Nel mare io vago.






Nel mare procelloso io vago,
e mi si scora il cuore a tratti,
 perchè nulla è chiaro
e alte le onde e alto l'abisso
mentre l'acqua si schianta
sulle assi di legno che mi sorreggono.


Sono uscita esausta, che fa caldo, è tardi, sono senza bicicletta, non prendo il tram, passeggio che mi fa bene e penso, taccio e penso.


Mi aggrappo alle corde
e poso una mano alta sul muro
e sorreggo la porta di legno
che scricchiola sotto l'acqua salmastra,
non deve crollare.


Mi vede la Mappa delle Stelle, mentre cammina in senso contrario assorto, mi vede si sorprende e sorride, e mi viene incontro. Sarebbe scortese non fermarsi, non vorrei ma rallento e mi faccio raggiungere, anzi, sorrido.


 

Arrivano altri a fianco a me,
e mi aiutano a sorreggere la parete
mentre anche le cose più semplici
sono oscurate dalle onde
e luce non c'è,
e forse abbiamo urtato uno scoglio
che ha lacerato la chiglia della nave.


Mi hanno detto di lui che è felice, e forse mi è anche capitato di vederlo insieme a delle donne, bevevano spensierati, organizzavano le vacanze, la cena, la vita.


La nave si scuote, si innalza e inabissa,
e noi rotoliamo sbattendo contro le pareti,
di legno che pare fradicio e forse si lacera.
Rotola un barile pesante
ma qualcuno di noi si alza
e lo blocca. Con una mano io
afferro un gancio, e mi ci aggrappo.
E' importante che non si aprano altre falle.


- Che dici? che fai? come stai? - mi dice lui, e io guardo e non guardo, che lui è così bello, lontano e sicuro di sè, il petto generoso, i fianchi stretti, il sorriso aperto, le mani bianche e si sa, io adoro le mani bianche.


La tempesta continua
e i visi sono tesi,
ma la chiglia della nave è intatta,
non abbiamo urtato nessuno scoglio,
"sostienimi che altrimenti qui cade"
e seguiamo il moto ondoso del mare
che opporre resistenza sarebbe vano:
il guado va attraversato.


- Bene, tutto bene, grazie- e lui sa che non è vero ma non sa come dirmelo. Siamo in mezzo alla strada, la gente annusa la primavera e nessuno ci guarda, ma sento gli occhi di lui che sorride e alzo lo sguardo e lo vedo: quel sorriso maschio divertito e complice.


Ho le mani e il volto bagnato di salsedine,
sono stanca ma non cedo,
ed è tutto un sorreggersi,
e nessuno si ferma
a guardare l'orrore del mare nero
che chi lo fa è perduto,
i marinai lo sanno.


La Mappa delle Stelle si avvicina, non sorride più e pacato mi dice "ho il cuore che cede". Poi uno sguardo fugace a me, e io vedo che è possibile, ce la possiamo fare a baciarci qui, in mezzo alla strada, davanti al mondo un bacio assoluto, io e La Mappa delle Stelle.


Nel mare procelloso io vago
e mi si scora il cuore a tratti,
che tutto è buio intorno
e la paura fa male,
anche quella degli altri.


Gli sorrido e vedo nei suoi occhi dentro di me, così chiaro ora, e limpido che sono convinta che anche lui abbia visto me, e sorrido, e guardo e godo della luce del pomeriggio e so che lui vorrebbe baciarmi. Per questo avvicino le mani al suo collo, lo attraggo leggermente a me menter lui docile si lascia prendere, poi giro il suo viso e lo bacio sulle guance, due baci, che uno non si fa, ma due sì.  Lui si lascia baciare colto alla sprovvista ma io no, ho il cuore pulito io, se mi vuoi vieni a prendermi davvero, con la potenza della tua Mappa e dei tuoi destrieri, vieni e demolisci il castello che ho eretto, se mi vuoi mi prendi, e non avrai paura di fare dei danni o di sporcare il terreno, ma sarai tu a venire a prendere me, non io te.
Non ho altra certezza che questa.


Ma quando la ragione si ferma
allora il cuore è saldo,
certo di essere sul luogo giusto,
con le persone giuste,
giusto per me, e il mare par meno violento,
e la tempesta affrontabile
e la paura va domata,
che è arma alleata ormai,
e la vita è salva.


Poi mi allontano, sorrido e vado, e proprio quando lui pensa che io sia lontana mi volto e lui si volta, - se hai bisogno, fammi uno squillo!- gli urlo divertita, e lui divertito ride, il cuore gli batte ancora, mentre a me non più. 

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