Io, il Santo e la comunicazione.
Ecco mi scusi entro in fretta per salutarla e non mi siedo nemmeno, che guardi un po' lei, ho il cappottino di lana a trapezio che fa tanto fanè invece di vintage, il berrettino con la visiera che fa tanto operaio anziché pittore di Montparnasse, i guanti di pile di Figlio che mi sono molto larghi e fa tanto "ma che razza di roba ha nelle mani quella" anziché "wow, sembra quella di Flashdance". E con tutta sta roba che ho addosso fa pure caldo, che fuori ci sono 14 gradi e siamo a fine novembre, no no scusi ha ragione, siamo nemmeno a metà di novembre a dir la verità, ah come sono approssimativa, e io sto correndo da qui al nuovo blog che ormai mi sono intestardita e voglio imparare a farlo per bene ma non è per niente facile, ci lavoro parecchio e ancora non è online e a volte non so dove sbattere la testa per risolvere i problemi del linguaggio di Joomla e guardo i miei santi ma a novembre non ci sono nemmeno più i santi degli altri mesi, ma sono tutti un po' così, diciamo di seconda scelta, no no scusi, di prima linea, sa quel tipo di santi che fanno bene a certe persone e non a me, tipo san Carlo Borromeo, che gliene hanno fatte di chiese a lui, oppure santi Zaccaria ed Elisabetta, che mi domando (e non dovrei) perché non li mettono in ordine, prima lei e poi lui, che ci avrebbero fatto più bella figura visto che entrambi erano i genitori di san Giovanni Battista, lei sterile e lui no (e io c'avrei da aprire una polemica qui che è meglio che la lasciamo stare). Ripasso sempre dal Santo e lo guardo un po' così, con una certa aria di sufficienza, io in bici con il piede sinistro posato a terra, lui là in alto a immedesimarsi in quella statua piazzata là su, ferma immobile con l'aria ebete, che invece sono sicura che lui lì non aveva per niente l'aria ebete quando era vivo 800 anni fa, e certo non era uno che se ne stava fermo, ma camminava assai, e ho pensato che magari a causa del dono dell'ubiquità, lui è un po' di qua e un po' di là ma certamente non sul piazzale della chiesa dove io mi fermo. In effetti non ha senso stare lì tutto il giorno a guardare quelli ceh vanno avanti e indietro e se si fermano lo fanno solo per farsi le fotografie. Che i fedeli se camminano verso la chiesa è perché hanno il cuore gonfio di pene e il piazzale funge quindi da luogo di preparazione tra il casino della nostra vita, e il conforto che si cerca dentro la chiesa, tra i marmi scuri, le statue annerite, la pietra consunta e i silenzi soffocati dei pellegrini in preghiera: quindi non ha senso stare lì a prendersi cura di coloro che stanno per entrare. Se invece le persone camminano verso fuori è perché hanno già sciolto le pene, il cuore è leggero o per lo meno fiducioso, magari gli è pure venuta fame e vanno veloci verso casa: quindi, una volta che ci hai la statua bella alta proprio sopra il portone della chiesa, che altro serve, che tanto il Santo o è fuori o è dentro? Ma lo sa che ho dato un'occhiata al librone e sa cosa ho visto? Come quale... il librone... ah, allora le spiego, dentro la chiesa, proprio all'inizio della navata centrale ci sono due libroni dove chiunque vuole scrivere una preghiera lo può fare. Veramente ci sono diverse opzioni, perché il Santo ha evidentemente diversi canali di comunicazione aperti con i suoi fedeli, che pare una broadcasting company niente male. Infatti si può scrivere nel librone grande con la penna fornita lì, roba che uno ci scrive parecchie cose e una che avevo letto io ci aveva scritto: -ti prego Sant'Antonio, fammi andare bene l'affare il mese prossimo che voglio chiudere il contratto per bene come il mese passato, Giovanna- ecco cose così insomma, oppure scrivere in fioglietti sciolti forniti dalla chiesa che si ficcano lì in urne trasparenti, oppure si può andare a comprare un cero di diverse misure, penso a seconda della grazia da chiedere (ma esistono grazie grnadi e grazie piccole? o non sono tutte indistintamente uguali?), e lo si posa vicino alla tomba, oppure si prega davanti alla tomba, inginocchiati proprio davanti, e se non si riesce proprio a dire la preghiera come si vuole si può sempre leggere (sottovoce) la preghiera che i frati hanno scritto lì per tutti. Oppure si può portare un ex-voto, che ne so, magari una foto con un terribile incidente d'auto, o un cuoricino con la foto di un neonato, così bruttino poveretto ma talmente neonato che sembra perfino carino, o un paio di scarpette, o un pezzo di un vestito da sposa, insomma qualunque cosa che parli della propria pena. Oppure ancora si può andare nella cappella dell'ascolto, dove se vuoi trovi proprio qualcuno che ti ascolta e fa da tramite verso il Santo, credo sia un segretario particolare, perché quando ci sono andata io non c'era mai, e una volta invece sono passata e c'era uno con una faccia così triste che ho pensato che magari mi toccava a me consolare lui e così ho tirato dritto. E poi ci sono i confessionali, che lì poi vai diretto diretto verso Dio, che adesso poi li hanno fatti tecnologici, tutta una cosa nel cortile vecchio con una camera piena di confessionali elettronici, lucette che si accendono e si spengono, cuscini, vetri fumè, comodità, che in effetti se sei seduto comodo fai anche meno fatica a parlare e magari ti penti meglio. E poi certo, c'è la tomba, che quella non si tocca, no scusi, anzi si tocca eccome, che passi la mano sulla pietra scura, addirittura due mani se proprio sei nei guai. Se invece stai veramente male ci puoi anche appoggiare la fronte, che il Santo lì ti ascolta anche se non dici niente e ti sembra che non dica niente e invece ti parla.
Insomma, signora mia, è tutto un gran parlare in quella chiesa e perciò è ovvio che non mi dia retta il Santo quando io passo sul piazzale, che penso sempre che prima o poi mi daranno la multa, ma tanto l'Eletta mi ha detto che se mi danno la multa la paga lei, e allora io ci passo ogni volta, mi fermo, poso il piede sinistro, e poi riparto borbottando.
Non oggi però. Nemmeno ieri per la verità. In questi giorni passo, mi fermo e non dico più nulla, non chiedo nemmeno più la spintarella per nessuno, diciamo che mi sono quasi offesa, o meglio mi sono stancata, o meglio ancora non ho più parole, che tanto il selciato è deserto, devo ancora pagare il condominio, il contratto non c'è, devo preparare un preventivo di un lavoro grosso e sono titubante nel fare il prezzo, la mattina fa freddo, il pomeriggio fa caldo, la notte piove, il governo un colpo cade e uno no, lo spread, il BTP, i saldi, il web, il giaccone piccolo di Figlia, Il FantasticoMondoDisney che va in palestra 4 volte la settimana, la dieta, le unghie laccate, la Padova Bene, sorridi, consiglia, consola, leggi le carte, la spesa, Skype.
E porcaputtana, io ci passo lo stesso davanti al Santo, e mi fermo, e onoro la promessa, che io la parola data la mantengo, e poi magari da domani ricomincio a chiedere: saranno un po' fatti suoi se non mi da retta, avrà pure lui uno a cui deve rispondere delle grazie non concesse, delle dimenticanze in mezzo a tanto daffare, di quella puntina di procrastinazione che tanti danni procura all'umana società. Gli riempirò il selciato del mio piede sinistro, della mia aria disincantata, del mio menefreghismo per i guai che mi circondano. Tanto, alle gente che non risponde agli appelli, ci abbiamo fatto il callo. Quantomeno questo qui è un Santo, e lui se lo può permettere.
Chiedere senza ricevere è la definizione di "frustrazione". Perché chiedere è fastidioso, ci fa pensare che non possiamo fare niente da soli e che tutto dipende da qualcosa su cui non abbiamo controllo.
RispondiEliminaSe invece chiedere fosse piacevole, anziché fastidioso, allora non ci sentiremmo tristi, anche quando non riceviamo.
Se chiedere volesse dire "sono fortunato ad avere una speranza", allora si potrebbe pensare al piede sul selciato come allo sfiorare la buona fortuna.