Io e il Gigante

Non parlo, non scrivo, non racconto, non dico. Non mene voglia signora mia.

Vivo le cose da sola con una leggera incoscienza, comprese le sconfitte, la crisi, i soldi, gli affetti.

Incontro oggi un Gigante in modi inusuali, uscendo allo scoperto così come sono, né forte nè debole, senza arte nè parte, mi affido alla corrente di cose che non sono mie (non è più mio lo scrivere, non verificare l'aggressività, non espormi nelle cose deboli che però so difendere, aspettare aspettare aspettare, rotolare e restare ferma, lasciare che il desiderio si impossessi di me e mi tagliuzzi in sottili strisce, soddisfare il desiderio creando acute punte che si sollevano fino al petto, non avere piani di fuga, non gestire alternative con cui salvarmi, non avere alcuna chance di programmare il futuro, mettere molte cose tutte insieme, sapere di poter gestire un uomo aggirandolo e mettendomi al suo fianco con il suo scudo ma a fianco e quindi non protetta).


Non ho ansia ma paura, pulita, netta, definita nei contorni che sono quelli che riguardano l'accettazione, l'essere adeguati alle aspettative, collimare con il desiderio di altri ovvero del Gigante.

Vado e vivo, e provo a sentire cosa sento, non cosa voglio, non cosa vuole il Gigante, ma cosa sento, in quella sfera dentro di me che riluce rotonda e altro non fa se non rotolare creando spazio, una emozione, la chiamano, una emozione che vivere fa paura perché rischi di morire.

Vado a tuffarmi nelle braccia di un Gigante senza dire niente a nessuno ma piena di aspettative, con poche pretese (come ebbi a dirgli) ma molte aspettative, perché sono queste quelle che fanno vivere l'anima, la fanno volare leggera, fanno salire le lacrime agli occhi senza farle scendere, e fanno sorridere, le aspettative alte sono la vera spinta verso il futuro. Vado.

Felice e piena di paura.



Commenti

Post più popolari