la voglio, non la voglio vedere quella cosa, la odio, avrei voluto che le cose fossero diverse e invece non lo sono, prima mi rendo conto di questa cosa meglio è, le cose non saranno come io ero sicura che sarebbero potute essere, andiamo ti prego, Figlia, usciamo, e la prendo sotto braccio e la conduco fuori all'aria aperta, - è una fesseria, non vedi che è una stupidaggine? - ma è bella mamma, è bella... - è vero, è bellissima, hai ragione, ma ho pensato che domani potremmo andare all'Ikea, magari lì troviamo qualcosa per il bagno, anzi avevo pensato che in bagno potremmo togliere il cassettone e... - sì ? davvero? allora potremmo...
Credo che il casino sia che non è sufficiente staccarsi, smetterla di vedersi, di telefonarsi, di sentirsi, di avere notizie di alcun tipo, di aspettarsi risposte alle mail o agli sms vari che una può aver mandato.
Credo che il problema non stia nel capire cosa vuole lui, perché, cosa pensa, cosa fa, dove è, come accidenti ha fatto a dimenticarsi così in fretta. Credo che la fatica stia nel fatto che questo affrancarsi è un percorso che riguarda solo me, non lui. Ed è un percorso, non una meta. Quindi ci sono volte in cui si progredisce e volte in cui ci si ferma, e volte in cui si torna indietro e si sta male. Ecco, credo che questo sia il guaio: che l'affrancarsi sia percorso lungo e un po' lento.
Ma inesorabile.
Peccato che io non avessi nessuna intenzione di affrancarmi. Nessuna.
Nessuna.
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