3 giorni di digiuno e 3 notti di veglia: è quasi Natale.


Ahn beh, signora mia, sono stata così male ma così male che a un certo punto è venuta pure la Zarina che seduta al mio capezzale ha chiamato il commercialista e gli ha detto:- ah l'Ici di mio marito? guardi faccia lei, io non posso venire, c'è lo sciopero generale, sto aspettando il medico e sono in una situazione di Estrema Urgenza - sì sì, estrema urgenza sottolineato, che ho visto la linea diritta e le lettere maiuscole mentre rotolavo nel letto matrimoniale con la Zarina a dirigere le operazioni di salvataggio.

Le quali operazioni sono iniziate all'alba del secondo giorno, dopo che per due notti mi ero trascinata in stato di semi-incoscienza fino al bagno, avevo ficcato la testa nel cesso e (scusi la volgarità) avevo vomitato l'anima pensando che visto che il cuore non c'è più è dato allora che esista l'anima che in qualche maniera andava espulsa. Stare male di notte è un attacco alla propria personalità che veramente non sopporto: è una ribellione dell'anima alla sua sede preposta, ossia il corpo, nella fattispecie il mio, e io avevo anche tentato di resistere a letto, ma poi ho pensato - vainfiga anche tu, vuoi che ti vomiti? e vieni che ti butto fuori tutta d'un colpo, STRONZA!.- e così caracollante mi ero recata in bagno dove credo di aver passato, durante la prima notte, delle belle mezz'ore finché Figlia non è apparsa alla porta del bagno, si è grattata la testa e mi ha detto:
-mmm, stai male?
Devo aver fatto un cenno con la mano per dirle di andarsene a letto e poi deve avermi vinto il freddo e mi sono rificcata sotto le coperte pure io, dove di solito si sta tanto bene dopo che hai vomitato l'anima. Di solito. Ma a me mi ha preso la febbre, e un tremore, che credo di aver tremato come se fossi sulla pedana vibrante, tutto un brrr bbrrrr brrrrr, di mani di piedi di spalle, tutto un vibrare a cui non è che uno ci possa fare qualcosa. é così e te la tieni, che è notte, dove vuoi andare, chi vuoi chiamare, magari arriva presto la mattina e soprattutto signora mia, soprattutto l'immagine degli indiani che arrivavano in città per un meeting importante, beh, era una immagine fissa finché mi sono detta:
-e che cavolo, ma saranno pure affari miei se muoio stanotte? SI arrangeranno.
E con quello la preoccupazione mi è sparita.

La Zarina che ancora non sapeva nulla, mi ha chiamato tutta garrula alle 8 e un quarto della prima giornata dopo la prima notte, per raccontarmi di come papà ha dormito, mangiato, preso peso, e... ah non stai bene?
e lì ho visto la mia disfatta. Totale.

_ ah, ma allora vengo, faccio, disfo, preparo, ah... quei poveri bambini...
- i bambini non sono bambini...
-ah! ma non posso! Devo andare a Venezia, comprare dei bicchieri, vendere dei vasi, portare il pannello, sai il pannello quello grande che ho comprato a Parma che poi lo ho fatto restaurare? ecco, ti chiamavo proprio per dirti che ho chiesto a Ionohostata di darmi una mano, ma allora se stai male, mmm come faccio...
- vai, vai a Venezia, io devo solo dormire tu vai.

Ed è andata. Con Ionohostata. hanno preso iil tram, poi il treno, poi sono scese a Santa Lucia, sono andate lì vicino, Iononhostata con una giacca di piumino nero di tre taglie più piccola della sua, che le segna i fianchi grossi, i seni, la pancia strizzata, un cappellino con la visiera di velluto a coste che Figlia mi aveva battezzato come Cappellino-da-Rumena (Figlia è stronza ma quando ci vuole ci vuole!)e che io le avevo prontamente regalato, i guanti di pile nero e il carrellino con le rotelle. La Zarina con il cappottino corto di visone (che l'ho portato dalla Ganzetti a rifare e mi hanno fatto uno schifo mi hanno fatto, ma tu guarda se è possibile che erano delle pelli così belle sto stupido me l'ha rovinato, da quando lei non c'è lei più lavorano malissimo), il cappello di visone, gli occhi azzurri il rossetto rosso la carnagione chiara, in marcia con il suo carrellino pure lei, a trascinarsi dietro Ionohostata. E di sicuro la Zarina a parlare e parlare e Ionohostata a tacere per scoppiare ogni tanto in una fragorosa risata. Le ho viste insieme, fanno proprio così. La più giovane trascinata nel vortice della più vecchia. Secondo me ce la può fare a sopravvivere (Ionohostata intendo).

Poi hanno ripreso il treno (non quello per Bologna che tu pensa ho messo la mano sulla portiera e quello è partito, ma tanto Ionohostata ancora non era arrivata ai binari che è lenta lei a camminare, ma lenta... e allora ho lasciato perdere, ma mi sono voltata e sul binario opposto, proprio sulla stessa piattaforma c'era quello per Milano che partiva di lì a poco, così abbiamo caricato i carrelli e siamo arrivate a Padova) e poi hanno preso il bus numero 3 e poi sono arrivate a casa. Sempre con Ionohostata che arrancava dietro al trotto allegro della Zarina, ciascuna con il proprio carrellino pieni di bicchieri (sono bellissimi vedrai, verrà una tavola di Natale bellissima).

In mezzo a tutto questo mi ha telefonato almeno 4 volte (una per cambio mezzo di trasporto suppongo) facendomi la telecronaca appassionante del viaggio finché io non le ho detto
- adesso o dormo o dormo.
e lei mi ha detto ok. Tanto ormai era quasi l'una e alle due ha telefonato a Figlia. 

La malattia però ha i suoi lati affascinanti, perché consente di vedere le cose con un distacco quasi nobile:il Lavoro Benedetto, gli Slavi, le Femmine Alfa, la Zarina, la casa, Figlio e Figlia prendono tutti un'altra prospettiva, specie se al telefono la Zarina dice:
- non hai ancora chiamato il dottore?
- m...
- Maccome non hai ancora chiamato il dottore? Lo chiamo io?
- eh...
- ok, lo chiamo io. Ma hai la casa in ordine?
-bahhh
Tanto altro non riesco a dire.

E il dottore, il suo dottore, arriva alle 8 di sera, suona alla porta e il cane abbaia, Figlia apre titubante che Figlio nel frattempo è andato in palestra (o forse a musica o forse ha le prove con la band, o forse potrebbe avere la morosa ma no, la morosa non penso possa uscire a ste ore, a meno che non sia quella che ha 22 anni oh Dio dame 'na man ) e sento il trambusto del cane deficiente che abbaia come un ossesso, il medico che piomba in questa casa che è un turbinio di roba natalizia, con pinguini dorati che sciano, luci blu alle finestre, un enorme calendario dell'avvento che avevamo cucito io e Figlia tanti anni fa e fa il percorso a gincana che dalla porta di entrata conduce alla mia camera da letto, come fosse un enorme punto interrogativo rovescio dove io sono il punto. Punto. Entra, si sposta a sinistra, aggira a destra la colonna, sfiora il tavolo di metà ottocento e finge di non vedere le sedie rotte a cui mancano parte delle spalliere (che cosa bizzarra avrà pensato ma lui non sa che sono una delle cose della lista) , prosegue diritto verso la cucina open space all'antica, svolta repentino nel corridoio traccia idealmente la parte dritta del punto interrogativo e finisce la corsa nella mia camera da letto, rossa, rossa come quando uno dice "ma che colore è?" ROSSO. Nel letto messo ad angolo ci sono io che rantolo e il dottore invece di visitare me si guarda intorno, sorride felice, si toglie il giaccone, chiacchiera con Figlia che lo segue con il cane in braccio, mi prende la pressione, ficca lo sguardo sui miei libri in pila sul comodino e sulla libreria,
- Ha molto male?
Mi dice mentre con un'inaudita sfacciataggine ficca le mani nella scatola bianca finto cassetto dell'Ikea dove dentro tengo la crema da notte, le salviette detergenti, la crema per le mani e centinaia di altre cose che Ionohostata finge di non nascondere, ma io so che invece lei le ficca lì affinché io non le possa trovare (tipo la tessera sanitaria, la chiave del lucchetto della soffitta, un campioncino di crema, un olio essenziale, un pennello per dipingere).  Io mugolo, che nemmeno ho la forza di parlare, lui mi propone una puntura e io annuisco, tiro fuori la natica rotonda e mi fa la puntura di non so cosa, poi sorridente e felice mi saluta e se ne va, assicurandomi che già la mattina del primo giorno sarei stata meglio.

Segue telefonata della Zarina con Figlia, un ringhio da parte mia e l'inizio della seconda notte. Che dalle 4 in poi è stata identica alla precedente. Per cui mi sono trascinata in bagno ma stavolta nel passaggio  camera-bagno, ho raccattato anche lo sgabello e mi ci sono seduta sopra, così, tanto per stare più comode mentre vomitavo.  

La notte è strana, specie se è la seconda notte in cui stai male. Nel letto i tremori, fuori il vomito. E' l'anima che non se ne vuole andare, malignamente attaccata dentro al corpo, resistente come il materiale più resistente che ci sia. Così ho pensato, seduta sullo sgabello davanti al water, ho pensato che è veramente inutile ostacolare le cose che devono essere, o forzare cose che non sono. Mi conviene smettere di pensare ed essere più concreta, e mi è venuto in mente la lista dei regali di Natale, che ho fatto un'enorme borsone di regali quando sono stata a Ginevra, per Figlio, per Figlia e per me, che Ladonnachefa Accaderelecose me lo deve portare sto weekend, e ad altro non mi sono messa a pensare se non a quanto è buio di notte e al fatto che dovesse essere proprio tardi che nemmeno una macchina passava di sotto.

Così dopo ripetuti tremori, avvolta in coperte e mantelle, me ne sono tornata a letto finché è arrivata mattina e Figlio e Figlia se ne sono andati a scuola e la Zarina mi ha telefonato e dopo due secondi era già seduta su l mio letto a chiacchierare al commercialista raccontando della - Estrema Emergenza- in cui si trovava, lei. E mi ha raccontato del viaggio a Venezia con Ionohostata che vestita poco e si era presa un bruttissimo raffreddore e la febbre pure lei (poverina Ionohostata è così una brava ragazza poverina) e poi si è alzata e mi ha detto, trionfante:
- sono venuta a darti una mano!
E a me è venuto un altro conato di vomito: ho alzato la mano destra, ho alzato il pollice in alto e poi mi sono voltata su un fianco. 

Bisogna sapersi scegliere le battaglie. La malattia è così, fantasticamente ti rende impotente e in balia di chiunque. E ho sentito sbatacchiare la porta del frigo, cercare la tovaglia, aprire e chiudere le finestre, preparare il pranzo (quei poveri bambini poverini); e l'ho sentita camminare in giro per casa, il passo misurato lo sguardo indagatore che valuta gli errori di stile, le mancanze gravi, le indecenze, le assurdità delle case degli altri, specialmente della mia che in quanto figlia dovrei riconoscere la sua supremazia quantomeno stilistica e di buongusto. Ah, ma si sa, con me non c'è mai stato niente da fare, così fin da piccola. Non c'è stato verso di raddrizzarmi.

E poi finalmente è arrivato il secondo dottore: stavolta il cane è stato preso dalla Zarina per la collottola e rinchiuso in una delle camere dei ragazzi, da cui ha cominciato ad abbaiare furioso, raspando indemoniato alla porta. Poi il dottore, il mio, è arrivato alla porta del quinto piano, e accolto dalla Zarina che si profondeva in mille scuse per il casino della casa (ma è di mia figlia che vuole), ha iniziato anche lui iil percorso (eh, ha due ragazzi indisciplinati), ha aggirato la colonna (e un cane piccolo ma tremendo), seguito l'arco del punto di domanda (che pensi che quest'estate mio marito si è rotto le costole per colpa del cane), proseguito nel corridoio (e si figuri che mio marito ancora si ostina adire che non è vero che è stato il cane) e finalmente è arrivato al mio capezzale, (ed eccola qua!) dove io non avevo nemmeno più la forza di voler morire. Mi ha colpito il fatto che il dottore portasse con se un'aria fresca, di città operosa e aria gelida: mi ha fatto poche domande a cui ho risposto sì o no o così e così, con la testa più che altro, ha ficcato pure lui le mani nella scatola sul mio comodino e ha tirato fuori la scatola di Rimargin che per l'appunto erano 4 giorni che cercavo inutilmente in casa. 

Poi il dramma: il dottore mi ha detto che mi avrebbe fatto una puntura e mi ha chiesto l'alcool.
- Io non ho alcool.
- Non hai alcool? a casa? e come fai?
La Zarina era scandalizzata, il dottore non voleva saperne di usare l'acqua ossigenata e io ho giurato davanti a tutti che avevo le natiche più prive di qualunque battero possibile
- Giuro giuro, non ci sono batteri.
Ma il dottore, con la siringa pronta mi ha detto:
- beh, ma un profumo ce l'avrà pure...
Fu così, signora mia che mi fecero la puntura con il profumo della Maison Margiela, Untitle, appunto, che quando una è raffinata si vede sin nel profondo, e il dottore ha detto,
- ah però, devo dire che lei ha un profumo veramente ottimo, che io me ne intendo...
e mentre io mi rigiravo nel letto ricoprendo le pudenda un meraviglioso profumo si è sparso in tutta la camera e secondo me è stato quello che mi ha fatto guarire, altro che la puntura. 


Per quanto riguarda il resto ho pensato che in effetti la Zarina ha ragione su molte cose, e la mattina del terzo giorno, quando ho cominciato a riprendermi, ho pattuito con lei quanto segue:
- poiché avevo già deciso che sarei stata in ferie la prima settimana di gennaio (colpo ferale per il Maschio Alfa che non si aspettava un tale tradimento ma su cui non ha potuto dire nulla) e che avrei messo mano alle soffitte (dove giace, tra il resto, pure la pala eolica che solo Dio sa la fatica che mi è costata smontarla dopo che il Talebano l'aveva montata e se ne era andato a un fucking congresso in Slovenia e qui era venuto giù un fortunale e pezzi di pala erano volati in giro per la città); dicevo: dopo la prima settimana di ferie in cui avrei fatto cose in casa e la Zarina si sarebbe presa Figlia e l'avrebbe portata a Roma, la Zarina sarebbe venuta in casa mia a dare istruzioni precise a Ionohostata su come si fanno le cose, che il personale va seguito e non abbandonato a se stesso, e bisogna dargli le dritte che sennò macinano acqua, e bisogna stargli sotto che sennò se ne fregano, che tanto Ionohostata è tanto una brava ragazza ma la indirizzo io a casa tua, vedrai che ti sistemo casa per benino.

Io lo cavalco sto stronzo di anno 2012 bisestile: gli monto in groppa e lo cavalco sin dalla sua prima settimana. Stia con me, signora mia, stia sempre dalla mia parte, per carità.

Amen.



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