La terapia intensiva prosegue.
io dico che il coma autoindotto funziona.
Lascia solo spazi sporadici a far uscire la vita, ma sono flash: senti qualcosa che si spezza dentro di te, ma a volte è una microfrattura, altre volte un piccolo allargamento della crepa che già esiste. In ogni caso, siccome succedono sempre quando sono sola ma in luoghi affollati, ho imparato a camminare veloce, o pedalare veloce, o spingere veloce il carrello della spesa, sempre molto intenta a fare qualcosa di veramente importante purché in movimento. Questo rimette in circolo il blocco emozionale, butta una manciata di fango là dove si era allargata la crepa e, secondo necessità, copre la micro-frattura assieme alle altre. Così passa, assorbo un pochino il dolore e poi posso proseguire.
io dico che il coma autoindotto funziona.
Succede poi che sei al Pitti Uomo, non un luogo qualunque, ma proprio il Pitti Uomo di cui vi racconterò. Camminavo ieri tra padiglioni giganteschi, abiti, bella gente, luce e tacchi alti. Non senti niente, in effetti, viaggi e assorbi come una spugna quello che ti circonda. Io ieri camminavo e guardavo ovunque, avevo il passo pesante ma il respiro era regolare, il cervello funzionava bene nella registrazione di quello che vedevo, sentivo i discorsi delle persone che mi circondavano, approfittavo dell'opportunità che mi era stata data di vivere in maniera normale la vita lavorativa. Camminare da sola, in mezzo a tanta gente, con i miei pensieri, senza bisogno di fare salamelecchi o chiacchiere o "produrre".
io dico che il coma autoindotto funziona. Ma forse ha un baco.
Perché a un certo punto sono uscita da un padiglione e fuori c'era il sole, era caldo, e io ero stanca e mi sono seduta su una pietra che era lì che aspettava me e come mi sono fermata mi sono rivista, che la mattina stessa, alle 9, mentre camminavo lesta verso la stazione trascinando il mio trolley ho pensato che forse era giusto che io lo chiamassi, che volevo sentire come stava, solo questo, sentire come stava e dirgli che andavo al Pitti. Avevo piacere di sentirlo, non di invadere la sua vita, ostacolare la sua giornata, riempire di me i suoi pensieri. Solo dirgli: -ehi, come stai? é un pezzo che non ci sentiamo, non sei curioso di sapere di me, del lavoro? Che ne è di tutte le persone che ti circondano e di cui io non ne so più nulla? ehi, come stai?
io dico che il coma autoindotto funziona. Ma sicuramente ha un baco.
Mentre trascinavo il trolley ho fatto il suo numero e il cellulare ha squillato e io ho cominciato a contare gli squilli - uuuuuno, ....duuuuuue....tre...ehm, quaaattro forse devo mettere giù, ciinque non risponde, seeeei ok non può.
Ho proseguito verso la stazione, che tutto funzionava benissimo, mi sono pure meravigliata con me stessa di come fosse chiaro che era finita, definitivamente finita, che non ci saremmo mai più sentiti, che è un cretino perché volevo solo sapere come stava, che lo dovrebbe sapere che non sono una che combina guai, ma ero arrivata al treno e c'era Gambelunghe che mi aspettava, e siamo partite, e siamo arrivate, e poi ho girato e guardato e riso e goduto e vissuto e poi stanca mi sono seduta un attimo, da sola un attimo sulla pietra in mezzo ai giardini della Fortezza da Basso e il suo silenzio, la sua incapacità di rispondere alla mia chiamata, o di richiamarmi e dirmi di non chiamare mai più, mi hanno investito, con tutto il loro carico di incredulità e hanno definitivamente portato via tutte le parole che avevo, tutti i pensieri che avevo, tutto quel seme che poteva ancora germinare.
Il disastro più grande è stato lasciarmi senza più parole.
Mi sono alzata e ho ricominciato il giro.
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