Tutto tace (ma io ho necessità di vivere)





vabene vabene, ho cominciato diverse chiacchiere e non ne ho portata a termine nessuna, che a volte mi dico che sono stanca, in realtà è che sono dispersiva, superficiale e fancazzista, e scrivere invece richiede dedizione e cura, che la stesura di un post di media grandezza mi richiede almeno un paio di ore, tra il buttarlo lì e poi il rivederlo, senza contare che poi ci metto le foto, auff, guardi, invece mi sono concentrata su cose diverse in questo mese di gennaio che pare non finisca più, siamo ancora solo al 24, mi pare di non fare niente di importante eppure ho le giornate che non si contano tante sono, ma che succede al tempo?

 ogni settimana ne succede una, e più cose avvengono meno me ne occupo, e passo un po' di serate a cucinare, o a leggere, o a guardare la tv, o vado al cinema o mi ficco in vasca, o metto ordine in una casa che non è mai in ordine semplicemente perché ha le basi inguaiate. Per questo sono dovuta partire dalla soffitta, e poi ho messo le mani nello sgabuzzino, e poi nella camera di Emma, e poi nei gioielli, e poi nel cassettone e poi nella libreria...

Avrei materiale per almeno 20 diversi racconti, se solo avessi il tempo di spiegarle per bene, o lei avesse il tempo di ascoltarmi, ma poi si è messo di mezzo anche il Talebano, come un tir di traverso in piena corsia, con la testa da una parte e il corpo senza controllo dall'altra, e non sbatterci contro ha richiesto molte energie, molte di più di quelle che avrei io, che vorrei proseguire bellamente per la mia strada, mentre invece no, signora mia, che vorticando con le ruote che sfregolavano sull'asfalto, ho abbassato la testa e sono passata sotto il tir e dall'altra parte ho trovato la Zarina, sempre pronta a prendere la mie parti solo dopo che mi sono schiantata a sufficienza, ma nel frattempo si era posta anche lei di traverso, e in questa strada dannatamente deserta loro erano lì, e io ho frenato, lasciando le ruote sull'asfalto, trattenendo il fiato, ho sterzato per evitare anche la Zarina e ho ripreso la carreggiata, guardando avanti, sempre avanti, anche se non mi è chiaro dove sto andando, ma certamente vado avanti.


E sebbene signora mia, non mi sia successo nulla degno di nota, di sicuro intorno a me tutto si muove, e siccome oggi è San Francesco di Sales, patrono di giornalisti, della stampa degli scrittori e degli autori. Siccome oggi io mi sento un po' scrittore, un po' giornalista, un po' autore. Siccome San Francesco di Sales è pure il patrono dei sordi e dei muti. Siccome io mi sento sorda (sorda al Talebano, sorda alla Zarina, sorda alla ragione che sa sempre cosa fare) ma muta no, mi dispiace muta no, ho deciso di riprendere in mano la faccenda e allora sono venuta qui a dirle che va tutto bene, beh un tutto bene come può andare tutto bene a me, ovvero nessuno tenta di uccidermi, la casa è salda, lo stipendio è arrivato, non ho dolori da nessuna parte, Figlio suona il pianoforte e Figlia si mette lo smalto sulle unghie, mentre le femmine Alfa si fronteggiano davanti a me nella riunione settimanale e a me sembra di essere trasparente, tanto che oggi a un tratto mi girava la testa e ho pensato oddio adesso svengo, ma sono rimasta seduta lì, ho posato i gomiti sul tavolo e ho aspettato, finché la Femmina Alfa A non si è calmata e la Femmina Alfa B l'ha aiutata a capire, e io avevo il tavolo quadrato che mi girava intorno.

Allora le dicevo, che qui va tutto bene, tutto sommato, a parte il fatto che facendo ordine nella libreria ho trovato la lettera d'amore che J mi aveva scritto e che io avevo nascosto e conservato in un posto inaccessibile all'epoca in cui qui non esisteva più la proprietà privata. E poi ho trovato un foglio del Carro, quando in un pomeriggio di sole invernale aveva desiderato aiutarmi, prendendosi a cuore le mie idee, le mie amicizie e una parte del mio futuro.  La lettera di J iniziava con "Amore mio, io " ed era scritta con la sua bella calligrafia leggermente inclinata a destra. Più oltre non sono riuscita a leggere, ma mi ha confortato sapere che non mi ero inventata tutto, come mi era stato detto più volte da altri, e l'incipit di quella lettera mi si è posato lieve nel luogo pulito dove un giorno c'era il cuore. 
Con molta cura ho richiuso la lettera e l'ho riposta nella mia scatola dove tengo  le letterine per Babbo Natale dei bambini, i disegni più belli di Figlia, qualche lettera e qualche cartolina di cui voglio avere ricordo. Il foglio del Carro invece l'ho preso e l'ho guardato, dalle due parti, non mi ricordavo di averlo messo via, e ho pensato che non meritavo il silenzio che mi è stato riservato e per questo motivo, per spregio, l'ho buttato via, ma buttato via insieme alle bucce di banana, agli avanzi di cibo, ai fazzolettini da naso sporchi.

Nel frattempo Goemon ha sguainato la katana e con un'energia che teneva nascosta si è mossa e ha pianificato cose, svegliandomi dal mio torpore pigro, che avevo cominciato ad abituarmi a una vita piatta, in cui non succede mai veramente niente, se non che ti alzi, fai alzare i ragazzi, vai al Lavoro Benedetto, sbrighi le faccende che vanno sbrigate, torni a casa, leggi e vai a letto.

ed è così che, e mi scusi la premessa assolutamente inutile e sconclusionata, ma è così che ho fatto due cose, che volevo tenerle nascoste e che invece ho deciso adesso di condividere con lei, perché ho bisogno anche dei suoi buoni pensieri e del suo desiderio di vedermi felice.

La prima cosa da raccontare e che volevo tenere per me è che:

- In chat con D'artagnan mi lamento del fatto che la mia macchina fotografica è finita sequestrata da Figlia dopo che Figlio l'aveva usata in gita e l'aveva fatta cadere a terra, rovinando leggermente l'obiettivo, che a volte si apre e a volte no. D'artagnan, a sua volta in chat con un amico mi dice di attendere un secondo e subito dopo, credo principalmente con l'idea di distrarmi esattamente come farebbe con Agata, mi propone un link dove io vado immediatamente e resto inchiodata lì, affascinata dalle foto e impensierita dal prezzo.

Il giorno dopo al Lavoro Benedetto il Maschio Alfa mi fa pressing per avere le cose per il giorno precedente, SUperman mi fa arrabbiare, la Femmina Alfa B non si fa vedere ma mi chiama al telefono,  il Talebano mi telefona e si lamenta perché Figlio va in gita scolastica a Parigi senza il suo permesso, fuori fa un freddo dannato e fa freddo da giorni e io andando in bicicletta mi sa che lo accumulo il freddo, arrivo sotto casa ed entro nel negozio, sicura che non avranno la macchina. 

Domando sfacciata:
- avete la Fuji x 10?
- certo: una, eccola qua.
Io la prendo tra le mie mani e me la rigiro. Sento che palpita.
- mmm, ma quanto costa?
- 520.
- mmm- dico io.
e penso che in internet ne ho vista una a 525. Luca prende la macchina dalla custodia e me la da.
- devi chiedere al capo.
e mi fa un cenno con la testa alla sua destra, dove, dietro una inesistente porta c'è l'ufficio del capo, una scrivania stretta con un computer per fatture, un mouse, una stampante, una lampadina gialla.
- Chi è?
Grida lui da dietro il muro.
- Sono io!
Grido io da questa parte del muro, mentre mi guardo bene bene la macchina che è di una bellezza, leggera, con quell'aria un po' retrò...
- ah, il mio amore! Che vuoi?
- Quanto mi fai di questa Fuji x10 ?
- Quanto costa?
continua lui a gridare.
- 520!
dice Luca.
- allora ti faccio 490!
Luca ridacchia godendosi a scena, dentro di me le mani cominciano a riscaldarsi, il freddo è rimasto fuori. Virginia abbassa lo sguardo e borbotta - la volevo io...- mentre continua ad elaborare fotografie con Photoshop.
Mi do un tono, che non so davvero cosa fare. Dovrei tacere. Invece a gran voce domando:
- Posso pagarla a rate?
So che mi dirà di no, mi aspetto che lui si metta ridere e se ne esca dall'ufficio con quell'aria scanzonata, venga verso di me a prendersi un bacio e mi dica, - ma che scherzi?. Mi risponde lui:
- quante rate?
Io penso tra me e me: due.
E dico:
- TRE! Oggi un po', un po' a febbraio e i primi di marzo il saldo, con lo stipendio.
- Ok. fatta.
Così, capisce? Così. Senza pensarci troppo, senza dubitare, mi ha detto di sì, sono uscita di casa la mattina rabbuiata e me ne ritorno a casa con una macchina fotografica bellissima, un sogno teconologico. Ho sentito la felicità che scendeva lenta dentro le mie viscere, scorreva verso i piedi, ho respirato a fondo, è mia, me la sono comprata da sola, è mia è mia, posso fare tutte le foto che voglio, è mia, sono felice, sono felice, sono felice.


e questa invece è la seconda cosa da raccontare:

- Sono al Lavoro Benedetto. Sono stanca. E' venerdì mattina. Giro nella rete, un po' su Facebook, un po' su Twitter un po' su Tumblr. Leggo, mi informo, cerco materiale. Poi incappo in un annuncio, fatto da una postazione prestigiosa. Leggo che offrono uno stage per 15 giorni. Non fanno distinzioni di età, di titoli di studio, niente. Viene solo chìesto di scrivere un breve profilo, senza dati sensibili, solo con una e-mail. Io vedo la corrente elettrica che passa tra i miei polpastrelli e la tastiera. Il Maschio Alfa è nell'ufficio vicino. Non si fa, mi dico, non si fa. Se si fa, prima almeno si domanda. Ti immagini se vinco? Se mi chiamano? leggo velocemente qualcuno dei cv mandati on line. Tutti ragazzi giovani, che da una vita masticano moda, che studiano moda, che vestono moda. Tutti preparati. Io non sono preparata per niente. Il Maschio Alfa risponde al suo cellulare, Gambelunghe al telefono. Non resisto, e sono sorda alla ragione.

 Così scrivo:

Buon giorno direttore,
sono una donna adulta (appena compiuti vittoriosamente 46 anni), lavoro nel mondo della moda solo da due anni, mi occupo di comunicazione da 4, di figli da 17 e ho smesso di occuparmi del marito da 3.L'azienda presso cui lavoro ha tre negozi ma è anche importatore unico di un paio di marchi nuovi (4 anni, 8 collezioni + 4 capsul). Mi hanno piazzato qui per affrontare insieme una nuova stagione nel mondo della moda, dove, a detta del mio titolare, tutto è cambiato nel giro di pochi mesi, il tipo di vendita, il tipo di abiti, gli acquirenti, i fornitori. Facciamo da tramite tra le tendenze sempre un po' troppo avanti e il cliente sempre un po' troppo indietro. Mediamo tra stilisti e logistica, signore per bene e ragazzine "alla moda" , bilanci da far quadrare e investimenti per far quadrare i bilanci. Insomma, siamo una tipica azienda del nord-est. Personalmente, fuori da qui,  gestisco due miei blog personali coperti da nickname: ritengo che la comunicazione sia il più grande dono fatto all'uomo, e mi piace che sia diventata il mio pane quotidiano. Lavorare per Voi, per 15 giorni, sarebbe per me come toccare l'Empireo. 
A catena poi, lo sarebbe per le persone che lavorano nel mio ufficio. E poi per i negozi. E poi magari, per altri giovani che potrebbero venire a lavorare con noi. E poi...
Vi lascio il mio nickname, grazie della chance. Superkoars.


Poi il Maschio Alfa è entrato nel mio studio: si è affacciato alla porta per chiedermi se avevamo notizie dei campionari. Ho schiacciato Invio mentre fingevo nonchalance. Lui è rimasto piantato lì un attimo davanti alla mia scrivania. Mi seccava toccare il mouse e chiudere la pagina dove, ormai era pubblica, la mia iscrizione era visibile al mondo. Lui ha esitato un attimo, se sedersi vicino a me o andare. Ha deciso di andare. Io ho tirato un sospiro di sollievo e ho ricontrollato quello che avevo scritto. L'ho copiato e me lo sono inviato alla mia mail personale. Non c'è bisogno che lui lo sappia finché non mi chiameranno. Nel frattempo io mi sento felice anche solo all'idea.

Capisce? San Francesco di Sales, patrono di giornalisti, della stampa, degli autori e degli scrittori. L'anno del Dragone appena iniziato. Lei mi capisce, lo so.

Io, se non faccio così, muoio. 
Mi mandi tutti i suoi buoni pensieri va, che mi piacerebbe un casino vincere quello stage, andarci con la mia macchina fotografica Fuji X10, raccogliere materiale per scrivere e poi vivere, vivere, vivere.






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