Dedicata al Carro







Ah signora mia, se sapesse quanto mi manca lei, il suo salottino di seta gialla, la lampada con la luce soffusa, la calma che trovavo qui dentro. Faccio tante cose  ed è come se non ne facessi nessuna di giusta: a volte sa, mi fermo e mi prende lo sconforto di avere fatto tanti errori a partire da quando ero piccola, così piccola da non sapere nemmeno della mia esistenza.
L’altra notte mi sono svegliata, un sasso dentro il petto, sotto l’esofago e sopra i seni, un sasso nero che pareva il solito groviglio di sudiciume che un tempo non sentivo e ora invece mi prende di notte. Sono stata ferma lì a pensare, e ho ragionato sul fatto che probabilmente non era un attacco di cuore ma un semplice attacco di panico. Il panico è la paura incontrollata di qualcosa: mi sono guardata in giro e non c’era nulla di incontrollabile intorno. E poi mi è passato, e io mi sono riaddormentata, anche se mi ha lasciato la sua viscida sensazione per tutto il giorno e sono andata al Lavoro Benedetto dove sono giorni in cui si respira segatura.


 eh, non le ho detto del Lavoro Benedetto, no, perché ho imparato qualcosa nella mia vita e una cosa è la prudenza nel dire le cose. Le parole hanno un senso e un valore e un peso, e le mie, ho visto, possono fare danni agli altri e a me. E se, ho pensato, anche il Carro un giorno ha pensato che doveva farmi chiudere i miei blog (e infatti li ho chiusi, per mesi ho chiuso questo ed ero emigrata in Perniciosamente Persisto, finchè lo ha trovato e ho chiuso anceh quello) , se ha messo nella lista delle possibilità quella di denunciarmi e attaccarmi con tutta la sua potenza a me che non sono nessuno, sulla cosa che ho più cara e che più mi dà conforto, la mia scrittura, voglio dire, se lo ha anche solo pensato e detto a voce alta, allora io devo imparare a essere prudente. Che non è solo la rabbia che fa diventare pericolose le persone, ma anche il sentirsi minacciati nella propria normalità.

Ci penso sa al Carro, ancora ci penso a volte, e ho un piccolo vortice che ancora gira in fondo alla pancia, là dietro l’ombelico, e gira brillante, come una piccola girandola mossa dal vento primaverile. Io la lascio vibrare, che non è giusto che la soffochi. Non posso ancora filtrare tutto, anche questo ho imparato dalla mia colica renale, molte cose possono restare e altre possono scivolare via, non vanno filtrate tutte temendo che si perdano in mezzo alle scorie. Così ogni tanto ci penso a lui, e pure vado a vedere (sempre più raramente ormai) il suo profilo su Facebook, e sorrido di come gestisce oculatamente la sua privacy, il mio re dentro la sua botte preziosa, e sorrido dentro di me perché ora è andato via, ma prima è stato con me. Prima mi ha chiesto di baciarlo, prima mi ha scelta e voluta e a modo suo, mi ha voluto bene.
Non dovrei, signora mia, lo so che non dovrei, ma tanto lui di qua non passa mai, so anche questo, e non tornerà mai indietro, però lo stesso voglio mettere qui la canzone che mi fa pensare a lui, che canto a squarciagola quando la sento alla radio, perché è la mia canzone e mi piace dedicarla a lui, vorrei averla scritta io, averla musicata io, vorrei essere Nina Zilli per cantarla, invece sono solo una Superkoars in un mare di guai e me la canto da sola e me la ballo da sola in cucina, che ormai del mio passato non me ne frega niente più, mi interessa il futuro e mi ossessiona il presente, e ho tolto il suo contatto di Skype perchè mi faceva male oltre ad esserci inciampata un paio di volte a scrivere cose che non erano indirizzate a lui, ma se da un lato dico basta, dall’altro ho ancora quel piccolo vorticare dentro di me che non posso e non voglio soffocare.
E poi, qui sotto, ci piazzo pure le parole. Perché le parole hanno un significato.




Se un giorno tu 
Tornassi da me dicendo che 
È stato un errore 
Lasciarmi andare lontano lontano da te 
Se un giorno tu 
Parlassi di me 
Dicendo che 
Sono il tuo rimpianto e non riesci a dormire 
Allora ti direi 
Stavolta sarebbe per sempre 
Non importerebbe niente se 
Le parole tue 
Mi hanno fatto male ma tanto vale che 
Stavolta sia per sempre 
Perché l’orgoglio in amore è un limite 
Che sazia solo per un istante e poi 
Torna la fame 
Se un giorno tu 
Sentissi che c’è qualcosa che 
Non ti sai spiegare non ti lascia andare 
Non chiedere a me 
Neghi la verità 
Ora che non ti serve piangere 
Puoi lasciarti cadere 
Dimenticare non basterà 
Ma illudimi che sia per sempre 
Non importerebbe niente se 
Le parole tue 
Mi hanno fatto male ma tanto vale che 
Stasera non cedo a niente 
Perché se perdo in amore perdo te 
Che accendi il mondo per un istante e poi 
Va via la luce 

E so che è stupido pensarti diverso 
Da ciò che sei realmente 
Di quello che ho dato non ho avuto indietro 
Neanche quel minimo 
Per cui valga la pena di star male 
Mentre affoghi nei tuoi errori 
E cerco di capire l’irrefrenabile 
Bisogno di cercare amore 
In quel terreno che è fertile neanche a 
Morire 
E invece di morire ho imparato a respirare 
Per sempre uh yeah 
Le parole tue 
Mi hanno fatto male ma tanto vale che 
Stavolta non dirò niente 
Perché l’orgoglio in amore è un limite 
Che sazia solo per un istante e poi 
Torna la fame 







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