I giorni del grande freddo e Superkoars.
oggi è un freddo cane, signora mia. Un freddo che è come un piatto di metallo, una lamiera che si posa sul viso e lievemente lo accarezza, non punge mica sa, ma è come un leggero schiaffo, un bonario sberletto sul viso, come a dire: su, su, dai, forza, vivere vivere!
Mi piace prendere la bicicletta e andare al Lavoro Benedetto ben coperta. Ho il mio berretto da norvegese con le orecchie di pile che si chiudono ben strette sotto il mento e un doppio riparo sulla fronte; ho il giaccone che avevo nell'altra vita e una sciarpa così lunga che spesso mi ingambero. QUando sono così bardata stento anche a girare il capo, e quindi ho affinato tutti i sensi perchè io ho una meta da raggiungere, 4 volte al giorno.
Pedalo sulla mia formidabile bicicletta blu, e tengo gli occhi ben piantati sulla strada davanti a me per evitare zone di ghiaccio od ostacoli improvvisi. Il vento turbina sull'asfalto, solleva girotondi di foglie ghiacciate e le trasporta così, tutte insieme, da una parte all'altra della corsia. La gente ha il passo di chi si vuole scaldare, e sbatte le mani una con l'altra mentre aspetta alla fermata del tram e a me sembrano applausi. Io no, io pedalo, non aspetto nessuno io, io vado avanti, sotto il vento e lo sfido a volte, come ieri quando lui cercava di sbilanciare le mie due ruote soffiando a tratti e io imperterrita pedalavo compensando la sua forza, destreggiandomi con il manubrio mentre la mente si vuota degli attacchi inspiegabili della Femmina Alfa.
il vento è fatto di una materia densa e lucida, che ha una sua direzione e una sua forza, e la dosa bene nei miei confronti, che non sono una vela e non sono nemmeno il vento, che quello era ciò che io volevo essere più di un anno fa, ora invece io sono io e basta, e faccio il vuoto dentro di me perchè le cattiverie mi hanno stufato, la gente complicata e invidiosa mi ha stufato, quelli che mettono ostacoli sul mio cammino mi hanno stufato, i fifoni i timidi e i titubanti mi hanno stufato, e il vento invece fa il suo mestiere, mi avvolge e si fa sentire, intrufolandosi a volte dentro gli sapzi lasciati aperti dal berretto, posandosi sulla mia guancia con quel sospiro freddo del vento del nord che a volte arriva fino ad accarezzarmi l'anima.
Il freddo intenso di questi giorni si accompagna a venti di bora, che di notte sbattono alle mie finestre del quinto piano, e fanno cigolare le ringhiere e i fili della stesa e ululano parole incomprensibili portando allegria dentro di me, perché è una manifestazione forte della vita che si riprende i suoi spazi, costringe a correre ai ripari (dentro un cappotto, sotto un cappello) che la pioggia è noiosa e monotona, il sole sfacciato, ma il vento no, il vento è pieno di una personalità sua, imprevedibile, dominante, sincera.
Lo so, lo so, me lo dicono tutti che potrei prendere il tram: è più sicuro, più caldo, più comodo.
Ma con la mia bicicletta io pedalo e incrocio gli sguardi delle persone che sono a piedi, serpeggio in mezzo al traffico mentre il vento e il freddo mi ripuliscono a forza, togliendo strati di vita che si erano posati su di me e mi lavano la pelle del viso. Io respiro il vento, lo respiro con il naso e lo faccio entrare nelle mie viscere, fino in fondo lo spingo, e gli faccio fare pulizia dentro di me, dove io vedo milioni di bolle azzurre che si attaccano al buio del cemento che il tempo ha fissato nei miei organi, e lo portano via, a pezzi, o ne fanno polvere. Il vento e il freddo intenso di questi giorni fanno pulizia dentro di me, e io me li vivo tutti, pedalando veloce e guardando la mia città messa sotto scacco perchè ovunque nevica e nevica da ore, appaiono ovunque fotografie di città sommerse di bianca neve, e autostrade bloccate, e sciatori di fondo in piena città, e non si era mai vista tanta neve ma qui no, qui nella mia amata città la neve non c'è, e questo fatto lascia tutti un po' sconcertati . Così però io posso correre con la mia bicicletta, con attenzione ma corro, e un motivo ci sarà, ho pensato, un motivo per cui ovunque c'è neve e qui no, qui solo il vento e il freddo.
Non mi interessa sapere il perchè la neve è così assente: una mancanza che stupisce un po' la gente. Io non so che farmene del senza. Io vivo con il CON.
Vivo con il vento, con il freddo, con la mia bici, e con tutti i miei progetti, che sono lì, messi in fila davanti al nastro di partenza, scalpitanti come i cavalli al palio di Siena, indisciplinati e spesso ancora impreparati, e mentre io pedalo non penso alle cose del mio Lavoro Benedetto, come se lui fosse già lontanto nello sapzio e nel tempo e già facesse parte di un'altra mia vita passata, un traghetto che mi consentì di passare oltre.
Io pedalo e non penso a nulla, se non al freddo e al vento che mi mettono allegria, e ai miei progetti che mi danno la scintilla ogni tanto, e penso a me, a quello che voglio, a quello che ho fatto, e pedalo avanti, me ne frego del perchè e del per come, testarda vado avanti a vivere il mio presente, che io, per 4 volte al giorno ho una meta precisa da raggiungere.
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